Il paese che eleva il lavoratore emigrante al rango di “eroe nazionale”

In un mondo sempre più globalizzato, la questione dell’emigrazione lavorativa assume un’importanza cruciale, intrecciando destini personali, economie nazionali e politiche internazionali. Un paese che ha saputo riconoscere e onorare il valore e il sacrificio dei suoi lavoratori emigrati è le Filippine, che ogni anno celebra il “Filipino Migrants Day” il 7 giugno. Questa giornata, nota anche come “Araw ng Pasasalamat” (Giorno del Ringraziamento), commemora la sottoscrizione dell’Atto della Repubblica 8042, meglio noto come Migrant Workers Act del 1995, una pietra miliare nella tutela dei diritti dei lavoratori filippini all’estero, stimati in circa 10 milioni.

Il “Filipino Migrants Day” non è soltanto una festività nazionale, ma un momento di riflessione profonda sul significato del lavoro migrante in un contesto globale. Questi lavoratori, definiti come “eroi nazionali” (bayani), con i loro sacrifici personali e professionali, contribuiscono in modo significativo all’economia filippina attraverso le rimesse inviate alle famiglie, svolgendo un ruolo fondamentale nel sostentamento di milioni di nuclei familiari e nell’economia del paese.

Tuttavia, dietro l’etichetta di “eroe nazionale” si nascondono storie di lotta, sacrificio e talvolta solitudine. Molti di questi lavoratori si trovano a fronteggiare sfide immense, tra cui la separazione dalla famiglia, le difficoltà di adattamento a nuove culture e ambienti lavorativi e, non di rado, la discriminazione e l’abuso. Nonostante ciò, la loro resilienza e determinazione rimangono incommensurabili, evidenziando la necessità di un maggiore riconoscimento e tutela a livello internazionale.

Proprio come il Mother Language’s Day del Bangladesh è stato trasformato dall’UNESCO nel 1999 nella Giornata Mondiale del Linguaggio, si propone che il “Filipino Migrants Day” possa ispirare un riconoscimento globale del contributo dei lavoratori migranti ovunque. Questo non solo aumenterebbe la consapevolezza sulle loro sfide e contributi, ma anche stimolerebbe politiche più inclusive e di supporto da parte dei paesi ospitanti e delle organizzazioni internazionali.

In occasione del “Filipino Migrants Day”, una figura di spicco della cultura filippina, la leggenda musicale Heber Bartolome, ha condiviso un messaggio esclusivo di coraggio e orgoglio per tutti i lavoratori filippini all’estero, sottolineando l’importanza del loro lavoro e il valore del loro sacrificio. Questo gesto simbolico riflette la profonda stima e gratitudine che il popolo filippino nutre verso i suoi “bayani”, riconoscendone il ruolo cruciale non solo nell’economia nazionale, ma anche come ambasciatori della cultura e valori filippini nel mondo.

Messaggio per tutti i filippini emigrati per lavoro all’estero:

“Noi desideriamo prosperità,
noi cerchiamo la pace,
cerchiamo l’unità,
cerchiamo l’onore della nostra stirpe,
aspiriamo ad elevarci e ad avere il rispetto in tutto il mondo.
Ma se noi non abbiamo chiara e vibrante la nostra cultura,
tutto questo sforzo è difficile da raggiungere.
Abbiamo bisogno di rilanciare e promuovere la nostra cultura kayumanggi (il tipico colore della pelle filippina, ndr),
godetevela intimamente,
perché la nostra arte e la nostra cultura sono le radici dell’albero che fa sbocciare i nostri ideali.”

 Heber Gonzalez Bartolome (nato il 4 Novembre del 1948) è un cantante folk rock filippino, cantautore, compositore, poeta, chitarrista, suanotore di bandurria, bluesman, e pittore. La sua musica è stata influenzata dalla “tradizione stilistica” del folk filippino e dalle melodie religiose. Fu il fondatore di Banyuhay, una “band di protesta” che aveva come marchio di fabbrica il suono del kubing, uno strumento musicale nativo nelle Filippine. Le sue composizioni sono state descritte come una “sintesi unica di rock e blues, e ritmi etnici filippini”. La canzone di Bartolome “Nena” divenne un successo nel 1977. Il suo “Tayo’y Mga Pinoy” (Siamo i filippini) è una delle canzoni più popolari delle Filippine.

Celebrare il “Filipino Migrants Day” va oltre il semplice atto commemorativo; rappresenta un invito a riconoscere e valorizzare il lavoro migrante come pilastro fondamentale della società globale contemporanea. Onorare il sacrificio di milioni di lavoratori migranti significa anche impegnarsi per migliorare le loro condizioni di vita e lavoro, promuovendo politiche di inclusione, tutela dei diritti e sostegno, affinché il loro viaggio non sia solo un percorso di sacrificio, ma anche di speranza e riconoscimento.


Profilo dell'autore

Stefano Romano
Stefano Romano
Nato a Roma nel 1974, si è laureato nel 2001 in Psicologia ed estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma. Nel 2010 ha iniziato a fotografare le comunità migranti di Roma e dal 2013 tiene il corso di “Fotografia come mediazione culturale”. Ha insegnato fotografia alla Universiti Sains Malaysia, in Penang, nel 2018\2019.
Ha pubblicato: “Kampungku Indonesia”, “Sweet Light” (Mizan, 2010\2018), ristampato in inglese in Bangladesh (Agamee Prakshani, 2020), “Saying it from the heart #USM style” (Penerbit USM, 2019), “My Malaysian Tales” e “My Bangladesh Tales” (2020\ 21, Lulu.com). Scrive sul blog soccamacha.blogspot.com

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