Germania: ebrei e musulmani uniti per difendere il diritto alla circoncisione

Colonia, 26 giugno 2012, la Corte d’Appello delibera il divieto della circoncisione paragonandola ad una punizione corporale e sostenendo il principio del consenso obbligatorio. Secondo la sentenza infatti, la pratica religiosa va vietata se è contraria alla volontà del nascituro di poter decidere da solo, in seguito, sulla sua appartenenza religiosa.

Il caso era scoppiato in seguito alle complicazioni sorte dopo un intervento su un bambino di 4 anni che aveva riportato infezioni ed emorragia. La pratica, già vietata dall’Ordine dei medici tedesco è centrale nel culto sia ebraico che islamico. In Germania infatti, vengono praticate circa 50 mila circoncisioni l’anno, circa il 15 per cento della popolazione.

A difesa del loro diritto musulmani ed ebrei insieme hanno manifestato ieri in piazza a Berlino. Erano oltre cinquecento schierati a Bebelplatz, uniti allo stesso grido attivisti israeliani, ebrei in abiti tradizionali e anche alcuni  cattolici.

Il presidente della conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldscmidt ha definito la sentenza “il più grave attacco alla vita degli ebrei dai tempi dell’Olocausto”, mentre il Ministro degli Esteri Guido Westerwelle ha subito dichiarato che la libertà religiosa in Germania non è assolutamente messa in discussione, definendo la circoncisione una “espressione di pluralismo religioso”.

La settimana scorsa il Land aveva cercato di ovviare al problema decretando che non sarebbero stati perseguiti penalmente coloro che effettuano circoncisioni a patto che si tratti di medici, che vengano usati degli anestetici e che i genitori firmino un permesso che dichiara le motivazioni di tipo religioso. Questo aveva provocato l’insurrezione della comunità ebraica di Berlino in quanto i mohel, i circoncisori ebrei di professione, sarebbero diventati illegali, in quanto il loro rito religioso non prevede in alcun caso l’uso di anestetici.

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Ilaria Borbot


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