Siamo in Valgobbia, a Lumezzane, provincia di Brescia. Sui manifesti elettorali affissi da Sel, che ritraggono Formigoni e Maroni intenti a scambiarsi un bacio sotto lo slogan “ Mai più Roberto”, è apparsa una scritta, che nasce forse come risposta al messaggio provocatorio del partito di sinistra, ma che di scuro scade nella logica dell’insulto nei confronti della comunità gay: “E basta ricchioni”.
“Rivendicata” prontamente da Forza Nuova, la provocazione è stata successivamente spiegata dai militanti neofascisti: “La nostra azione, oltre a schierarsi indistintamente contro tutta la casta politica, rappresenta un chiaro riferimento della difesa dei valori tradizionali e una sicura barricata contro l’orgoglio omosessuale, che oggi troppo spesso viene sbandierato su tutti i canali di informazione, non solo da Nichi Vendola ma da tutta la lobby gay”.
Il gesto del movimento di estrema destra sembra ridurre una provocazione politica a una questione legata alla mera “libertà sessuale”. Infatti, se il manifesto di Sel voleva lanciare un messaggio prettamente politico, quella di Forza Nuova appare come un’azione offensiva, nonostante le spiegazioni e le letture offerte dai militanti.
Da un lato, cioè, la denuncia della connessione tra il Pdl e la Lega, ovvero quella stretta rete di rapporti politici che ha contraddistinto il governo regionale lombardo nel suo recente (e travagliato) passato. Dall’altro, una volgarizzazione del confronto, un insulto mosso agli omosessuali da un movimento di certo non nuovo a degenerazioni omofobe.
Il manifesto che riporta la frase “E basta ricchioni”, infatti, segue di una sola settimana un altro gesto, compiuto invece a Bologna: sui muri del Cassero, sede dell’Arcigay cittadino, era apparso uno striscione con su scritto “ “Le perversioni vanno curate”, firmato Forza Nuova. Anche in quel caso, i toni erano quelli dell’insulto. E, ancora una volta, nulla che potesse essere considerato alla stregua di un confronto politico.
Emilio Garofalo
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