I nazisti greci che combattono in Siria al fianco di Assad

Uomini dell’organizzazione nazional-socialista greca chiamata Mavros Krinos (μαυρος κρινος, cioè “Giglio Nero“) hanno preso le armi e sono andati in Siria per combattere al fianco delle truppe fedeli a Bashar al-Assad. Emerge dall’intervista che il quotidiano greco di estrema destra “Dimokratia” ha fatto a Stavros Libovisis, uno dei membri del gruppo nazista ellenico. L’intervista, risalente a luglio, è diventata virale grazie alla recente traduzione del blogger Glyko Symoritis.

Il militante interpellato ha dichiarato che l’organizzazione, avente struttura autonoma, è stata per anni in contatto con i “fratelli in armi siriani”; starebbero combattendo al loro fianco, per “difendere il suolo”, un numero di neonazisti sufficiente per formare un plotone. Sono principalmente cittadini della classe lavoratrice, stando a quanto affermato da Libovisis, “altamente politicizzati, che rifiutano i corrotti partiti politici e che hanno però compreso in pieno i piani delle autorità internazionali e degli usurai globali” e che non hanno alcuna esperienza militare.

Il conflitto in Siria sarebbe solo l’ennesimo capitolo dell’espansionismo della “dittatura della macchina da guerra americano-sionista”, desiderosa di trasformare la nazione araba in un “bordello capitalista” e di renderlo un “mercato per i McDonald’s e gli Starbucks”. L’esponente neonazista continua la sua analisi lodando “l’eroica Hezbollah” e i cristiani ortodossi che starebbero lottando per una “Siria libera e nazionalista” e criticando il silenzio della Chiesa greco-ortodossa, e in particolare dell’Arcivescovo Ieronymos e del Patriarca Bartolomiou, sui cristiani uccisi dai “mercenari di Qatar e Arabia-Saudita” (e su Hezbollah e Assad anche i neonazisti di Alba Dorata hanno le idee chiare).

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L’intervista termina con il pessimismo riguardo alla sorte dei religiosi cristiani rapiti da gruppi legati all’opposizione armata: “Troviamo abbastanza difficile credere che sopravviveranno all’incontrollabile mania dei mercenari, i media occidentali spesso nascondono la tragica conclusione di questo tipo di avvenimenti perché hanno paura delle reazioni delle comunità religiose e, nello stesso tempo, di esporre le persone a escalation di violenza in tutta l’area mediorientale“.


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