Umbria Jazz, il ministero blocca i finanziamenti. “Non è cultura italiana”

Mancanza di alcuni “criteri di qualità” nel festival e perché “il jazz non è espressione diretta della cultura italiana”. Sarebbero questi i motivi addotti dal ministero dei Beni Culturali per giustificare il mancato rinnovo del finanziamento all’Umbria Jazz e alla sua versione invernale, l’Umbria Jazz Winter. La giustificazione del ministro Ornaghi lascia quanto meno perplessi se si pensa che l'”Umbria Jazz”, che porterà sul palco di Perugia dal 5 al 14 luglio 2013 la sua  quarantesima edizione, e “Umbria Jazz Winter” che dal 28 dicembre al 1 gennaio ad Orvieto aprirà i battenti della ventesima edizione, rappresentano una risorsa importantissima per l’economia della regione, un’attrattiva rilevante per il turismo culturale oltre che eventi di fama internazionale tanto da annoverare nei propri palinsesti artisti come Dee Alexander, Pedrito Martinez, Flavio Boltro, Giovanni Tommaso e Pietro Tonolo, il Nashville Gospel Superchoir di Bobby Jones, Danilo Rea e Roberto Gatto,  Gino Paoli e il nuovo talento jazz mondiale Gregory Porter.

Sul fronte degli incassi si parla per l’edizione dell’Umbria Jazz di quest’anno di cifre di poco inferiori al un milione di Euro a fronte di 1,2 milioni dell’anno precedente. La prima edizione nell’Italia della crisi “vanta” però un cartellone ridotto rispetto all’edizione che l’ha preceduta ( 180 concerti nel 2012, circa 260 nel 2011). Una riduzione nel programma dovuta principalmente ad una riduzione del budget  che sebbene abbia comportato delle limitazioni, ad esempio nella gestione di alcuni eventi particolari quali il concerto di
Sting, ha comunque mantenuto alta la qualità di un evento musicale in cui trova principalmente spazio il jazz di qualità ma anche altre tipologie musicali (Sonny Rollins, Sting, Erykah Badu, Ralf).

Immediata la risposta al ministro Ornaghi da parte dell’assessore regionale alla cultura Fabrizio Bracco che sollecita “il Governo affinché contribuisca con il Fondo dello Spettacolo a sostenere Umbria Jazz e Umbria Jazz Winter, riconoscendo alle manifestazioni ciò che a loro è dovuto, vale a dire l’alto valore culturale e qualitativo” sottolineando lo straordinario valore artistico della manifestazione orvietana a cui, ogni anno, prendono parte i più grandi nomi del jazz mondiale. “I costi della manifestazione – spiega l’assessore – sono stati finora sostenuti prevalentemente dalla Regione, dagli enti locali e dal sistema Umbria. Ad essi, solo in casi eccezionali, si sono aggiunti contributi di fonte ministeriale. L’ennesimo taglio rischia di rendere ancora più difficile, in questo periodo di crisi, la sopravvivenza della manifestazione”.

Dello stesso avviso Renzo Arbore che in qualità di presidente dell’Associazione Umbria Jazz otlre che di musicista, difende  il valore della manifestazione che dall’estate 1973 porta in Umbria nomi noti della musica mondiale rappresentando uno dei migliori biglietti da visita per l’Italia sul palcoscenico musicale internazionale. “Mi permetto – commenta Arbore – di suggerire affettuosamente al ministro Ornaghi di avvalersi di collaboratori più preparati perché Umbria Jazz, sia nell’edizione estiva che in quella invernale di Orvieto, è una delle eccellenze italiane per le quali siamo conosciuti nel mondo. E non solo nell’ambito Jazz. Dopo il Festival di Venezia e quello di Sanremo per notorietà e qualità nel mondo viene proprio Umbria Jazz.
Che il Jazz poi non sia musica italiana è un grave errore che il prossimo anno, grazie al sottoscritto, con filmati e testimonianze, risolveremo documentando come il Jazz sia stato inventato in verità per un terzo proprio dalle comunità italiane. Una storia tutta da vedere. Siamo un’eccellenza, proprio come la Ferrari”.  Il jazz in qualità di veicolo promozionale dell’Italia all’estero “è secondo solo al melodramma e certamente è davanti alla canzone e alla musica pop” ricorda il musicista ribadendo, a sostegno della sua tesi,
che diverse testate non solo europee, come il New York Times, hanno più volte raccontato ed elogiato lo stile italiano “ormai non più secondo a nessuno per preparazione, innovazione e qualità” del festival. “Musicisti come Bollani, Rea, Rava, Petrella, Fresu  – afferma – sono ormai i migliori al mondo e non lo diciamo noi ma la
stampa specializzata e il successo di pubblico che i loro concerti nel  mondo suscitano. Umbria Jazz è il festival jazz più importante del mondo, secondo solo forse a Montreal in Canada che pure non gode dello stesso appeal con la sua formula week-end”.

Valentina Ersilia Matrascìa


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