I numeri parlano chiaro: un numero incredibile di famiglie ricorre al lavoro domestico di assistenza, che diventa quindi un punto nodale per il welfare. L’indagine Censis del 2013, condotta presso un campione di 1500 collaboratori domestici individuati su tutto il territorio nazionale, consente di approfondire le caratteristiche di questo universo sempre più rilevante di lavoratori. Prevalentemente donne (82,4%) e di età intermedia, tra i 36 e 50 anni (56,8%), la maggioranza dei collaboratori che lavora presso le famiglie sono migranti (77,3% del totale), sebbene la loro presenza sul territorio sia abbastanza diversificata. Mentre infatti al Nord e al Centro è quasi esclusiva (al Nord sono stranieri l’81,4% dei collaboratori e al Centro l’81,7%), al Sud si registra una significativa incidenza di italiani, pari al 35,7%.
In occasione del 30° anniversario dalla sua fondazione, Assindatcolf – Associazione Nazionale tra i Datori di Lavoro Domestico – ha deciso di organizzare un convegno per analizzare tutti i temi legati al lavoro domestico, con uno sguardo complessivo a una realtà molto più complessa di quanto possa apparire. Il convegno – che ha il Patrocinio della Camera dei Deputati – si è tenuto oggi alle ore 09.30 a Roma presso Palazzo Montecitorio.
“Oltre agli obiettivi interni, quali la celebrazione del 30° dalla costituzione e la volontà di far conoscere di più l’Associazione e le Sue attività – spiega il Andrea Zini, Vice Presidente Assindatcolf – abbiamo voluto andare a toccare anche temi sociali, che non sono primari nella nostra missione, ma sono fondamentali per poter capire tutte le dinamiche del settore e, in parte, anche le dinamiche sociali della evoluzione della società italiana di cui le famiglie sono il nucleo primario. In questo studio abbiamo voluto inserire anche una domanda concreta di aiuto che le famiglie datrici di lavoro incessantemente ci segnalano: la gravosità dell’assistenza ai familiari non autosufficienti, sia per il tempo che per la spesa che i singoli nuclei debbono sostenere. Pensiamo solo ai malati di Alzheimer che in Italia sono 520.000 e i nuovi casi si stimano in 80.000 all’anno. Dati destinati ad aumentare, considerando l’attuale andamento demografico e il conseguente invecchiamento della popolazione”.
Tant’è che il quadro tracciato dall’indagine Censis-Aima, che ha indagato il punto di vista dei “caregiver” (le persone della famiglia responsabili della cura del malato), evidenzia nel modello di assistenza ai malati di Alzheimer l’aumentato ricorso alle badanti. Le famiglie infatti che ricorrono alla badante sono complessivamente il 40,9% del campione, con una prevalenza (24,4%) di situazioni in cui la badante convive con il paziente, mentre nel 16,5% dei casi vive altrove. Si tratta soprattutto di badanti straniere (32,7% del campione complessivo contro l’8,2% di famiglie nelle quali la badante è italiana).
“Quello del lavoratore domestico non è più un lavoro di scorta – afferma sempre il Dr. Zini – ma non è nemmeno un lavoro completamente riconosciuto. Non parlo delle dinamiche contrattuali che, anche con le mitigazioni esistenti, sono estremamente onerose per le famiglie che non sono organizzate come imprese e quindi subiscono maggiormente tutta la burocrazia del settore lavoro. E’ anche per questo che il lavoro nero è stimato pari se non superiore al lavoro regolare. Ma oggi questa situazione non si può più tollerare perché parliamo di 2.000.000 di lavoratori (è certamente tra i primi 5 CCNL a livello Italiano se consideriamo anche il sommerso e rientra tra i primi 10 in ogni caso) che presto o tardi, tra 10-20-30 anni, saranno anziani e chiederanno una prestazione pensionistica, tutta o in parte a carico dello Stato. Occorre affrontare oggi il problema e, soprattutto, affrontarlo in modo che sia “logico” essere in regola, altrimenti non emergerà mai il lavoro nero del settore.”
