Quello italiano è un vero e proprio caso, stando a quanto dice il nuovo commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks. Il commissario punta il dito su sovraffollamento delle carceri, mancanza del reato di tortura nel codice penale, la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e i respingimenti in mare dell’accordo italo-libico.
Intervistato da Vladimiro Polchi per Repubblica, Muižnieks si è soffermato sulle condizioni dei migranti nei Centri di identificazione ed espulsione: “Le persone trattenute nei CIE vivono questa esperienza come profondamente ingiusta: quelli che sono stati in prigione perché hanno già scontato la pena, gli altri perché sono costretti a vivere in condizioni simili a quelle di una prigione, senza aver commesso alcun crimine, ma soltanto per essere in situazione irregolare”. Situazione aggravata dall’incertezza sulla “durata della loro permanenza nei CIE (che può arrivare fino a 18 mesi)” .
E sui campi rom, la visita del commissario ha “evidenziato gravi lacune nella protezione dei diritti umani”. Apertura tiepida al nuovo governo, la cui “nuova Strategia Nazionale per l’inclusione dei Rom, preparata in stretta consultazione con le comunità Rom e Sinti è un passo promettente. Adesso bisogna metterla in pratica in maniera coerente. In linea con questa Strategia, l’Italia deve abbandonare gli approcci d’emergenza avuti sinora nel trattare i Rom e i Sinti e lavorare più seriamente con loro per favorirne l’inclusione nella società. Il primo passo da intraprendere è quello di porre fine alla politica di lunga data di sgomberi forzati di Rom e Sinti e di creazione di campi segregati”.
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