Non esiste nessuna “emergenza nomadi”. Gli sgomberi forzati dei campi rom devono essere immediatamente bloccati in tutta Italia. Il “Piano Nomadi” della giunta Alemanno, predisposto dal Prefetto Giuseppe Pecoraro per la città di Roma e responsabile, fra l’altro, dell’abbattimento del campo di Tor De’ Cenci, è da cancellare. Le persone di etnia rom e sinti hanno diritto ad accedere alle case popolari.
Lo afferma la Corte di cassazione, con la sentenza in cui dichiara definitivamente illegittima “l’emergenza nomadi” proclamata dal governo Berlusconi il 21 maggio del 2008. La Corte Suprema di Cassazione ha rigettato il ricorso del governo italiano, richiesto dall’allora premier Mario Monti il 15 febbraio 2012, alla sentenza del Consiglio di Stato. Nel novembre 2011, infatti, il Consiglio di Stato aveva già espresso, con la sentenza n. 6050, l’imperativo di porre fine alla cosiddetta emergenza, in seguito al primo pronunciamento del Tar del Lazio sul ricorso dello European Roma Rights Center e di una famiglia rom. Anche in quel caso, si affermava “l’illegittimità del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008”.
La sentenza è una svolta epocale per tutti movimenti, politici e non, che si battono in difesa dei diritti di rom e sinti. Una grande vittoria per Amnesty International, che da 5 anni si oppone alle massicce violazioni dei diritti umani conseguenti al provvedimento del governo nei confronti delle comunità rom. Jezerca Tigani, vicedirettrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. ha subito rilasciato una dichiarazione: “La cosiddetta ’emergenza nomadi’ ha condotto a un livello senza precedenti di discriminazione nei confronti dei rom. Siamo felici che la Corte di cassazione abbia finalmente protetto i loro diritti”. Forte plauso anche da parte dell’Associazione 21 Luglio, onlus apartitica presente negli insediamenti informali dei rom e impegnata nella lotta alla discriminazione, che ricorda le terribili criticità registratesi durante l’emergenza: “la chiusura della stagione emergenziale, sancita definitivamente dalla Corte di Cassazione, chiude una delle pagine più buie dei diritti umani delle comunità rom e sinti in Italia. Il periodo dell’emergenza aveva scandito la nascita di diversi Piani Nomadi, attraverso i quali, in alcune città italiane, politiche discriminatorie e segregative avevano causato sistematiche violazione dei diritti delle comunità rom e sinte. Dietro la giustificazione di un presunto “stato di emergenza”, le autorità delle città interessate, in deroga alle normative vigenti, hanno promosso politiche segnate da schedature etniche, costruzione di mega campi mono-etnici e azioni di sgombero forzato”. Festeggiano anche SEL e Rifondazione Comunista.
L’ “emergenza nomadi” del 2008, adesso dichiarata illegittima e inesistente senza possibilità di ricorso, venne proclamata il 21 maggio, quando l’allora presidente Berlusconi dichiarò, con decreto, lo “stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”, nominando commissari delegati i prefetti di Roma, Napoli, Milano al fine di realizzare “tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza” in Lazio, Campania, e Lombardia. Lo stato di emergenza, di durata annuale, avrebbe dovuto terminare a maggio del 2009, ma venne prorogato al 31 dicembre del 2010 ed esteso alle regioni del Veneto e del Piemonte. Nelle cinque regioni interessate, il decreto venne ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2011, quando subì la prima battuta d’arresto da parte della sentenza del Consiglio di Stato.
Rossella De Falco
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