Radicali, 11 proposte per l’Italia interculturale

di Valentina Matrascia

Durante la conferenza “Immigrazione una sfida e una necessità” organizzato dai Radicali il mondo politico si è incontrato per dibattere su tematiche per troppo tempo dimenticate.

Roberto Cicciomessere, esponente del partito radicale e consulente di Italia Lavoro, sottolinea attraverso dati statistici e demografici che gli stranieri compensano solo fino al 2020 la flessione della popolazione italiana in età lavorativa e il nostro paese è l’unico paese nel quale il tasso di occupazione degli stranieri è superiore a quello degli indigeni, a dimostrazione del fatto che la spinta motivazione per la migrazione risiede nella ricerca del lavoro. Gli effetti della crisi economica, continua Cicciomessere, si fanno sentire anche tra gli stranieri determinando un calo del tasso di occupazione. Il tasso di occupazione femminile degli stranieri si mantiene di 4 punti superiore rispetto a quello delle italiane, sebbene tale dato sia molto differenziato tra le migranti in base alla cittadinanza. Il livello di istruzione di italiani e migranti è pressoché uguale.

“L’italia condannata per violazione dei diritti umani” ricorda Marco Pannella che, riprendendo l’analogia lanciata da Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, a proposito dei Rom che subiscono le stesse discriminazioni un tempo ‘destinate’ agli ebrei, afferma “sono un israeliano e un ebreo di elezione. Oggi dovremmo dire siamo tutti rom”. Il leader radicale torna poi sul tema della cittadinanza e delle seconde generazioni “Invochiamo per gli immigrati la stessa cittadinanza che hanno gli ‘indigeni’ italiani” e sulle pesanti condanne delle alte istituzioni europee e internazionali riguardo la politica dei respingimenti messa in atto dall’Italia nei confronti dei migranti.

Ad Emma Bonino il compito di tirare le somme della lunga giornata di riflessioni e dibattito. La senatrice radicale si dice particolarmente colpita da “due questioni: immigrati al femminile e la questione della lingua come integrazione” e auspica una concretizzazione delle 11 proposte del suo partito in materia di immigrazione e una futura piena realizzazione della cittadinanza europea.

Le 11 proposte del partito Radicale sull’immigrazione.

RIMUOVERE GHETTI E MARGINALITÀ PER LIBERARE RISORSE ECONOMICHE E CIVILI
LIBERIAMOCI DALL’ISOLAMENTO LINGUISTICO E DI GENERE – Per cominciare a crescere il nostro Paese ha bisogno d’integrare socialmente una parte sempre più rilevante dei suoi cittadini:

1) Secondo OCSE, l’Italia è tra i paesi di immigrazione in cui i progressi in questo campo sono più lenti e più scarsi. Il sistema scolastico italiano non è stato finora in grado di assicurare agli studenti figli di stranieri immigrati, neppure a quelli di seconda generazione, risultati analoghi a quelli degli studenti italiani. In quest’ottica non possono essere lasciati senza finanziamenti i programmi di recupero rivolti agli studenti con svantaggi linguistici e d’inserimento lavorativo delle donne straniere, in cui l’Italia risulta drammaticamente carente rispetto agli altri paesi europei.

LIBERIAMOCI DAL SISTEMA DI RECLUSIONE NEI CIE – Per rendere progressivamente la detenzione amministrativa una soluzione residuale:

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2) L’International Organization for Migration stima che quasi la metà dei migranti trattenuti nei Centri di Identificazione ed Espulsione provengano direttamente dalle carceri, dove però raramente vengono avviate le procedure di identificazione, delegate alle strutture dei Centri di Identificazione ed Espulsione. E’ necessario dunque identificare gli immigrati detenuti negli istituti penitenziari in applicazione della direttiva interministeriale del 2007 del Ministro dell’Interno Amato e del Ministro della Giustizia Mastella.

