Il massacro di Hama nel 1982, le sue decine di migliaia di morti, nel più grande silenzio da parte dell’Occidente, è stato l’oggetto degli interrogativi che mi hanno tormentato: a che titolo e in vista di quale missione avevo chiesto un permesso di residenza in Siria a quello stesso regime che esercitava sul suo popolo una dittatura feroce? E perché aveva accettato la mia richiesta, di un missionario di un Paese occidentale, anche questa un’onta?
Il non-detto non mancava di certo, in questo affare. Da parte della Siria, la manovra era evidente: tentare di captare una qualche approvazione dell’Occidente, mediante l’amicizia con i cristiani proprio nel momento in cui il ruolo siriano in Libano era equivoco. Il regime siriano non voleva neppure restare completamente sottomesso alla logica sovietica. Accordare un permesso di residenza ad alcuni missionari è, dal punto di vista della propaganda, il modo migliore di diffondere il messaggio di una Siria plurale, rispettosa della libertà religiosa e laica.
Da parte mia, volevo quel permesso per partecipare al bene del Paese ed essere al servizio della sua evoluzione. Desideravo agevolarne il progresso verso una forma di Stato che potesse, anche riconoscendo l’importanza dei soggetti politici musulmani e islamisti, giungere a rispettare i diritti umani. La Siria rappresentava ai miei occhi il punto di incrocio di tutte le poste in gioco.
(…) Quanto a me, davo priorità a un progetto che andava al di là della contingenza storica e locale: l’idea della comunità monastica di Deir Mar Musa non era destinata a una sola generazione. Pensavo sinceramente che la situazione siriana offrisse un’occasione – che forse non si sarebbe ripresentata in seguito – per costituire una comunità dedicata all’armonia islamo-cristiana. Oggi, sono afflitto da un sentimento di sconfitta.Paolo Dall’Oglio, da “Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana” (Emi 2013)
Nell’approssimarsi del secondo anniversario del sequestro di Padre Paolo Dall’Oglio e davanti all’aggravarsi del disastroso conflitto siriano, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Articolo21 promuovono per il 26 maggio pv. alle ore 16.30, presso la sede della FNSI in corso Vittorio Emanuele 349, un incontro sul tema “La Siria di padre Paolo…e oltre”, nella certezza che il suo contributo spirituale e culturale alla comprensione di quel conflitto, delle sue cause e del vivere insieme come bussola per uscirne sia ancora oggi di grandissima attualità.
Intervengono
Dott. Nader Akkad, delegato nazionale del dipartimento per il dialogo inter religioso dell’UCOII
Prof. Antoine Courban, docente della Saint Joseph University di Beirut
Prof. Marco Impagliazzo, presidente Comunità di Sant’Egidio
P. Luciano Larivera, sj, scrittore de “La Civiltà Cattolica”
P. Giovanni La Manna, sj, rettore dell’Istituto “Massimo”
Aprono i lavori
Santo Della Volpe, presidente FNSI
Giuseppe Giulietti, portavoce Articolo21
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