La guerra contro gli indigeni nelle Filippine

Nel sud del Paese asiatico sono state documentate deportazioni, scarichi abusivi di rifiuti chimici ed espropri di risorse. Eppure, nonostante il clima di omertà, alcune suore hanno deciso di sfidare il dominio incontrastato delle multinazionali per restaurare l’ancestrale simbiosi tra uomo e natura

A Roma è iniziata domenica 22 novembre la Global Week of Action per i diritti dei Lumad di Mindanao, con gli interventi della Dott.sa Angie Gonzales della ICHRP – International Coalition for Human Rights in the Philippines, e Suor Stella Matutina, Presidente dell’Associazione di Suore di Minadano SAMIN (Sisters’ Association of Mindanao), e Segretario Generale del gruppo di difesa per l’ambiente Panalipdan! Mindanao, e con la cooperazione e supporto di Umangat-Migrante che ha organizzato a Roma gli appuntamenti.

IMG_6309Proprio nella loro sede di Via Giolitti, vicino la Stazione Termini, la suora benedettina, premiata il 10 dicembre di questo anno a Weimer (Germania) con l’Award for Human Rights, ha raccontato cosa sta accadendo alla popolazione indigena nel sud delle Filippine.

In tutte le Filippine esistono circa diciotto gruppi indigeni, chiamati Lumad, ma la persecuzione in atto è ai danni dei Lumad delle Filippine meridionali. Per questo ICHRP e Umangat-Migrante hanno organizzato questa serie di appuntamenti a cui seguiranno delle date anche a Londra, Bruxelles, Australia e Stati Uniti. Quella che delinea la responsabile dell’ICHRP è una situazione drammatica, con oltre quarantamila Lumad allontanati dalla proprie terre di origine da una forte militarizzazione di quelle zone; si contano più di venti gruppi paramilitari in azione: gli Alamara, i Magahat, i Tribal Warriors, i Bagani Force, i BULIF e molti altri, incaricati di distruggere scuole, fattorie, cliniche, al fine di allontanare le comunità indigene che non si piegano alla volontà delle multinazionali.

Soprattutto nei confronti delle scuole che l’attacco è maggiormente concentrato; solo nel sud quasi centotrentasei scuole sono state distrutte, e – ricorda sempre la Dott.sa Gonzales – queste scuole non sono governative ma provengono dall’aiuto delle varie ONG che hanno a cuore le sorti dei Lumad, soprattutto belghe e francesi. In questo ultimo mese tre scuole sono state chiuse con la scusa che all’interno vi si formassero dei ribelli. Il 1 settembre è stato ucciso il direttore di una di queste scuole, insieme ad altri due leader della comunità. Proprio alla memoria di Dionel “Onel” Campus, Emerito “Emok” Samarca e Datu Bello Sinzo che è nata l’esigenza di questa Global Week of Action, affinché la stampa e la comunità internazionale vengano a conoscenza di quello che sta accadendo a Mindanao.

Ed è dalla bellezza delle terre di Mindanao (“La Terra del Lago”, Min – Terra – Danao – Lago, o anche la “Terra delle Promesse”) che Suor Stella Matutina inizia il suo discorso, raccontando del suo impegno come presidente di SAMIN, le suore di Mindanao, arrivata a Roma per la seconda volta dopo l’anno scorso, per affrontare, purtroppo, sempre lo stesso tema. Inizia proprio mostrando i video della sua terra ferita dagli anni di continui disboscamenti che causano i disastri naturali, come quelli provocati dal tifone Pabloo. Ricorda come dei trenta milioni di ettari di terra, otto milioni siano stati dati in concessione dal governo alla produzione di olio di palma. Di come Mindanao sia ormai in mano alle multinazionali estere, e di come il riso che vi si produce sia per le esportazioni e non per nutrire la popolazione filippina. Si infervora parlando dei tre problemi che affliggono Mindanao: il disboscamento, la coltivazione per l’esportazione estera e le miniere. Per questo nelle sue terre si muore.

E le monta sempre più la rabbia raccontando di come in quaranta anni le montagne delle miniere, a forza di scavare, siano diventate pianure. Soprattutto nella sua ragione, a Caraga, tra le provincie più ricche di minerali e dove ci sono le principali miniere di ferro che rendono le sue terre rosse, è in atto una massiccia distruzione sistematica della terra, al punto da ricordarle l’Inferno, con i suoi continui fumi rossi, che lei chiama “underground cemetery”: una vera e propria ferita rosso sanguinante della Madre Terra, che lo stesso Papa Francesco aveva denunciato nella sua Enciclica “Laudato si”.

È il governo che ha venduto queste terre alla compagnie estere, per farci piantagioni da esportazione o campi da golf, con la le legge del 1995, la “Mining Act”, grazie alla quale le compagnie estere possono cacciare le popolazioni che vi risiedono da sempre. Questo è il motivo che spinge i Lumad a lottare: “Loro sono poveri,” dice Suor Stella, “non hanno dottori, scuole, strade, hanno solo la loro terra con cui vivono in perfetta ed ancestrale simbiosi, ma sono stati abbandonati dal governo, anzi sono stato venduti.”

