di Giuliano Luongo
Dopo le recenti e controverse elezioni russe, si avvicina una nuova importante data elettorale per l’area ex-sovietica: il 25 marzo si tornerà alle urne in Ossezia del Sud, ex-territorio georgiano finito sotto l’ala protettrice di Mosca a seguito del conflitto tra Russia e Georgia del 2008.
Le consultazioni elettorali che si terranno questo fine settimana sono la “ripetizione” delle elezioni presidenziali del 2011, annullate a sorpresa dalla Corte Suprema del Paese a seguito della vittoria della candidata indipendente Alla Dzhioyeva a spese del filorusso Anatoly Bibilov, appoggiato da Mosca e inteso a far divenire l’Ossezia parte integrante del territorio della Russia federale.
I principali contendenti delle nuove consultazioni elettorali saranno nuovamente Bibilov e la Dzhioyeva… o almeno lo erano. Bibilov si è infatti ritirato spontaneamente lo scorso febbraio, adducendo come motivazione il voler “evitare di turbare ulteriormente il clima politico”, mentre per la sua rivale la situazione si è rivelata più controversa.
Alla Dzhioyeva, dopo aver invitato gli altri candidati a ritirarsi ed essersi dichiarata vincitrice delle elezioni, è finita in ospedale con un attacco cardiaco a seguito di una “visita inattesa” delle forze speciali. La versione dell’infarto è stata smentita da alcuni testimoni (tra cui la sorella della Dzhioyeva), per i quali la donna è stata brutalmente attaccata e colpita dalla polizia. Forse poco sorprendentemente, non sono state fatte ulteriori indagini: il caso si è infine concluso col ritiro della Dzhioyeva dalla corsa elettorale.
Eliminati dunque i candidati di punta, gli elettori si troveranno a scegliere tra una rosa di quattro contendenti, nessuno dei quali esplicitamente avversato dalla “madrepatria moscovita”. Tra di essi figurano il leader comunista Stanislav Kochiyev (già Presidente della Camera), l’Ambasciatore in Russia Dmitry Medoyev, il Direttore del Comitato di Sicurezza Nazionale Leonid Tibilov e infine il mediatore David Sanakoyev. Nessuno di essi risulta coinvolto in casi per corruzione e dunque, stando alla direttrice del giornale Yuzhnaya Ossetia, sono tutti una “buona scelta per il popolo”: la giornalista ha tenuto a sottolineare l’assenza di legami diretti tra i candidati “sopravvissuti” e il Cremlino, cosa che di certo fornirà buon materiale di speculazione per analisti e malpensanti. In ogni caso, solo Kochiyev sembra avere un vero e proprio seguito elettorale, con gli altri – almeno sulla carta – leggermente staccati.
Non è detto comunque che i comunisti abbiano vita facile: è noto che la sinistra più estrema non è ben vista a Mosca e, conoscendo “l’amore per l’ingerenza” del Cremlino, gli altri candidati potrebbero trovarsi con uno svantaggio minore del previsto.
E dunque, se il nome del candidato che uscirà vincitore sembra incerto, le conferme (in negativo) arrivano dal trend delle relazioni tra Russia e Georgia: mentre la seconda, dopo un apparente quanto breve disgelo, conferma la sua lontananza da Mosca con la chiusura delle frontiere, il Cremlino conferma l’ammissione di cittadini osseti nella forza militare russa presente sul territorio della repubblica caucasica, dando il “la” alla formazione di un esercito misto – un segnale forte di volontà di integrazione dei due Paesi.
Per ora, la tensione nell’area è l’unica certezza: bisognerà vedere quanto la parola delle urne contribuirà a scioglierla o peggiorarla ulteriormente.
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