Gulag, crisi alimentare e vino francese: quel che sappiamo della Corea del Nord

di Mirko Orlandi

Quello della Corea del Nord è uno dei regimi più longevi ancora in piena attività. La famiglia Kim governa incontrastata il paese dal 1948. Dopo 63 anni di regime, nella Repubblica Democratica Popolare di Corea (nome più ironico non potrebbe esserci) vengono violati i più elementari diritti umani e le foto satellitari diffuse da Amnesty International sui campi di concentramento accrescono il mistero legato ad una terra di cui sappiamo ben poco.

Le indiscrezioni sulla presenza nel Paese di questi campi erano di vecchia data, ma ora il Ministero dell’Unificazione della Corea del Sud li ha identificati attraverso immagini satellitari. Non stiamo parlando di campi di lavoro, dove i prigionieri politici vengono tenuti a lavorare, magari per tutta la vita. Ma campi di concentramento in stile lager nazista o gulag sovietici. Camp22 e Yodok sono tra i più grandi campi di concentramento della Corea del Nord. Nel primo ci sono le camere a gas, come durante la seconda guerra mondiale in Germania.

Dal Yodok arriva Kim Young Soon, una donna internata nel 1970. Nel suo campo la giornata iniziava alle 3.30 del mattino (o della notte se preferite) e terminava al calar del sole. La donna fu rinchiusa insieme all’intera famiglia, di cui non si è salvato nessuno. Ong come Amnesty International e Human Rights Watch raccolgono le testimonianze di chi è riuscito a fuggire dalla Corea del Nord e chiedono l’immediato intervento della comunità internazionale.

Della questione si occupa il Gruppo dei Sei (Usa, Cina, Giappone, Russia e le due coree). Tuttavia nel 2009 il tavolo di discussione ha subito una battuta d’arresto. Nel 2003 questo Gruppo era stato costituito con l’obiettivo di concordare aiuti economici alla Corea del Nord in cambio dello smantellamento nucleare e del rispetto dei diritti umani. Ma il governo di Pyongyang ha intascato gli aiuti economici senza rispettare alcun accordo preso. Nel 2009 la Corea del Nord ha interrotto le trattative e ha iniziato a svolgere test atomici che hanno messo in allerta il governo di Seoul. Nel 2010 una nave corvetta sudcoreana è stata affondata da missili nordcoreani partiti da un sottomarino.

Ora la Corea del Nord vuole risedersi al tavolo delle trattative perché ha bisogno di nuove risorse economiche, ma la Corea del Sud ha deciso di non voler riaprire i negoziati senza garanzie precise da parte del governo di Kim Jong-il. Nel frattempo la situazione umanitaria nel paese è sempre più drammatica. La popolazione è alla fame e il regime continua a dire che va tutto bene. Una delle richieste della Corea del Sud per riaprire le trattative è l’apertura delle frontiere agli ispettori Onu, ma questo significherebbe una testimonianza diretta e inconfutabile delle disumane condizioni in cui versa la popolazione nord coreana. Una soluzione sembra lontana. La scorsa settimana il primo incontro bilaterale fra le due coree a Pechino è fallito.

Come se non bastasse, in mezzo a tutte le voci sullo stile di vita sontuoso della famiglia Kim, spuntano nuovi dati.  Secondo l’agenzia Yonhalp, nonostate la grave  crisi alimentare acuita dalla distruzione dei raccolti per le inondazioni seguite alle piogge torrenziali estive, la Corea del Nord avrebbe speso 200 mila dollari per importare animali domestici appartenenti a Kim Jong-il e alla sua famiglia.

Le spese non conoscono frontiere: tra il 2009 e il 2010 dagli Stati Uniti sono state importate dieci moto d’acqua per Kim Jong-un, terzogenito del dittatore. Tra le altre spese, figurano decine di Trotters Orlov, una costosissima razza di cavalli purosangue russi, e 600 bottiglie di vino della Maison Michel Picard.


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