Gma, Pisa: festa multietnica per i 40 anni di attività in Africa

di Luca Iacoponi

Più di 65 villaggi seguiti, 8000 bambini salvati con istruzione e cure sanitarie, 600mila persone che adesso hanno l’acqua e 40 anni di servizio. Questi sono solo alcuni piccolissimi numeri di quello che il G.M.A onlus (Gruppo Missioni Africa) ha fatto per l’Eritrea e l’Etiopia. Era il marzo 1972 e a Montagnana Padre Vitali e Maria Boggian fondano una delle associazioni più produttive in ambito di crescita e sviluppo dei paesi più sottosviluppati. Ieri, per festeggiare i 40 anni di attività, presidente e vice-presidente, si sono uniti alla “XI Festa Multietnica: Un viaggio intorno al mondo”, organizzata dai volontari del “Mercatino del Commercio Equo e Solidale” della parrocchia di Santo Stefano, dal Gma-Pisa con il contributo di Nord-Sud (Ente strumentale della Provincia di Pisa per la gestione delle politiche dell’immigrazione) e con il patrocinio del Comune di Pisa.

Per l’undicesimo anno consecutivo un discreto numero di partecipanti si è riunito, nel tardo pomeriggio, per partecipare alla tavola rotonda organizzata dal Gma e presieduta da Padre Vitali, Maria Boggian, Patrizia Landucci, socia del Gma e responsabile del “mercatino del commercio equo e solidale” e dal dottor Antonio Maria Strambi, ex vicepresidente della San Vincenzo nazionale. “GMA:40 anni di cooperazione nel corno d’Africa e un futuro da scrivere insieme” era il tema dell’incontro. “Ieri è passato, possiamo farne tesoro, può essere ricchezza, domani non sappiamo cosa sarà! Abbiamo solo l’oggi!” ha detto Padre Vitali. Un oggi che promette davvero bene.

I rapporti tra Gma e la parrocchia di S.Stefano sono iniziati nel lontano 1985. All’epoca la onlus operava solo in Eritrea e stava pian piano facendosi spazio. La parrocchia, guidata dal memorabile Don Waldo Dolfi, sentiva l’esigenza di “aprirsi a uno scambio più ampio”, ha ricordato il dott. Strambi. Non era più sufficiente operare “solo” nei confini comunitari, era necessario, sopratutto con l’energia e lo spirito innovatore del Concilio Vaticano secondo ancora ferventi, fare di più. Fu contattato così il Gma (allora Gruppo Missioni Asmara) per avviare un sodalizio che ha portato in 27 anni di collaborazione a dei risultati eccezionali. Dapprima la parrocchia si occupava solo di promuovere adozioni a distanza arrivando a coinvolgere, in poco più di 12 mesi, 59 famiglie. Col tempo la logica mutò e dal singolo intervento si passò alla consapevolezza della cooperazione e così nacquero i primi progetti condivisi: “Selam”, per riunire 1200 famiglie dopo la guerra, “Fondo di Solidarietà”, “Crescere insieme”, “Verso la vita”, per seguire i primi bambini adottati una volta arrivati in età adulta, “Paccodono”, “Un banco per ogni scolaro”, “La strada”, per accogliere gli orfani, “Donnattiva”, “Borse di studio per l’istituto agrario Hagaz”, che adesso è stato totalmente inglobato e gestito dallo stato, e molti altri ancora.

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L’approccio che il GMA attua è “prima di tutto la conoscenza di un popolo”, ha detto il presidente Vitali, occorre infatti “andare con i piedi di piombo, camminare accanto” perché il pacco di cibo e medicinali aiuta nell’emergenza ma non può essere la forma di aiuto costante; se vogliamo che l’Africa non sia più dipendente ma riesca a camminare sulle proprie gambe, anzi, sulle “gambe delle donne” come ha ricordato Padre Vitali, dobbiamo aiutare questo popolo a fare un salto spingendosi da solo. Nei suoi quarant’anni di servizio il Gma è sempre intervenuto sostenendo le realtà locali quando esse ne richiedevano l’aiuto. Il capo, o i capi, del villaggio contattando il referente locale fanno una richiesta per il proprio villaggio e insieme, consiglio degli anziani e Gma, attuano una strategia economica.

