A Roma, nei giorni scorsi, è stato demolito il campo nomadi a Tor dè Cenci che ospitava oltre 350 persone, rom di etnia macedone e bosniaca. Le strutture, realizzate nel 1995 e ristrutturate nel 2000 componevano di fatto un campo attrezzato anche se formalmente era stato inserito nella lista dei “tollerati” dal Comune.
L’Arci Solidarietà Onlus e la Caritas lanciano l’allarme: “Il trasferimento è stato definito volontario, tuttavia ha richiesto la presenza di un numero ingente di forze dell’ordine”. E non solo: “Chi ha ordinato il trasferimento non si è preoccupato di far immediatamente ripulire il campo dalle macerie, mettendo in pericolo i numerosi minori”. “Questo campo, dove vivono oltre 350 persone, – spiegano ancora le associazioni – nonostante sia considerato dall’attuale giunta un campo tollerato è, nei fatti, un villaggio attrezzato; ciò significa che non c’è nessuna ragione per trasferire i rom nel nuovo campo de La Barbuta che non garantisce un reale miglioramento delle condizioni abitative, poiché sempre di un campo si tratta, se non quella di allontanare le persone quanto più è possibile dal centro abitato”.
Dal canto suo il Comune, che potrebbe dover rispondere anche di spreco di denaro pubblico, visto che il campo era in buone condizioni, non vuole sentir parlare di sgombro forzato e lo definisce concordato con gli abitanti. Non si spiega allora la resistenza dei due gruppi bosniaci a lasciare il campo. Alemanno si mostra deciso: “Abbiamo un piano nomadi che stiamo realizzando nel tempo e che adesso sta giungendo a conclusione. Il nostro obiettivo è avere pochi campi, autorizzati, dove ci sia legalità, integrazione e non più lo sconcio degli accampamenti abusivi o dei campi tollerati”.
E molto probabilmente gli abitanti della zona si vedranno recapitare una lettera del Comune per celebrare lo sgombero, come quella inviata ai residenti dei municipi XIX e XX dopo la chiusura del campo di Baiardo, l’accampamento abusivo nel cuore di Tor di Quinto.
Paola Totaro
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