Siria, strage a Hama: oltre 200 i morti

Nuova strage in Siria. Ieri oltre 200 persone, in gran parte civili inermi, sono state massacrate. Lo riferiscono gli attivisti anti-regime, i quali accusano delle violenze l’esercito fedele al presidente Bashar al Assad. L’eccidio è avvenuto a Tremseh, cittadina a maggioranza sunnita nella provincia orientale di Hama, una zona tra le più martoriate dalla guerra civile siriana. I comitati di coordinamento locale (Lcc), della zona teatro del massacro, hanno riferito di un bombardamento di almeno 7 ore da parte dell’artiglieria dei militari i quali avrebbero “circondato la cittadina, chiudendo le vie d’accesso”. In seguito le milizie degli Shabiha, paramilitari filo-governativi, in gran parte Alawiti, avrebbero ucciso tutti quelli che incontravano a colpi di coltello ed armi da fuoco, sterminando intere famiglie nascoste nelle proprie case.

La tv di stato ha confermato le violenze ma indicando i “gruppi di terroristi” come esecutori, i quali “in combutta con alcuni media” vorrebbero “incitare l’opinione pubblica” e favorire così un intervento militare alla vigilia di un nuovo incontro del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Secondo la televisione, che ha parlato espressamente di “massacro” i militari governativi sarebbero “entrati nella cittadina dopo una richiesta dei residenti” . Ha poi aggiunto che tre militari sarebbero morti oltre a molti terroristi. Testimoni vicini agli oppositori, raccontano di cadaveri ovunque, di persone raggiunte mentre tentavano la fuga, di una scuola rasa al suolo e di molte case date alle fiamme.

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Al Arabiya riferisce che il Consiglio Nazionale Siriano (Cns), principale organo dell’opposizione esterno al Paese, “ha chiesto la convocazione di una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il Cns ha inoltre richiesto che gli osservatori si rechino immediatamente sul posto per verificare la strage.

Ma a New York le idee non sono ancora chiare su come affrontare la crisi siriana. La Russia soprattutto, si oppone ad una risoluzione che richiami al capitolo VII della carta Onu, art. 41, il quale prevede l’embargo economico e diplomatico nei confronti della Siria.

Se le notizie verranno confermate il massacro di ieri a Tremseh risulterebbe il più sanguinoso in termini di vittime, dall’inizio della rivolta (16 mesi fa) contro il regime. Ad Hula, il 25 maggio scorso, gli attivisti avevano denunciato l’uccisione di 108 civili da parte dei militari.

Nella provincia di Hama, secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione umanitaria Human Right Watch, le forze di regime avrebbero utilizzato cluster-bomb, gli ordigni a frammentazione.

L’unione Europea, pur sospendendo ogni forma di cooperazione con la Siria, ha scelto di mantenere nel Paese, le attività a sostegno della stampa indipendente e degli attivisti dei diritti umani. Lo si è appreso dal commissario europeo alla politica di vicinato, Stefan Fule, intervenuto ad una riunione a Bruxelles sulla Siria, della rete euro-mediterranea delle Ong per i diritti umani.

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Fule ha dichiarato inoltre che in Siria ”lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), sta attualmente sostenendo diverse azioni per un totale di circa 4,5 milioni di euro, a partire da un progetto che protegge la libertà su internet di blogger, scrittori e giornalisti indipendenti, formati per aggirare la censura e proteggere sé stessi a livello informatico”.

A causa del grande rischio che corrono, una parte del progetto si occupa anche della protezione fisica di queste persone in caso di emergenza.
Un’altra iniziativa è rivolta al sostegno degli attivisti per i diritti umani nel loro sforzo di monitoraggio e diffusione delle notizie di violazione dei diritti fondamentali, assicurando anche a loro oltre la sicurezza delle loro comunicazioni, anche quella personale.

Le iniziative comunitarie hanno già dato “assistenza diretta di emergenza” a tre organizzazione per diritti umani locali e ad una internazionale, spostando all’interno e all’esterno della Siria gli attivisti. Gli aiuti europei comprendono anche la “rappresentanza legale” dei prigionieri politici, l’assistenza medica degli attivisti e dei loro parenti, sia in caso di detenzione che di morte.

Paola Totaro


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