Ecco perchè voglio il Veneto indipendente (e non sono leghista…)

Leggendo le notizie riguardanti il referendum sull’indipendenza in Veneto noi della redazione di Frontiere News abbiamo istintivamente reagito quasi con fastidio, considerandolo un semplice colpo di coda del leghismo ormai in declino. Poi, però, ci siamo chiesti una cosa: quando un movimento indipendentista è legittimo? Basta che la semplice maggioranza di cittadini sia favorevole o devono esserci delle ragioni che affondano le proprie radici nella storia e nelle tradizioni di un popolo? E mentre ci ponevamo queste domande abbiamo scoperto che un nostro collaboratore veneto, Stefano Zambon, ha appoggiato il referendum ed è un convinto indipendentista. Ecco da dove nasce questo pezzo. Dalla voglia di capire e dalla considerazione che minimizzare movimenti di questo tipo ha il solo effetto di dar loro maggiore forza.

 

di Stefano Zambon

LA MIA STORIA. Ho cominciato ad interessarmi di indipendentismo Veneto circa due anni fa, quando parlarne era tabù. Sono partito da alcuni documentari sulla storia della Serenissima e da qualche curiosità sul Veneto letta su libri o blog per poi appassionarmi a tal punto da venire coinvolto anche dal punto di vista politico.

Nel periodo di maggior interesse, la mia vita ebbe una grande svolta: mi trasferii per motivi di studio a Londra. Nuovo paese, nuove abitudini e nuovi stimoli riguardanti le questioni indipendentiste, e un nome: Alex Salmond. Leader del SNP (Scottish National Party), primo ministro scozzese e uomo di quella sinistra social-democratica che si propone di trasformare la Scozia in un paese a “modello scandinavo”.

Mi accorsi di aver sempre avuto i paraocchi, di aver sempre approcciato la questione dell’indipendentismo come a qualcosa di “leghizzato”, con quel rivoltante velo xenofobo e razzista. Non era così, esisteva un indipendentismo diverso, una spinta progressista verso l’indipendenza di un popolo. Capii che l’indipendentismo in Europa non era territorio per discriminatori.

In Veneto la questione è ancora più scottante. La Lega a parole si è sempre dimostrata favorevole nei confronti della questione dell’indipendenza. Dal punto di vista legislativo e decisionale invece no. Basti pensare alla proposta Pdl 342 depositata nel consiglio regionale Veneto che richiede una consultazione popolare in Veneto per l’indipendenza. Un provvedimento bloccato da anni nei cassetti del consiglio regionale. Anche le reazioni leghiste al recente plebiscito sono state ambivalenti: dopo l’iniziale appoggio dato all’iniziativa lo stesso governatore Luca Zaia, via Twitter, si è schierato in favore di un più moderato “federalismo”.

I NUMERI.  Oggi il sentimento indipendentista, che ha radici antiche, è maggioranza nonostante il movimento sia molto frammentato al contrario di quello catalano o scozzese. Sondaggi datati gennaio 2014 davano l’indipendentismo al 56,7% (con picchi in alcune provincie del 68%).

IL PLEBISCITO. Poi è arrivato il “plebiscito”, quello di cui oggi si discute molto. Voti falsi, modalità poco trasparenti e “osservatori internazionali” mai sopraggiunti, queste le critiche. Dobbiamo però osservare che non sono molto diversi i dati del “plebiscito” da quelli dei sondaggi sopra citati ed entrambi mostrano una realtà: l’indipendentismo è maggioritario in Veneto.

Le reazioni mostrano l’incapacità italiana di accettare questo fenomeno. Molti sono stati i commenti negativi sugli aderenti al referendum bollati come “evasori fiscali” e “uomini di campagna ignoranti” il cui unico obbiettivo è quello di pagare meno tasse. Impensabile tutto ciò nel Regno Unito, dove il primo ministro David Cameron, esattamente un anno fa, ha fissato la data del referendum per l’indipendenza della Scozia al 18 settembre 2014.

Il risultato più importante ottenuto dall’indipendentismo veneto durante questo “plebiscito” è stato quello di catalizzare l’attenzione internazionale. La stampa mondiale si è mobilitata, meno quella italiana: da Russia Today al britannico Telegraph passando per l’NBC e l’iraniana Press News. La stampa italiana ha invece pubblicato i primi, timidi, articoli a plebiscito concluso. Bizzarro che il New Zealand Press abbia documentato il plebiscito ben prima del Corriere della Sera…

LE RAGIONI. Quali sono le ragioni dell’indipendentismo veneto? Domanda ardua, poiché ogni Veneto vi darà una risposta differente. Si parte dai motivi culturali, come la necessità di rivalutare una storia durata secoli ed oggi relegata a qualche striminzito paragrafetto sulle “Repubbliche marinare”. Ci sono poi motivi politici, come per esempio l’esigenza di avvicinare il potere decisionale al territorio, e motivi economici, come la gestione del residuo fiscale veneto valutato intorno ai 21 miliardi di euro annui.

Qualsiasi sia la ragione, un dato di fatto è che in Veneto l’indipendentismo cresce e crescerà. Una vera e propria coscienza indipendentista sta nascendo e tante persone, prima aliene alla politica e relegate tra le percentuali degli “indecisi” o “astenuti”, si stanno avvicinando alla causa.

PER CONCLUDERE. Guardando all’esperienza europea, si possono delineare due approcci che due governi (entrambi conservatori) hanno avuto rispetto alla questione indipendentista. Il primo, quello spagnolo, è un perentorio no ad ogni possibilità di referendum. Il secondo è quello britannico, più pragmatico (e forse democratico?) che porterà nel settembre di quest’anno la Scozia al voto per l’indipendenza.

Ancora non si capisce la linea del governo Renzi sulla questione, su cui per ora ha rilasciato solo qualche timida dichiarazione su come il Veneto sarà “priorità” nell’azione del suo governo. