Non sei degno di vivere in Italia ma lo sei abbastanza da morire per questo Paese

“No allo Ius soli ma sì agli stranieri nell’esercito italiano in cambio della cittadinanza”, questa la proposta che il ministro della Difesa Mario Mauro ha lanciato in una intervista pubblicata lo scorso 28 dicembre su Libero. Alla domanda se fosse favorevole al principio dello Ius soli il ministro ha infatti risposto “Penso che più che di ius soli, in Italia avremmo bisogno dello ‘ius culturae’. Perché non facciamo una piccola modifica alla Costituzione in modo da poter consentire a chi arriva in Italia di poter fare parte delle forze armate? Questo naturalmente purché abbiano un minimo di requisiti”.

Tralasciando il fatto che è molto difficile comprendere il nesso tra cultura e forze armate, la cosa che più lascia esterrefatti è la totale ignoranza del ministro. Lo Ius soli, infatti, non riguarda “chi arriva in Italia” ma cittadini nati in Italia da genitori stranieri residenti nel nostro Paese da alcuni anni. Quindi non si capisce come ad una domanda sullo Ius soli si possa rispondere in questo modo bislacco e assolutamente irrispettoso delle migliaia di italiani di seconda generazione che attendono da anni una legge che riconosca i loro diritti.

Ma anche volendo fare finta di niente al riguardo, analizzando la proposta le perplessità (se possibile) aumentano. In pratica, secondo Mauro, i migranti non sarebbero degni di vivere liberamente in Italia ma lo sarebbero abbastanza per morire per il nostro Paese. E per avvalorare la propria tesi afferma che la stessa cosa è prevista dalla legislazione degli Stati Uniti d’America, mica la repubblica delle banane! Se è per questo negli Stati Uniti vige anche la pena di morte ma non penso che Mauro voglia introdurla nel nostro ordinamento…

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Comunque abbiamo capito che per Mario Mauro chi nasce in Italia non ha diritto ad essere italiano ma chi invece vi arriva, magari in età avanzata, e decide di arruolarsi nelle forze armate invece sì. Io la ritengo una proposta offensiva e ipocrita, non solo per le seconde generazioni ma anche per i migranti a cui il ministro strizza l’occhio. E’ evidente che molti di loro sarebbero disposti a tutto pur di ottenere la cittadinanza e crearsi finalmente una nuova vita in Italia. L’integrazione, però, è un percorso lungo e difficoltoso che non prevede scorciatoie ma uno scambio tra culture e una vera condivisione di valori.

di Manuele Petri

 


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