Nell’ultimo decennio tutta l’area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie ha costituito per il nostro Paese un incredibile bacino di crescita occupazionale. Il numero effettivo dei collaboratori che, con formule e modalità diverse, prestano la loro attività presso le famiglie è passato da poco più di un milione del 2001 agli attuali 1 milione 655 mila (+53%). Nel 2011 quasi 2 milioni 600 mila famiglie (il 10,4% del totale) si sono rivolte al mercato, per acquistare servizi di collaborazione, di assistenza ad anziani o altre persone non autosufficienti e di baby sitting.
Nelle attività di assistenza alla persona sono molto più coinvolti i collaboratori stranieri (68,1%) rispetto ai loro colleghi italiani che lo fanno nel 33,3% dei casi. La maggioranza proviene dai paese dell’Est Europa (complessivamente il 55,4%), e il particolare dalla Romania (primo paese di origine), Ucraina (primo paese di provenienza dei collaboratori che operano al Sud). Ma anche le Filippine costituiscono un bacino importante di offerta di lavoro, visto che ben il 7,8% proviene da quest’area.
La variabile della regolarità contrattuale divide, di fatto, l’Italia in due: nel Nord, dove l’inadempienza totale si limita a casi marginali (riguarda il 9,9% dei lavoratori) e in quasi la metà dei casi le famiglie rispettano per intero le regole esistenti (47,3%); dall’altro, il Centro e il Sud, accomunati dalla scarsa percentuale di rapporti di lavoro “totalmente regolari”. In particolare, al Sud c’è una percentuale altissima di “nero” totale (nel 53,9% dei casi non c’è alcun pagamento di contributi), al Centro questa è più bassa (33,9%) ma si aggiunge a un’area altrettanto ampia di irregolarità parziale (35,6%), casi nei quali le famiglie versano solo parte dei contributi.
“E’ questa la realtà in cui oggi ASSINDATCOLF nel trentesimo della Sua fondazione si trova ad operare”, afferma il Presidente Renzo Gardella, “ed è proprio per questo aspetto che abbiamo pensato ad un convegno, non impostato sul ricordo del cammino percorso, bensì proiettato a immaginare il futuro di quel settore del lavoro che tanta importanza ha nella vita quotidiana di tutti. Per quanto ci riguarda, quindi, questo Convegno lo vogliamo considerare non un punto di arrivo, ma un vero e proprio punto di partenza per i prossimi anni, da cui scaturiranno soluzioni e proposte, idee per lo sviluppo di sicuro interesse”.
Questo welfare che crea lavoro, non meriterebbe maggiore attenzione da parte delle Istituzioni? Bassa contribuzione e bassa pensione è una equazione che funziona, ma i lavoratori domestici arriveranno ad una pensione? La tendenza dei lavoratori domestici a stabilizzarsi in Italia e soprattutto la dimensione del settore, quasi 2 milioni di lavoratori, e del lavoro nero nel settore, non genererà una grande voragine nella previdenza italiana? Cosa si può fare? Immigrate e donne la quasi totalità dell’occupazione del settore; italiane e donne una grande parte delle “datrici di lavoro domestico”: non dovrebbe essere un problema ed una priorità per lo Stato? L’assistenza sociale e sanitaria gestita dalla famiglia è più conveniente di quella gestita dalle strutture pubbliche? Come si affronta l’emergenza che le famiglie devono gestire degli alti “costi del lavoro domestico”, tra i quali si evidenzia l’attività di cura alle persone anziane autosufficienti e non?
“Queste le domande a cui domani noi di ASSINDATCOLF, insieme a illustri ospiti e interlocutori, vorremmo dare risposte, lanciando idee, soluzioni e proposte” conclude Renzo Gardella, invitando la stampa ad approfondire questa importante tematica.
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