Sì alla nuova costituzione egiziana. Quali i punti di forza della carta

Ha vinto il sì. Il generale Abdel Fatah al-Sisi è il nuovo uomo forte dell’Egitto. Nel giorno del voto alla nuova Costituzione l’affluenza alle urne si è attestata attorno al 42% (alle elezioni del 2012, quelle vinte da Mohamed Morsi, votò il 33% della popolazione ndr). Il risultato del sì è stato strabiliante: il 95% degli elettori votanti hanno optato a favore della nuova carta che contribuisce a rilanciare la figura del capo dell’esercito e ministro della Difesa in vista delle prossime elezioni presidenziali.

Secondo la maggior parte degli osservatori la nuova costituzione offre qualche progresso nella tutela dei diritti civili, ma ha soprattutto lo scopo di rafforzare i poteri dell’esercito e la sua indipendenza dalle autorità civili. La proposta conferisce ai militari il diritto di veto sulla nomina del ministro della difesa per i prossimi otto anni e mette il bilancio dell’esercito al di fuori del controllo civile, senza abolire il diritto dei tribunali militari a processare civili. Di seguito alcuni punti di forza della nuova Costituzione.

ACCORDI INTERNAZIONALI – Lo Stato si impegna a mantenere tutti gli accordi internazionali, tra cui le convenzioni sui diritti già firmate.

DETENZIONE – Gli interrogatori dei fermati devono avvenire entro 24 ore dall’arresto e alla presenza di un avvocato. Il diritto di “restare in silenzio” è garantito. E’ previsto il diritto di ricorso in appello contro un ordine di detenzione davanti ad un tribunale, che deve confermarlo entro una settimana. In caso contrario è prevista la liberazione.

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DIRITTI DELLE DONNE – Viene garantita l’eguaglianza tra uomini e donne, affermando che lo Stato deve intraprendere le misure necessarie per garantire che le donne abbiano un’ adeguata rappresentanza nei consigli legislativi, ricoprano alti ruoli pubblici e incarichi amministrativi, siano nominate nelle istituzioni giuridiche. E’ previsto per lo Stato l’obbligo di fornire alle donne protezione contro “ogni forma di violenza”.

ESERCITO – Una clausola chiave conferisce alle forze armate il diritto di nominare il ministro alla Difesa nei prossimi due mandati presidenziali. Questo mette i militari al di sopra di qualsiasi controllo civile per otto anni e rende incerti i poteri del presidente. I gruppi per i diritti umani affermano che la nuova Costituzione non assicura alcun livello di trasparenza su bilanci e dettagli sull’impero economico delle forze armate, che comprende interessi in edilizia, costruzione di strade, acqua in bottiglia e possesso di terre. I civili potranno ancora essere processati nei tribunali militari.

GOVERNO CIVILE – La Carta “continua a costruire un Paese democratico e moderno con un governo civile”. La parola “civile”, nel senso di non religioso e non militare, ha provocato l’opposizione degli ultraconservatori islamisti che la considerano sinonimo di “secolare”. Inoltre, criticano il fatto che l’espressione usata inizialmente “potere civile” sia stata cambiata in “governo civile” per placare la loro rabbia.

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LEGGE ISLAMICA – La nuova Carta mantiene l’art. 2, secondo cui i “principi” della legge islamica, o Sharia, sono la base della legge,  presente in tutte le Costituzioni del Paese dagli anni ’70, ma elimina alcuni dettagli, presenti invece nell’epoca Morsi, che potevano essere usati per applicare una più rigida interpretazione della Sharia. Scompare anche il riferimento al ruolo di al-Azhar, principale istituzione islamica del Paese nel monitorare la legge.

LIBERTA’ DI CREDO – La Costituzione la definisce “assoluta”. La Carta del 2012 diceva che la libertà di credo era “difesa”, ma la libertà della pratica religiosa e la creazione di edifici di culto erano ristrette ai “credenti di religioni divine”, vale a dire islam, cristianesimo ed ebraismo. Tutte le richieste dei gruppi per i diritti di riconoscere anche le altre fedi sono state vane.

PARTITI POLITICI – Sono proibite le attività politiche o la creazione di partiti politici basati sulla religione, colpendo i movimenti come i ‘Fratelli musulmani’ e il loro partito ‘Libertà e giustizia’, e il partito salafita ultraconservatore al-Nour.

PRESIDENTE – Il presidente ottiene il diritto di nominare il primo ministro e al Parlamento sono date due possibilità di approvare la scelta. Il periodo limite per la formazione del governo è di 60 giorni. Per la prima volta il Parlamento ha il potere di rimuovere un presidente eletto e perseguirlo per determinati crimini. I deputati possono togliergli la fiducia e chiedere elezioni anticipate, se ottengono due terzi della maggioranza o dopo un referendum popolare.

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TRASFERIMENTI FORZATI – Sono proibiti i “trasferimenti forzati” di cui cristiani copti e altre minoranze sono stati vittime a seguito delle tensioni settarie o di piani di espansione del governo.


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