3) Obbligo di firma o di residenza rispetto alla detenzione amministrativa in applicazione dell’art.14 comma 1 bis del Testo Unico sull’Immigrazione, per migranti in possesso di passaporto o documento equipollente o per i migranti che hanno familiari regolari.

4) L’introduzione del carattere “aperto” dei CARA (Centri di accoglienza per Richiedenti Asilo), in cui la possibilità di uscita non è più affidata alla discrezionalità delle singole prefetture, deve però fare i conti con strutture spesso isolate dai centri urbani che di fatto scoraggiano, in mancanza di servizi, reali tentativi di inserimento dell’immigrato. I tempi di permanenza nei Cara sono di gran lunga superiori alle previsioni normative: si attestano su un periodo medio di otto-dieci mesi, con punte superiori all’anno. E’ necessario velocizzare le procedure per rispettare il tempo previsto dalla legge di permanenza nei CARA.

LIBERIAMOCI DALLO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO DELLA CLANDESTINITA’ – Per combattere ogni forma di sfruttamento dei migranti che non hanno tutele sul lavoro solo perché irregolari ma che sono disposti a denunciare la loro situazione:

5) Attuare correttamente la direttiva n. 52/2009 dell’Unione europea, apportando al testo del decreto legislativo modifiche che permettano di far rientrare nelle condizioni lavorative di particolare sfruttamento determinanti per l’ottenimento del permesso di soggiorno umanitario, anche gli indici di sfruttamento previsti dall’articolo 603 bis del codice penale secondo comma, quali: la sistematica retribuzione dei lavoratori in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato, la sistematica violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie, la violazione della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza o a situazioni allogiative particolarmente degradanti.

LIBERIAMOCI DALLA LOGICA DELLA SEPARAZIONE ETNICA – Per uscire dalla segregazione dei campi rom in consequenzialità con la strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e camminanti presentata dal Governo alla Commissione europea:

6) Un primo importante atto simbolico

Il Governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea la strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e camminanti. Ma se da una parte la parola d’ordine è “uscire dalla logica dei campi” dall’altra nelle prossime settimane il Governo rischia di raccogliere come primo risultato del ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato, l’apertura del nuovo «villaggio attrezzato» in zona La Barbuta, realizzato nel territorio del Comune di Roma e destinato alle sole comunità di etnia rom e sinti. Le autorità nazionali per scongiurare un atto così contraddittorio rispetto agli intendimenti del piano adottato del Governo, potrebbero chiedere al Comune di Roma di sospendere l’assegnazione delle unità abitative al fine di nominare un tavolo tecnico che analizzi le possibilità di un cambio di destinazione di uso.

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7) Sgomberi irregolari delle comunità rom

Ogni anno, a Roma, centinaia di bambini rom vengono sgomberati, assieme alle loro famiglie, dalle forze dell’ordine. Negli ultimi due anni e mezzo sono stati eseguiti 450 sgomberi di insediamenti informali. Gli sgomberi effettuati si sono caratterizzati per il loro numero significativo, per la loro sistematicità e per la mancanza di reali ed efficaci soluzioni alternative per le persone interessate. Una circolare ministeriale per fermare le modalità irregolari degli sgomberi delle comunità rom. Alla luce di tutto ciò, e nelle more di tempi lunghi ed incerti riguardo all’applicazione della strategia nazionale di inclusione, si rende urgente l’invio di una Circolare del Ministro dell’Interno al Prefetto di Roma affinché nelle operazioni si sgombero venga rispettato quanto stabilito dal diritto e dalle convenzioni internazionali e, nel caso specifico, venga garantito alle comunità rom, sgomberate nella città di Roma, un alloggio alternativo adeguato che non comporti la separazione dei nuclei familiari.

