La Tuscia viterbese nuova terra di mafia?

di Alessio De Angelis

L'edificio in fiamme del Mondo Convenienza di Viterbo

Che le mafie siano arrivate ormai da tempo a Roma non vi è ormai alcun dubbio come non vi è alcun dubbio che, negli ultimi anni, ci sia un espansione del fenomeno mafioso nelle zone della Tuscia Viterbese e della Costa Tirrenica. Approfittando della complicità – a volte involontaria a volte no – della popolazione e delle istituzioni locali ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra stanno colonizzando un territorio che, fino a pochi anni fa, sembrava essere uno dei pochi a non essere contaminato dalla criminalità organizzata.

Nella zona sono presenti clan di spicco delle varie organizzazioni criminali; a Tarquinia e lungo la Costa Tirrenica fino a Montalto di Castro è forte la presenza del clan calabrese dei Piromalli e del clan nomade dei Casamonica, specializzati nel traffico di sostanze stupefacenti e nel campo delle energie rinnovabili, a Santa Marinella e nella zona Cerveteri-Ladispoli è stata registrata la presenza del clan campano dei Di Lauro e dei Pulvirenti, affiliati alla famiglia catanese dei Santapaola, che hanno fatto del settore turistico delle due città il loro massimo guadagno, mentre la famiglia Rinzivillo ha conquistato a suon di mazzette alcuni appalti legati all’ Enel e al porto di Civitavecchia.

Punto d’ incontro delle varie famiglie sembra essere Viterbo; nel capoluogo di provincia le tre principali organizzazioni criminali del Paese decidono come spartirsi gli affari legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, agli appalti delle grandi opere pubbliche, alle imprese, al pizzo. E se c’ è qualcuno che non vuole pagare o stare alle regole del gioco ecco riunirsi un apposita commissione composta da esponenti di tutte le organizzazioni presenti sul territorio e nel giro di poche ore parte l’ intimidazione, a volte l’ omicidio.

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L’ ultimo caso di intimidazione probabilmente a scopo di estorsione in ordine di tempo è l’ incendio, secondo gli inquirenti doloso, che ha distrutto il capannone di Mondo Convenienza proprio a Viterbo. I titolari negano di aver ricevuto richieste di pizzo da parte della criminalità organizzata anche se la procura sembra non escludere la pista mafiosa. All’interno del capannone è stato rinvenuto un grande quantitativo di liquido infiammabile che, posizionato in diversi punti dell’ edificio, ha bruciato la mobilia, fuso le travi in ferro e portato il cemento oltre il punto critico. Quello di Mondo Convenienza è il sesto capannone che brucia nella Provincia di Viterbo ed è questo un dato che dovrebbe far riflettere la cittadinanza e le istituzioni.

Insomma, quella della Tuscia Viterbese e della Costa Tirrenica è una situazione da affrontare subito e in maniera energica. Non certamente come la si è affrontata sino ad ora, non certamente con una classe politica che a volte chiude non uno ma tutti e due gli occhi e si rende complice delle organizzazione criminali.


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1 Comment

  • L’ unica persona che ha avuto il coraggio di dire veramente come stanno le cose in questo territorio, è il procuratore Pazienti, mi chiedo tutti gli altri dove sono e perchè continuano a minimizzare tutto … anche se personalmente conosco tutte le risposte ….

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