“In verità vi sono state vietate le bestie morte, il sangue, la carne di maiale” (Corano 2: 173)
La carne di maiale è vietata dai precetti della legge islamica e questa sopra menzionata citazione coranica ne è una delle diverse enunciazioni che ritroviamo nel testo sacro di questa religione. Ciò che è invece lecito va sotto il nome di Ḥalāl, un concetto che oltrepassa il solo ambito alimentare, sebbene oggi nel mondo occidentale si riferisca quasi esclusivamente a ciò.
Sembra però un periodo piuttosto sfortunato per i consumatori di questo tipo di alimenti: dopo i recenti fatti di Londra, dove sono state ritrovate tracce di carne di maiale nelle salsicce di pollo Ḥalāl destinate a 15 scuole elementari, e dopo quanto recentemente accaduto in Svizzera, questo argomento è tornato alla ribalta oggi.
Ci troviamo in Norvegia dove la Mattilsyn, l’autorità norvegese per il controllo alimentare, ha denunciato la presenza di cospicue quantità di carne di maiale in prodotti etichettati e venduti come Ḥalāl. Questi prodotti ora incriminati, il cui contenuto di carne di maiale si aggirerebbe intorno dal 5 al 30 %, erano destinati ad essere commercializzati in diversi rivenditori di kebab e in alcune pizzerie.
L’autorità norvegese, nella persona della sua consigliera Catherine Signe Svindland ha annunciato che partirà presto una denuncia nei confronti della società di distribuzione alimentare Kuraas, accusata. “In un prodotto Ḥalāl, non dovrebbero esserci tracce di maiale, non pensiamo sia un incidente, ma una frode” queste le parole della consigliera del Mattilsyn, secondo quanto riferisce l’Orient le jour.
Il gruppo Kuraas, da parte sua, si dichiara innocente ed estraneo da ogni responsabilità e fa sapere che “Noi acquistiamo enormi quantità di carne halal e possiamo mostrare le fatture che corrispondono a ciò che abbiamo acquistato e venduto” e giustifica l’errore sostenendo fosse dovuto ad una “defaillance della catena”.
Stefano Zambon
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