Riccardi: “Fuga degli immigrati? Una perdita per il nostro Paese”

Prima di partire per il sinodo valdese, il ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi ha detto all’Ansa che gli immigrati che lasciano il nostro Paese non possono che causare una perdita per l’Italia.

Da quando la crisi economica si è fatta sempre più spazio nei mercati di mezzo globo sono stati tanti i cambiamenti e le controtendenze che si sono registrate. Tra queste anche il ritorno degli immigrati nel proprio paese d’origine. Negli ultimi mesi abbiamo ripetutamente sentito e letto storie di tante famiglie extracomunitarie che tra spread e bund hanno deciso di levare le tende e tornare nella terra natia o abbandonare il Belpaese verso altri lidi, come Belgio e Francia.

“L’ultimo censimento Istat parla di un milione di lavoratori stranieri in meno. Probabilmente un dato sovrastimato. Tuttavia ci sono sicuramente molti immigrati che, di fronte alla crisi, sono tornati nei paesi d’origine. Altri invece sono andati in altri Stati europei dove è più facile trovare lavoro e integrarsi. Si tratta in generale di manodopera specializzata molto richiesta dagli imprenditori e di persone che si sono ben integrate: è un fenomeno che rischia di tradursi in una perdita per il nostro Paese ” ha dichiarato lunedi il ministro.

Il fenomeno investe sopratutto il nord italia dove le comunità sono le più nutrite e spesso ben integrate con tanto di diritto di cittadinanza alla mano. A detta di Riccardi, il governo sta lavorando per affrontare la situazione con un piano oculato favorendo legalità, informazione e integrazione. “La logica che guida il Governo è che questo problema epocale non può essere gestito solo con una logica di emergenza. La presenza dei lavoratori stranieri in Italia, come ben sanno gli imprenditori, è ormai fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico del nostro Paese”.

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“Bisogna allora lavorare per integrare questi lavoratori nel territorio, favorendo legalità, rispetto delle leggi e reciproca comprensione e convivenza con gli italiani. Molto importante è la questione della lingua, senza la conoscenza dell’italiano è molto difficile integrarsi”.

A inizio del mandato il ministro aveva creato la Conferenza nazionale, religioni, cultura e integrazione, al fine di far dialogare le istituzioni con i vari rappresentanti religiosi che secondo Riccardi, grazie alla forte influenza, possono “fornire un grande apporto sui temi del dialogo, della comprensione e della convivenza”. Al sinodo valdese Riccardi ha sottolineato “la spiccata sensibilità e l’importante contributo che le comunità valdo-metodiste ed evangeliche hanno dimostrato sul tema dell’immigrazione, promuovendo sia i diritti degli immigrati sia avanzati processi di integrazione tra stranieri e italiani”.

Ovviamente, come ogni miglior tradizione, queste dichiarazioni non hanno avuto nemmeno il tempo di arrivare nero su bianco che dal Carroccio qualcuno ha alzato la testolina per non perdere l’occasione di dar fiato alle trombe della critica fine a se stessa. L’ex ministro Calderoli, che ha sempre usato il tema immigrazione per sparare dichiarazioni che facessero ricordare la sua presenza, ha espresso il suo totale disaccordo con le parole del ministro, sostendo che “senza quel milione di immigrati che se ne sono andati via avremmo esattamente un milione di nostri cittadini disoccupati in meno”. Il leghista ha poi deliziato i suoi ascoltatori con un exploit degno di nota: “Certo se anche il ministro Riccardi volesse seguire l’esempio del milione di immigrati che se ne è andato altrove e scegliesse di abbandonarci anche lui penso che nessuno si straccerebbe le vesti”.

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Il ministro ha replicato rapidamente in una nota: “Sembra strano che l’ex ministro Calderoli, da esponente politico accorto e informato, non conosca le numerose ricerche che mettono in luce come ci sia ormai una serie di attivita’ lavorative che gli italiani, nonostante la crisi, non vogliono piu’ fare”.

“Sorprende ancor di piu’ che l’ex ministro Calderoli, da uomo politico ben radicato nel territorio, non conosca da vicino le esigenze degli imprenditori, nell’industria, nell’artigianato e nell’agricoltura, che dichiarano, specie nel Nord del Paese, di aver bisogno, in mancanza di specializzati italiani, di lavoratori stranieri. E che gli sfuggano anche le esigenze delle famiglie dove ci sono anziani, disabili o minori da accudire”.

Il ministro Riccardi ha poi concluso: “Buona parte dei lavoratori stranieri che hanno lasciato il nostro Paese sono lavoratori contrattualizzati, specializzati, esperti, con una buona conoscenza della lingua italiana e un ottimo livello di integrazione sia sul posto di lavoro che nelle città. Un imprenditore che agisce sul campo sa bene cosa significhi perdere un patrimonio umano di conoscenze e di integrazione per poi essere costretto a ricorrere a nuova manovalanza, che non conosce l’italiano, che deve ambientarsi nel nostro Paese e sul posto di lavoro e che deve ancora acquisire capacità ed esperienza dal punto di vista professionale”.

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Luca Iacoponi


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