Immigrazione, divorzio breve, 8xmille, droghe leggere e abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Sono questi i temi dei quesiti della campagna referendaria Cambiamo Noi.
“Quando la politica dei partiti è paralizzata, tocca ai cittadini attivare la democrazia. Le vere riforme si realizzano così. Cambiamo noi, con i Referendum!”, è lo slogan della neonata iniziativa che sta iniziando a farsi spazio sui social e nelle community.
Immigrazione. Si chiede l’abrogazione di due norme del pacchetto sicurezza del 2009. Governo Berlusconi, Maroni all’Interno. Si tratta degli articoli 4 bis e 5 bis del Testo Unico sull’Immirazione, i quali prevedono una serie di norme restrittive sul permesso di soggiorno legato alla stipula del contratto di lavoro. In questo modo si intende tornare a un regime più lieve , come quello della Turco-Napolitano del 1998, con l’obiettivo di sfavorire il lavoro al nero e la microcriminalità organizzata.
Il secondo punto chiede l’abrogazione dell’articolo 10 bis del medesimo testo. Articolo introdotto dalla Bossi-Fini del 2002 che prevede il reato di clandestinità: “un reato aberrante che criminalizza una condizione anziché una condotta”, si legge sul sito della campagna.
Divorzio Breve. Attualmente in Italia per ottenere la possibilità di ricorrere al divorzio, i coniugi devono aspettare tre anni dopo la separazione: “per la proposizione della domanda di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, le separazioni devono essersi protratte ininterrottamente da almeno tre anni per far tempo alla avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale anche quando il giudizio contenzioso si sia trasformato in consensuale.” (art. 3 legge 898/1970).
Con il referendum si chiede di abolire questo punto, alleviando così i costi sociali e giudiziari e snellendo le tempistiche relative .
8xMille. “Vogliamo che la quota relativa alle scelte non espresse sull’8xMille (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno, ridistribuita alle confessioni religiose) rimanga in capo al bilancio generale dello Stato.” In questo modo i cittadini avrebbero una maggiore libertà di scelta senza influire negativamente sulle attività caritatevoli, dichiara il comitato, dal momento che negli ultimi vent’anni il fondo si è quintuplicato.
Droga. A causa delle convenzioni internazionali stipulate dall’Italia, non è possibile ottenere per via referendaria la legalizzazione delle droghe leggere. Cambiamo Noi propone di abolire la carcerazione per i fatti di lieve entità: coltivazione in casa, possesso e trasporto di piccole e medie quantità, condotte borderline tra consumo personale e piccolo spaccio. Rimarrebbe in vigore la pena pecuniaria: multe tra i 3 e i 26mila euro. L’obiettivo è di svuotare le carceri da chi commette reati di lieve entità e sensibilizzare l’opinione pubblica verso un futuro in cui le droghe leggere potrebbero essere legalizzate anche nel nostro paese.
Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Il referendum nasce con lo scopro di abrogare l’intero sistema di ricezione dei fondi per i vari partiti politici. Resterebbero le erogazioni libere, le norme relative all’uso di locali per attività politica, il tetto alle spese elettorali comunali ed europee e le varie norme sulla trasparenza.
Cinque aree di intervento con relative proposte. Non c’è pura critica fine a se stessa, ma la voglia e l’energia di mobilitarsi e attivarsi per il proprio paese. La campagna riceve il sostegno, oltre che delle prime centinaia di persone, di: Radicali italiani, Partito socialista italiano, Forum Droghe, A buon diritto, Associazione Luca Coscioni, Uaar e molte altre associazioni.
Per aderire o ricevere maggiori informazioni basta visitare la pagina http://www.cambiamonoi.it/, dove è possibile trovare materiale informativo, seguire lo sviluppo della campagna e aiutare concretamente il comitato referendario. Le possibilità sono molteplici: da una semplice donazione a un supporto in prima linea come divulgatore nei social network o nella piazza del proprio comune.
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