La chiave che usa quest’associazione è quella delle cooperative di giovani, di uomini e di donne. Un gruppo di persone che fondano una cooperativa che viene finanziata dal Gma per i primi anni, viene seguita perché imparino come gestire le risorse nella maniera a loro più conveniente e poi viene lasciata camminare totalmente da sola. Chelyia, Horta ambarta, Wolene, Ade ero, Kutto sorfella, Shanto, Hembeccio, Baccio, Dauro Konta, Akrur, Soddo e Dubbo sono solo alcuni dei villaggi dove il Gma ha contribuito a creare sale multiuso, mulini, pozzi, ponti, strade, magazzini, cooperative, presidi sanitari, asili, scuole e aziende agricole. La cooperazione tra Gma e la parrocchia di Santo Stefano è cresciuta ancora di più negli ultimi anni grazie a figure fondamentali come Patrizia Landucci e Don Elvis Ragusa, viceparroco, che da tre anni ormai accompagna gruppi di giovani, e meno giovani, in Etiopia a conoscere le realtà dove la parrocchia interviene.

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La realtà di Santo Stefano si è unita in un modo eccezionale con il villaggio di Kutto Sorfella. Un piccolo villaggio arroccato e circondato da immensi prati che era prossimo all’abbandono. Gli abitanti, quasi 4000, hanno conosciuto dapprima il Gma, che con il fondamentale contributo delle famiglie e dei giovani della comunità di Santo Stefano, ha potuto realizzare un mulino, un pozzo, comprare un bue per arare i 70mila ettari di terreno ed è prossimo alla costruzione di un magazzino. Dalla prima missione del 2009 la comunità ha raccolto attraverso vendite di torte, offerte speciali, spettacoli teatrali e di cori musicali oltre 100mila euro devoluti interamente alla causa “Kutto”.

Nella tavola rotonda di ieri Padre Vitali ha annunciato la richiesta degli abitanti di Kutto di aprire un asilo, presidio fondamentale perché per le leggi etiopi solo chi frequenta due anni di prescuola può accedere all’istruzione primaria. Oltre alle “multinazionali che stanno divorando questi paesi”, ha detto il presidente, c’è una realtà che da anni opera per cambiare le cose, per cercare di contribuire a far autodeterminare un popolo brutalmente stuprato dalle “civiltà occidentali” per troppo tempo. Come ha ricordato Vitali nell’omelia per la messa di pentecoste, rimane e rimarrà sempre accesa “la fiamma della speranza” perché cambiare si può, davvero.

L’intervento si è infatti concluso con l’augurio che Padre Vitali ha rivolto a chi quest’estate vivrà l’Africa con Don Elvis: “Osservate, controllate, ascoltate e, quando tornerete a casa, elaborate.” Dopo un momento così emotivamente carico per la comunità, la festa è proseguita con la cena. Ricette che hanno spaziato dal Tabbuleh e l’Hummus egiziani, al Tajinè tunisino, allo Yasa senegalese, ai cous cous marocchini e tunisini, allo Zighinì con Engera eritreo, all’etiope Kitfo e all’italianissima pasta al pomodoro.

A partecipare sono stai giovani, anziani e famiglie della comunità e non solo, che durante la cena hanno potuto informarsi sul Gma attraverso una serie di pannelli espositivi, su Amnesty International e sul Commercio Equo & Solidale attraverso una seri di stand presenti nel cortile parrocchiale. La conclusione perfetta dopo una la giornata trascorsa è stata la magnifica esibizione del coro gospel “Voices of Heaven”. Un coro nato appena 6 anni fa e che conta adesso 30 elementi. A dirigere è un energico e giovanissimo Massimo Di Pietro. Tra le spettacolari esibizioni, i partecipanti hanno potuto ascoltare classici come “Oh happy day” e “Goin’up yonder” , canzoni del gospel moderno come “Total praise” e “I will follow him” ma anche un successo rock come “Somebody to love”. I cantanti, scatenatissimi sul palco, sono riusciti a coinvolgere grandi e piccini tra battiti di mani e danze varie. Un’esperienza davvero unica per gli appassionati e per i neofiti della musica gospel.

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Il pensiero migliore che racchiude in sè tutta la giornata è, citando ancora Padre Vitali, “solo stando insieme, solo essendo uniti, in giorni così duri per il nostro paese e il mondo tutto, possiamo continuare a tenere viva la fiamma della speranza”. Costruire l’oggi mattone dopo mattone, con determinazione ed energia è la chiave. Tra un vaticano alle prese con colombe e corvi, c’è una chiesa diversa, viva nel tessuto sociale della comunità e del mondo. Mentre gli stati europei lottano tra eurobond e giochi di potere con le banche, c’è chi dedica tutta la sua vita a spingere un popolo ad autodeterminarsi. Mentre nel nostro paese la disoccupazione giovanile è alle stelle e ogni giorno ragazzi e ragazze si vedono portare via diritti, i giovani talentuosi e pieni di energia lottano per fare qualcosa mettendo a frutto i propri carismi. E forse la festa multietnica è davvero la festa di ognuno di noi.


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