LIBERIAMOCI DALLE DISUGUAGLIANZE NELL’ESERCIZIO DEI DIRITTI CIVILI E POLITICI TRA CITTADINI NATI IN ITALIA – Per il rispetto dei principi di base del diritto fondamentale alla cittadinanza:

8) Il tema della cittadinanza deve tornare urgentemente al centro dell’attenzione, quale elemento di primaria importanza nello Stato democratico: il tratto fondamentale della democrazia è infatti il suo carattere inclusivo, tendente a far sì che le persone possano godere pienamente di tutti i diritti fondamentali, tra i quali la cittadinanza si pone come aspetto decisivo.

Al 1 gennaio 2010 i cittadini stranieri residenti nati in Italia sono ormai 572.720, il 13,5% del totale dei residenti stranieri. Molti di loro non hanno mai conosciuto il paese di origine dei genitori; hanno forme e stili di vita del tutto simili ai coetanei italiani, sono a tutti gli effetti parte integrante della nostra società ma non hanno acquisito la cittadinanza italiana alla nascita in quanto non previsto dalla legislazione vigente.

La Camera dei Deputati tornerà a discutere nelle prossime settimane di riforma della cittadinanza. Ritenendo questo un passaggio assolutamente indispensabile, chiediamo la rapida definizione dell’intervento delle Camere e la piena presa di responsabilità delle componenti parlamentari e del Governo.

SUPERARE LA FRAMMENTARIETÀ E DISARTICOLAZIONE DELLE NORMATIVE NEL RISPETTO DELLE NORME E RECENTI SENTENZE NAZIONALI ED EUROPEE

RIMPATRI

9) Le espulsioni sommarie proseguono quando si è in presenza di immigrati senza documenti. Applicare la Direttiva europea 2008/115/CE eliminando il punto c) del comma 4 bis dell’art.13 che indica tra i criteri che configurano il rischio di fuga anche “l’aver in precedenza dichiarato o attestato falsamente le proprie generalità”.

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RESPINGIMENTI

10) La disciplina del respingimento rimane molto lacunosa e le pratiche di allontanamento forzato sono stabilite sulla base di determinazioni discrezionali delle autorità di polizia.

Esistono precise garanzie in favore dei migranti irregolari nelle diverse fasi di allontanamento forzato dal territorio. Hanno tutti diritto alla notifica di un provvedimento scritto in una lingua che possano comprendere o almeno in una lingua veicolare, con la indicazione dell’autorità giudiziaria presso la quale presentare un ricorso, e dunque esiste un preciso diritto al controllo da parte del giudice sulla legittimità del provvedimento di allontanamento forzato, ed alle modalità ed ai tempi del trattenimento amministrativo in vista del respingimento differito o dell’espulsione. Se i provvedimenti di respingimento differito vengono disposti ed eseguiti nell’arco di 48-96 ore dal momento dell’inizio del trattenimento, lo straniero è privato del tutto dei diritti di difesa, anche se è stato trattenuto in un regime di totale limitazione della libertà personale.

Restringere la sfera di discrezionalità amministrativa sui respingimenti immediati e differiti in ottemperanza con la sentenza Corte europea dei Diritti dell’Uomo Hirsi c. Italia del 23 febbraio 2012.

RICONGIUNGIMENTO

11) Permesso di soggiorno ai familiari con minore in situazione di disagio

Ai sensi della sentenza n. 21799 del 25 ottobre 2010 delle Sezioni Unite della Cassazione, la temporanea autorizzazione alla permanenza in Italia del familiare, irregolarmente soggiornante, del minore, non richiede necessariamente l’esistenza di situazioni d’emergenza o di circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla sua salute.

Va pertanto diramata istruzione agli Uffici, affinché sia concesso al genitore il permesso di soggiorno in presenza di “qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile ed obiettivamente grave che, in considerazione dell’età e delle condizioni di salute ricollegabili al suo complessivo equilibrio psico-fisico, deriva o deriverà certamente al minore dall’allontanamento del familiare o dal definitivo sradicamento dall’ambiente in cui è cresciuto”.


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