Luigi, attraversare l’America in bici per raccontare la leucemia

Emilio Garofalo

Luigi Laraia ha 37 anni e, dallo scorso marzo, la leucemia. Quando gli è stata diagnosticata, la malattia gli è sembrata ancora più terribile e odiosa, perché lui non ha mai fumato né bevuto. “Ho sempre condotto una vita sana” – queste sono le sue parole – la leucemia è stata un botta, un fulmine a ciel sereno”.

Così, Luigi Laraia, lucano di Potenza, vissuto a Bologna e trasferitosi poi a Washington, dopo la diagnosi, ha scelto solo di inseguire il suo più grande sogno: continuare a essere l’uomo sano che è sempre stato, amante dello sport e suo fervido praticante. Di qui, l’idea di una traversata solitaria, in bici. Un percorso di circa 7mila chilometri che, dalla Capitale degli Stati Uniti, lo porterà fino alle porte di Vancouver, in Canada.

Luigi ha scelto di lottare per la sua vita, correndo lungo i monti e le valli degli States, dopo essersi sottoposto alle sedute di chemioterapia, un protocollo clinico dal quale ci si riprende sempre con enormi difficoltà. È lui stesso a raccontare quei momenti: “La ripresa dalla chemio è stata frustrante”. Solo dopo il miglioramento delle sue condizioni fisiche, lento e graduale, Luigi è tornato ad affrontare, contrastandole, le sue paure.

Di qui alla decisione di “salire in sella” il passo è stato breve: “Mi è nato un istinto di sopravvivenza e una forza d’animo che non pensavo di avere, anche grazie alla famiglia e gli amici”. E grazie al loro sostegno e alla sua forza, dopo aver ottenuto il parere positivo dei medici, Luigi, oggi, il suo viaggio l’ha cominciato per davvero. E’, infatti, partito da Washington, come da programma: arriverà a Vancouver nei primi giorni di settembre.

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Per condividere la storia della sua vita, il dolore per la sua malattia e l’emozione delle sue speranze, ha aperto un blog: “Relentless for a cure”. Un “diario di bordo”, che il 37enne di Potenza aggiornerà giorno per giorno, dopo aver percorso i circa duecento chilometri quotidiani sotto il “monitoraggio” di un camper impegnato a fornirgli cambio di vestiti e un computer dal quale connettersi per raccontare tutti i dettagli sella sua esperienza.

Un racconto cominciato ieri con la descrizione delle emozioni e del suo stato d’animo. Si è riscoperto, Luigi, “meno nervoso” di quanto pensasse. Ha riflettuto sulle cause della leucemia, su come sia subdola e ancora sconosciuta. Si è detto, però, anche fiducioso e intenzionato a sostenere con ogni mezzo la ricerca per i tumori del sangue.

Ha raccontato degli sviluppi nel campo del trattamento delle malattie ematiche, sviluppi che lo hanno portato a valutare la possibilità di contribuire in prima persona alla raccolta fondi: “mi auguro che la LLS (Leukemia and Lymphoma Society), tramite me e molti altri, recuperi abbastanza denaro per sostenere in modo significativo la ricerca per i tumori del sangue”

Luigi Laraia ha anche rivolto dei pensieri a chi affronta enormi sacrifici finanziari per curarsi, a quanti “non possono permettersi l’assicurazione sanitaria”. Si chiede cosa questo significhi per tutti loro: “Morte? Traumi permanenti, isolamento, afflizione, rabbia?” Quelli lasciati fuori hanno a che fare con le lotte che nessun essere umano dovrebbe conoscere”. Poi, l’ultima frase scritta, prima di partire alla volta di Vancouver: “Sono molto fiducioso…”.


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