“Perugia come Scampia, kebab al posto delle cioccolaterie”. Il razzismo di Repubblica

“Cioè, Repubblica ha davvero pubblicato una roba simile? Ditemi che è uno scherzo”. Così il blogger Daniele Sensi commenta sul suo profilo Facebook l’inchiesta di Repubblica “L’altra Perugia ostaggio della droga: la Scampia umbra nelle mani dei tunisini“, permeata di un (neanche troppo) velato razzismo. Attilio Bolzoni, inviato di Repubblica, scrive così: “Tunisini. Albanesi. Nigeriani. E dietro di loro napoletani e calabresi. Tutti insieme l’hanno conquistata e devastata”. E ancora: “Venite a scoprire con noi come è cambiato il volto di Perugia”. Facile intendere dove voglia andare a finire: “Al posto delle antiche ed eleganti cioccolatterie sul corso Vannucci ci sono i kebab, paninerie e paninoteche, vetrine piene di cianfrusaglie, baretti che vendono sbobba alcolica a pochi centesimi, fumi di agnello arrosto e puzzo di piscio, vedette, spacciatori sulle scalinate del Duomo, le bustine infilate nelle fessure fra pietra e pietra delle case nobiliari, tre puscher di qua e sei pusher di là, uno squillo di cellullare, scambi veloci, qualche euro che passa di mano”. L’inchiesta si conclude con una domanda un pelino retorica: “Ma come è stata possibile questa spaventosa invasione di pusher, in una città calma e pacifica come Perugia?”.


3 Comments

  • Al tema “Perugia, sicurezza, civiltà urbana” abbiamo raccolto una serie di contributi consultabili al link http://www.lettereriformiste.org/?p=3410 vari contributi nel tentativo di mettere a disposizione informazioni che aiutino a migliorare la comprensione di ciò che sta accadendo e per un confronto costruttivo sulle possibili soluzioni, confidando siano di aiuto alla politica, alla classe dirigente della città ed alla società civile nel suo complesso.
    Contributi che da un lato testimoniano come sulla sicurezza ci sia stata una colpevole distrazione nonostante il diffuso senso di impotenza e di paura che stava crescendo nella città poi esploso con i gravissimi episodi avvenuti negli ultimi giorni, dall’altro indicano, altresì, un impegno, cui non si è dato il dovuto risalto, delle istituzioni, delle forze dell’ordine, dei cittadini e delle forze sociali come testimoniano i numerosi arresti, i rimpatri di clandestini, le quantità di sostanze sequestrate, il lavoro di monitoraggio, di cura e di riduzione del danno e le tante azioni messe in campo.
    Le stesse Amministrazioni locali, Comune in primis, hanno compreso la complessità di un fenomeno che non può essere affrontato con misure episodiche e settoriali, da affrontare aprendo un confronto con la città e con le forze dell’ordine senza le solite minimizzazioni del passato per costruire un argine contro l’illegalità a la rassegnazione.

  • Non venissero a dirmi che le istituzioni non sapevano nulla, a me è bastata una semplicissima occhiata (ero rientrata nel 2007 dopo 18 anni in Friuli)per capire che Perugia mia er in mano a delinquenti marocchini, albanesi, calabresi etc. La tolleranza dei perugini è stoica, ma se si inkazzano diventano tremendi. Credo che siamo arrivati oltre la frutta il limite di sopportazione è esaurito. Per mio buon conto nel 2010 sono scappata e ritornata in Friuli, avevo
    i pusher magrebini e albanesi a spacciare, accoltellarsi e pisciare, proprio davanti all’ingrsso di casa ( Via Gentile Corso Garibaldi- Borgo D’Odo).

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