Bolivia, la terra dove lo sport è roba da donne

Chola non è un complimento. Con questo termine gli americani indicano le ispaniche, ma letteralmente si riferisce a una persona di razza mista, una meticcia insomma. Da qualunque punto linguistico la si guardi non è certo un vezzeggiativo.

Le Cholite sono quelle ragazze e donne andine che, belle in carne, ti guardano sorridenti. Le trecce lunghe fino ai fianchi e i vestiti colorati, scialli e cappelli, gonne e sottane. Arcobaleni di colori formati dai molti strati indossati. Sono le donne forti, coraggiose, ben definite in una società che prevede per loro molto lavoro e ben poca soddisfazione. Sanno farsi rispettare le Cholitas, sono toste, non si fanno sottomettere dagli uomini, non accettano le violenze e sudano sui campi per guadagnarsi da vivere. Sempre a testa alta.

Ma anche le donne più forti hanno bisogno di scaricarsi, di divertirsi, di giocare. Di trovare un’alternativa alla quotidiana povertà che è compagna presente delle loro vite. Ed eccole, allora, le “Cholitas Luchadoras, le ragazze che hanno deciso di fare del pugilato un sport anche per donne. Succede ad El Alto, a 4000 metri di altezza, dipartimento di La Paz, Bolivia.

Qui le donne si cuciono i loro vestiti di scena che cambiano spesso durante gli incontri, ma senza cambiare il loro modo di essere. Niente vestiti “comodi”, lottano con le loro gonne lunghe, ruote colorate che si muovono con i loro calci sgraziati eppure potenti. Le loro trecce diventano fruste da usare contro l’avversario.

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Anche il calcio è diventato “roba da donne”. La domenica si gioca, nel campo fangoso con le porte fatte con oggetti di fortuna. Un po’ come si fa quando si gioca al campetto da ragazzi. Due borse di sassi, due vasi di fiori. Non importa. Unico uomo ammesso : l’arbitro.

Non hanno scarpe da ginnastica, a volte sandali, a volte pezze tenute insieme da altri stracci logori. Ma non rinunciano. I ruoli si tramandano da madre a figlia, non si insegna solo a coltivare, a filare, ma anche a dribblare e parare.

Chi vince porta a casa un montone, un pallone, una lattina di Coca Cola. Premi semplici, contesi, sudati. Squadre di amiche che diventano avversarie il tempo di novanta minuti. Poi bisogna tornare a lavorare nei campi, a stare curve su quel terreno arido che mal si piega alla coltura.

Aspettando un’altra domenica, un campo da calcio e un ring.

Ilaria Bortot

 


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1 Comment

  • Ilaria,io sono boliviano di Assincion de la Paz,non lo sai che le Chole sono machi evirati da piccoli,Cholados lo facevano gli aztechi per offrire un’omo efeminello agli dei della fretilida.Escusame para el mio italino no perfecto,estudia i regarda los hombres

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