“IL GOVERNO HA VENDUTO QUESTE TERRE A COMPAGNIE ESTERE PER FARCI CAMPI DA GOLF. ECCO PERCHÉ I LUMAD HANNO SCELTO DI LOTTARE”.

Perché le loro terre sono molto ricche, e gli interessi non guardano in faccia a nessuno. E la suora filippina trema di rabbia quando racconta di come una delle più grandi compagnie canadesi si sia appropriata di quasi tutti i materiali da portare in patria per poi scaricare, nel 2013, nelle Filippine un container pieno di tonnellate di rifiuti chimici, come se le Filippine fossero la pattumiera delle multinazionali. Infatti, in molti dei fiumi di Caraga non si può più pescare proprio perché avvelenati dai rifiuti chimici: “Sentiamo il grido della Terra Madre”, dice Suor Stella.

A tutto questo si aggiunge la terribile esecuzione avvenuta questo 1 settembre del direttore della scuola, e dei due leader del movimento dei Lumad, con la gola tagliata per il direttore, e con la fucilazione pubblica davanti tutta la comunità – compresi donne e bambini – per gli altri due leader, affinché si comprendesse bene il destino di chi avesse continuato ad opporsi alle compagnie minerarie. Ciò ha causato il grande esodo di circa tremila Lumad dalle loro terre, per essere ospitati in un grande centro di accoglienza allestito in una chiesa. Ma quando una delegazione delle Nazioni Unite è venuta per verificare se vi fossero delle violazioni dei diritti umani, sono stati mandati cinquecento poliziotti per evacuare con la forza gli indigeni affinché tutto rimanesse nascosto ( più o meno come è stato fatto in occasione della visita del Papa a Manila, quando sono stati fatti sparire magicamente i bambini che vivono nelle strade e i mendicanti). E suor Stella mostra un video di questa azione coercitiva, dato che lei era tra i pochi religiosi che cercavano di mediare ed evitare che si arrivasse alla violenza, poiché tra i Lumad c’erano anche molti bambini e donne incinta, e null’altro avevano che lance e frecce. A dimostrazione di come il governo provi comunque vergogna delle loro condizioni e della violazione dei loro diritti. Questa popolazione è ancora in attesa di poter tornare nelle loro case; abitazioni che nel frattempo sono state distrutte proprio per evitare questa eventualità.

Come dice Suor Stella Matutina, i Lumad sono una popolazione pacifica, non sono ribelli come continuano ad essere identificati (la stessa suora ha sul capo tre condanne: detenzione illegale, traffico di esseri umani e sequestro di bambini, nonché l’accusa di essere una ribelle), sono costretti a difendersi da uno stato che invece di mandare medicine o costruire scuole, manda soldati per eliminarli. A tutt’oggi sono cinquantotto i Lumad uccisi durante il mandato del Presidente Aquino III, senza che siano mai stati arrestati gli assassini. E molti ricorderanno anche l’uccisione di Padre Fausto Tentorio, dell’istituto pontifico PIME, assassinato a cinquantanove anni nell’ottobre del 2011 in quelle terre dopo ventidue ani al servizio della popolazione dei Lumad, grazie al quale furono costruite ventinove scuole.

Ecco l’esigenza di questa Global Week of Action for Mindanao che sta avendo luogo dal 22 novembre al 10 dicembre in varie parti del mondo, che ha il suo apice con la lunga marcia dei Lumad a piedi da Mindanao a Manila (Manilakbayan 2015), per far conoscere a tutti la loro situazione. E che ha la sua eco in altre città del mondo, come Roma, affinché l’opinione pubblica si muova e vi accenda i riflettori, anche verso una stampa locale che tace questa violazione dei diritti umani.

Non a caso, come ultimo incontro a Roma, la Dott.sa Angie Gonzales con due rappresentati di Umangat-Migrante hanno incontrato il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, per provare a lanciare una campagna a difesa di Suor Stella Matutina e dei Lumad.

Mi piace concludere con il Salmo citato da Suor Stella durante la sua presentazione, nella speranza che questa causa vada a buon fine, e che i tremila Lumad possano tornare alle loro case, che è il più grande desiderio di questa forte e tenace suora:

“Liberate il misero e il bisognoso; salvatelo dalla mano degli empi” – Salmo 82:4


Profilo dell'autore

Stefano Romano

Stefano Romano
Nato a Roma nel 1974, si è laureato nel 2001 in Psicologia ed estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma. Nel 2010 ha iniziato a fotografare le comunità migranti di Roma e dal 2013 tiene il corso di “Fotografia come mediazione culturale”. Ha insegnato fotografia alla Universiti Sains Malaysia, in Penang, nel 2018\2019.
Ha pubblicato: “Kampungku Indonesia”, “Sweet Light” (Mizan, 2010\2018), ristampato in inglese in Bangladesh (Agamee Prakshani, 2020), “Saying it from the heart #USM style” (Penerbit USM, 2019), “My Malaysian Tales” e “My Bangladesh Tales” (2020\ 21, Lulu.com). Scrive sul blog soccamacha.blogspot.com

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