di Riccardo Bottazzo
La letteratura come grimaldello per scardinare le serrature mentali che si annidano su concetti vuoti di significato come “clandestino” o “sicurezza”. La letteratura come dialogo, come incontro tra culture, come reciproco arricchimento di chi scrive e chi legge. La letteratura come mezzo per restituire alle parole quella dignità che gli viene negata da tutte le semplificazioni xenofobe che scavano dentro le nostre paure. La letteratura, infine, come bene comune.
Ed è proprio quest’ultimo il sottotitolo del 15esimo convegno sul tema “Non solo acqua, non solo aria”, intitolato a Franco Argento, che si svolgerà nel ferrarese da giovedì 14 a sabato 16 aprile. Una “tre giorni” fitta di appuntamenti dedicata, come di consueto, alla letteratura migrante. L’appuntamento è organizzato dal Cies (centro informazioni ed educazione allo sviluppo) di Ferrara, in collaborazione con altre realtà che si occupano di migranti e di diritti come Cittadini del Mondo, Quadrifoglio, PortoAmico, e gode dei patrocini istituzionali di Comune, Provincia e Regione.
Come è oramai tradizione, il primo appuntamento del festival, quello di giovedì, si svolgerà a Portomaggiore, teatro Smeraldo alle ore 9, per poi trasferirsi al centro Il Quadrifoglio, Pontelagoscuro, Ferrara. Tra le scrittrici e gli scrittori che interverranno, segnaliamo:
Melita Richter
Nata a Zagabria, Croazia. Laureata in sociologia all’Università di Zagabria, Facoltà di filosofia, master in urbanistica alla stessa Facoltà, ha collaborato a riviste specializzate e culturali in patria, in Italia e all’estero. Dal 1980 vive a Trieste dove lavora come sociologa, traduttrice, saggista, mediatrice culturale. Autrice di diverse ricerche nell’ambito della sociologia, partecipa attivamente al dibattito internazionale sulla questione balcanica, sull’integrazione europea e sulla posizione della donna nella società contemporanea.
Tahar Lamri
Tahar Lamri è uno scrittore algerino. In Libia dall’79 all’84, conclude gli studi in Legge iniziati in Algeria, con la specializzazione in Rapporti internazionali e lavora come traduttore presso il consolato di Francia a Bengasi, si sposta dunque in Francia. In Italia dal 1986, vive a Ravenna. Tra i suoi libri citiamo I sessanta nomi dell’amore.
Profilo dell'autore
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Giornalista professionista e veneziano doc. Quando non sono in giro per il mondo, mi trovate nella mia laguna a denunciare le sconsiderate politiche di “sviluppo” che la stanno trasformando in un braccio di mare aperto. Mi occupo soprattutto di battaglie per l’ambiente inteso come bene comune e di movimenti dal basso (che poi sono la stessa cosa). Ho lavorato nei Quotidiani dell’Espresso (Nuova Venezia e, in particolare, il Mattino di Padova). Ho fatto parte della redazione della rivista Carta e sono stato responsabile del supplemento Veneto del quotidiano Terra. Ho all’attivo alcuni libri come “Liberalaparola”, “Buongiorno Bosnia”, “Il porto dei destini sospesi”, “Caccia sporca”, “Il parco che verrà”. Ho anche curato e pubblicato alcuni ebook con reportage dal Brasile pre mondiale, dall’Iraq, dall’Algeria e dalla Tunisia dopo le rivoluzioni di Primavera, e dal Chiapas zapatista, dove ho accompagnato le brigate mediche e un bel po’ di carovane di Ya Basta. Ho anche pubblicato racconti e reportage in vari libri curati da altri come, ricordo solo, gli annuari della Fondazione Pace di Venezia, il Mio Mare e Ripartire di FrontiereNews.
Sono direttore di EcoMagazine, sito che si occupa di conflitti ambientali, e collaboro con Melting Pot, FrontiereNews, Global Project, Today, Desinformemonos, Young, Q Code Mag, il Manifesto e lo Straniero. Non riesco a stare fermo e ho sempre in progetto lunghi viaggi. Ho partecipato al Silk Road Race da Milano a Dushanbe, scrivendo reportage lungo la Via della seta e raccogliendo racconti e fotografia in un volume.
Non ho dimenticato la formazione scientifica che ho alle spalle e, quando ho tempo, vado a caccia di supposti fantasmi, case infestate o altri "mysteri" assieme agli amici del Cicap, con il quale collaboro per siti e riviste.
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