Solidarietà. E’ all’insegna di questa nobile virtù che a Vittoria, città sconosciuta ai più situata nel territorio ragusano, si è creato un centro in cui ospitare cittadini extracomunitari o in gravi difficoltà economiche, strappandoli così alla brutale vita della strada.
A capo di questo gesto di estrema umanità c’è Padre Beniamino Sacco, che da circa sei anni ospita immigrati provenienti da ogni paese: tra Tunisini, Egiziani, Senegalesi, Cinesi e tanti altri. Fino adesso hanno vissuto nei locali limitrofi alla chiesa “Spirito Santo” più di 2000 persone.
All’inizio ovviamente non è stato semplice, il centro di accoglienza era un magazzino adibito a dormitorio in cui mancavano anche i servizi igienici, ma andando avanti nel tempo sono state realizzate ampie camere da letto, una sala da pranzo, un cortile attrezzato di panchine per il relax e la socializzazione, e un campo sportivo con relativa tribuna.
Socializzazione, parola fondamentale in una comunità dove convivono in pace e nel reciproco rispetto diverse etnie contemporaneamente: un insegnamento che purtroppo spesso è dimenticato da una società come quella italiana che ormai può di fatto definirsi multietnica.
Il lavoro di Don Beniamino è stato supportato da diverse associazioni, che grazie a donazioni hanno spinto economicamente lo sviluppo del progetto: “Ospitiamo 80 persone a dormire, senza differenze, e c’è sempre un posto libero per chi ha bisogno. – racconta dopo una serata di beneficenze – Prepariamo duecento pasti al giorno. Ogni mese distribuiamo alimenti a 950 famiglie che sommandosi diventano cinquemila persone. Mi piace citare una frase: nello stipendio di ognuno di noi, i poveri ci devono entrare. Lo stabiliamo noi quanti ne possono entrare. – continua – Quando la sera si va a letto dopo aver fatto qualcosa di bello agli altri, penso che si dorma meglio sentendosi più gratificati. Diversamente non so quale sensazione si provi”.
L’Associazione di Padre Beniamino è una delle maggiori nel territorio regionale, e mira non solo ad ospitare, ma anche ad inserire gli ospiti nel tessuto sociale, trovandogli un’occupazione.
Ma l’integrazione non è sempre immediata, i passaggi burocratici attraverso cui avviene il riconoscimento concreto di queste persone sono spesso lenti e complessi, e complicano non di poco la vita di chi arriva in Italia: “Ci sono bisogni primari – spiega il prete – che vanno considerati con urgenza. Ci troviamo di fronte a gente disperata che non ha un lavoro e che anche quando ce l’ha viene puntualmente sottopagata. Quando non si mangia è facile diventare schiavo dell’altro e questa situazione di forte disagio rischia di degenerare in una sommossa. Per questo abbiamo realizzato un’azienda agricola finalizzata all’inserimento occupazionale. Vogliamo che gli immigrati siano protagonisti attivi e artefici del proprio lavoro. C’è tutta una dinamica che può favorire l’integrazione: noi qui non lavoriamo per loro ma con loro. Alla fine di questo percorso non esiste più italiano o straniero”.
Anche le istituzioni provinciali sostengono l’opera del Don, favorendo quindi anche un riscatto sociale da parte degli immigrati, che spesso vengono etichettati come causa di ogni male: “Bisogna far comprendere alla gente che l’immigrazione è presupposto fondamentale dell’evoluzione sociale, non una minaccia”, è questo il punto focale del pensiero di Padre Beniamino Sacco.
Gioacchino Andrea Fiorentino
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