Per il prossimo primo marzo è atteso sciopero degli immigrati. E non è la prima volta che capita. L’evento si è verificato altre due volte, rispettivamente nel 2010 e nel 2011.
All’interno dell’appello del comitato promotore si legge: «Nel 2010 e 2011 in decine di città italiane lavoratori migranti e italiani hanno scioperato assieme contro la legge Bossi-Fini. La data del primo marzo è diventata così un punto di riferimento importante e anche quest’anno vogliamo che sia un giorno di mobilitazione».
Si evince dall’appello che bisognerebbe parlare più di mobilitazione che di sciopero.
Tuttavia, le due esperienze precedenti sembrano non aver funzionato, ciò può essere ascritto al fatto che i sindacati non erano nella posizione di indire uno sciopero su base etnica e poi perchè i lavoratori stranieri possono essere maggiormente oggetto di ricatti da parte degli stessi datori di lavoro, che neanche provvedono a regolarizzare la loro posizione lavorativa.
E’ innegabile il fatto che le due precedenti manifestazioni hanno sortito qualche effetto positivo, infatti è stata elevatiOossima la visibilità mediatica ottenuta dallo sciopero.
E già sono stati stilate le richieste da parte dei manifestanti: «In primis, l’abrogazione della legge Bossi-Fini, la cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di tutti i Cie in Italia e in Europa; la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia; dire no al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno; una regolarizzazione generale di chi non ha un permesso di soggiorno.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto
è già tanto che lavorano e che non li rimandano a casa loro, vogliono anche scioperare? ma che stiano zitti, che è meglio!
Wow, Gianna, complimenti, che profondità di pensiero! Ma sai qual è il punto? Che queste persone lavorano, pagano le tasse e noi li rimandiamo lo stesso a casa (anzi non noi, ma loro stessi, visto che da poche settimane sono loro stessi a pagarsi il ritorno a casa grazie ad un’esorbitante tassa sul rinnovo dei permessi di soggiorno- esilarante, non credi?), in una casa da cui sono scappati a costo di affollarsi su barconi come bestie, di veder violata la propria integrità morale e fisica, di spaccarsi la schiena per trovare i soldi per il tragitto; in una casa in cui non vorrebbero e non dovrebbero tornare, e dico dovrebbero a ragione: rileggiti l’articolo 10 della nostra costituzione, mia cara Gianna, e poi ne riparliamo.
Ah, e la prossima volta che vai al mercato a comprare un kilo di arance ad 1€, chiediti chi ti ha permesso di comprarle a così poco, chi ha lavorato sotto il sole ustionante per una paga da fame e senza diritti affinchè tu le avessi. Ciao ciao.