Jojo, “Batman” dello ius soli: sindaco a Roma senza cittadinanza

di Manuele Petri

“Mi chiamo Josef Yemane Tewelde, detto Jojo. Sono nato a Roma da genitori eritrei, ho 32 anni e ancora non sono cittadino italiano”. Così si presenta il “candidato” sindaco più improbabile delle prossime elezioni comunali romane. “La cittadinanza l’ho richiesta appena ho compiuto 18 anni. Dopo un lungo iter burocratico mi è stata negata perché non sono riuscito a dimostrare che ho vissuto in Italia i primi 11 mesi della mia vita”. Alla scadenza del suo permesso di soggiorno, poco più che ventenne, Jojo si è così ritrovato ad essere clandestino nel Paese in cui è nato. Solo a 24 anni, grazie alla nascita della figlia avuta con una cittadina italiana, ha ottenuto un nuovo permesso di soggiorno. “Nel frattempo avevo perso la casa, cominciando a vivere per strada e covando dentro di me una rabbia che mi ha fatto soffrire per anni, fino a quando non ho deciso di incanalarla in qualcosa di positivo”.

Come Bruce Wayne diventa Batman a causa dell’omicidio dei suoi genitori, così la negazione della cittadinanza ha segnato Josef nel profondo spingendolo a lottare per quello che considera giusto. Per lui tutto nasce sempre dalla presa di coscienza di problemi vissuti in prima persona: “Vivere per strada da clandestino è stato duro, avevo paura di ogni volante che passava. Sulla mia pelle ho capito quanto sia importante il diritto alla casa e alla cittadinanza”. Sono arrivate così le prime occupazioni con Action, movimento popolare che promuove il diritto alla casa. Poi la partecipazione alle lotte sociali portate avanti dalle realtà sempre in fermento dei centri sociali romani.

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Lo stesso fuoco lo ha spinto ora a candidarsi a sindaco di Roma pur essendo incandidabile. “La rivolta avvenuta a Rosarno nel 2010 mi ha profondamente colpito perché ha dimostrano come gli stranieri che vivono in Italia stiano prendendo coscienza dei propri diritti”, sottolinea Jojo, “Ora è il momento delle seconde generazioni: con la mia candidatura voglio creare un corto circuito nel sistema”.

Un primo cittadino senza cittadinanza: una provocazione troppo efficace per rimanere una sparata tra amici. Così, oltre all’adesione dei centri sociali, arriva anche quella del Partito Pirata e intorno alla sua “candidatura” si forma un piccolo movimento di persone che da anni lottano nel sottosuolo di una città il cui tessuto sociale è sempre più disgregato.

Dall’entusiasmo scatenato con la sua folle proposta è nata poi l’idea di un programma radiofonico su Radio Sonar, web radio che ogni martedì alle 13.30 ospita “Jojo Che?”. Durante la trasmissione Josef tratta i temi della sua campagna elettorale: cittadinanza e Ius soli, voto per gli stranieri residenti, housing sociale, reddito minimo garantito, chiusura dei Centri di Identificazione ed Espulsione, legalizzazione delle droghe leggere, ripensamento delle carceri come strumento di pena. E’ un’agenda politica piena di istanze che arrivano dalla strada e lontana anni luce dai salotti in stile “Porta a porta”. Come Batman (quello vero, non Fiorito…) Jojo non ha superpoteri, ma primordiale sete di giustizia.

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Le sue proposte sono molto semplici, a volte ingenue. L’atteggiamento ricorda quello del Movimento 5 Stelle, “noi però non abbiamo bisogno di un leader come Grillo”, ci tiene a sottolineare Josef. Il modello è comunque quello della democrazia liquida, della partecipazione diretta alla vita democratica, delle piazze e delle strade da riconquistare.

Come il prossimo 1 marzo, quando nella giornata dello sciopero dei migranti, Jojo ed il suo “movimento” invaderanno il Campidoglio con gommoni e canotti per manifestare contro le politiche dei respingimenti e per il diritto di cittadinanza.

Anche se oggi questo ragazzo con i dread e un sorriso coinvolgente sembra aver sopito la sua rabbia, dentro di sé continua a fare i conti con il passato, “ancora mi rifiuto di chiedere la cittadinanza che potrei ottenere in quanto genitore di una bambina italiana, non ce la faccio…”.

Il prossimo 26 e 27 maggio se votate a Roma non cercate il suo nome sulla scheda elettorale, cercate dentro di voi quella rabbia positiva che può cambiare le cose.


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