Budapest, trovato il criminale nazista Laszlo Csatary

Sono dovuti passare 67 anni perchè  a  oltre 15700 esseri umani si fosse palesata l’ombra della giustizia. E’ di ieri la notizia dell’avvenuto ritrovamento di Laszlo Csizsik-Csatáry, uno dei peggiori criminali della storia del genere umano. Il novantasettenne, nel corso della seconda guerra mondiale, da ufficiale della polizia di Kossa in Ungheria (l’attuale Kosice slovacca) aveva supervisionato alla reclusione in un ghetto  e alla confisca dei beni di circa 12mila ebrei per poi ordinarne la deportazione di circa 15700, nel 1944, al campo di Auschwitz. Solo 450 sarebbero tornati.

Soltanto pochi mesi fa il Simon Wiesenthal Centre lo aveva inserito nella lista dei più ricercati criminali nazisti per i fatti sopra citati e per aver disumanamente esercitato la propria autorità nei campi di sterminio. Nessuna piantagione in Argentina, nessun sigaro a cuba ma tranquille passeggiate nelle strade di Budapest. A riconoscerlo e identificarlo sono stati i giornalisti del Sun, grazie alle informazioni del Simon Wiesenthal che, nel 2011, pagando l’informazione la modica cifra di 25mila dollari, aveva ricevuto la notizia che “papà Csatary”, come lo chiamavano nel suo rione, viveva tranquillamente nella ridente capitale ungherese.

Nel 1948 era stato condannato a morte in contumacia da un tribunale cecoslovacco, ma Csatary l’anno successivo era volato a Montreal fingendosi iugoslavo. Piazzato sul mercato come commerciante d’arte era riuscito a ottenere in 6 anni la tanto agognata cittadinanza canadese. Ma quando nel 1997 le autorità canadesi hanno scoperto che quel simpatico vecchietto non aveva nulla a che vedere con l’arte ma anzi era uno dei più atroci e disumani delinquenti dell’umanità, gli hanno revocato la cittadinanza e dopo due mesi Csatary ha fatto le valigie ed è tornato in Europa facendo perdere, almeno così credeva, le sue tracce.

“Adesso ci attendiamo che sia preso in custodia dalla giustizia”, ha detto Efraim Zuroff, direttore del Simon Wiesenthal. “E’ un dovere verso la nostra generazione, quella che è venuta dopo l’Olocausto”. La speranza è che adesso non si palesino anche negazionisti del ritrovamento.

Luca Iacoponi


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