di Giuliano Luongo Mentre gran parte dell’attenzione dei mass-media è focalizzata sulle “velleità iraniane” della Casa Bianca, non bisogna dimenticare che le forze statunitensi sono, ormai già da un paio di settimane, coinvolte direttamente in un nuovo scenario della “guerra al terrorismo”: l’Uganda. Il Presidente Obama ha deciso di inviare 100 militari nello stato africano per supportare le forze armate ugandesi nella lotta all’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army – Lra): riguardo ai fini, non sono stati evocati solo i “consueti” motivi umanitari, ma anche quello dell’autodifesa, in quanto Washington vede il Lra come una “minaccia” per il proprio territorio. L’aiuto militare all’Uganda non è cosa nuova: dal 2008 Washington sta elargendo al suo partner africano fondi da investire in programmi di intelligence e di difesa per neutralizzare l’azione…
Terapia collettiva in una Istanbul frammentata e polarizzata, la serie Ethos (Netflix) ha tenuto incollati allo schermo milioni di spettatori turchi. Cosa ci racconta della Turchia contemporanea? Articolo di Luca La Gamma e Joshua Evangelista con contributi di Valeria Ferraro e Emre Özet Chi ci segue lo sa: qui a Frontiere abbiamo un debole per le vicende turche, da sempre. Per questo non potevamo non interessarci alla serie Ethos (il titolo originale in turco è Bir Başkadır), disponibile su Netflix da novembre 2020. Scritta e diretta da Berkun Oya, Ethos è un dramma collettivo diviso in otto capitoli, della durata di poco meno di un’ora ciascuno. Non è la prima opera di finzione turca che parla di religione, scontro di classe e pregiudizi. Sono temi ampiamente affrontati da Pamuk, Shafak e…
Che fine ha fatto Mustafa, il papà di Omar? È stato rapito dagli israeliani? È vittima delle lotte intestine tra gruppi palestinesi rivali? Oppure è partito improvvisamente per motivi a Omar sconosciuti? “Scomparso” (Lebeg, 2019) di Ahmed Masoud è un romanzo di perdite e tradimenti, a cavallo di quasi trent’anni di storia palestinese, tra la prima e la seconda Intifada e gli accordi di pace di Oslo. Il protagonista è Omar, bambino informatore, abusato e infine combattente. Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un estratto del libro, tradotto in italiano da Pina Piccolo, che l’autore ha presentato in diverse città d’Italia. Mio padre non c’era più. Ero troppo piccolo per capire il perché, e nessuno era in grado di spiegarmelo, nemmeno mia madre. Quando glielo chiedevo, mi rivolgeva un sorriso triste,…
di Joshua Evangelista Ha suonato nei migliori club di Est Europa e Russia; è stato una delle anime del festival elettronico organizzato a Leopoli per Euro 2012. Ora fa il cecchino a Donetsk per conto del Pravyy Sektor, l'organizzazione paramilitare nazionalista nata dopo Euromaidan. Dj Garry Shum Off è in congedo per qualche giorno prima di tornare al fronte. Lo incontro a casa di una delle leader dell'Oun, l'organizzazione dei nazionalisti ucraini. Il parquet del pavimento è pieno di divise, giubbotti militari. Lui le prova, non ne è convinto, chiede una taglia più piccola. Vicino a lui la figlia di sette anni disegna un cielo blu su un foglio a4. Ad un certo punto la bimba si stanca e inizia a lamentarsi, quindi lui infila giubbotti e pantaloni mimetici in…
Joshua Evangelista per Lookout di gennaio-febbraio 2015 La piazza intorno a Sant’Andrea è gremita di anziane, bambini e giovani coppiette. Nonostante sia impossibile trovare posto nell’ampia cattedrale rinascimentale, nessuno vuole perdersi il sermone del sabato e pregare (o piangere) per mariti, fratelli, fidanzati e padri arruolatisi volontariamente per combattere nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Dopo l’omelia, il prete invita i fedeli a lasciare beni e soldi destinati a comprare elmetti, giubbotti antiproiettili, ginocchiere, divise e tutto ciò che può servire ai combattenti che vanno incontro al freddo inverno ucraino. Nella cattolicissima Leopoli il clero e le associazioni di credenti sono punti di raccordo fondamentali per le famiglie e per chi ha deciso di difendere i confini orientali del Paese. Amici dai tempi dei boyscout, ora molti giovani della città dedicano il loro tempo libero per la causa “patriottica”, come definiscono il loro attivismo. “Ma non chiamateci nazisti,…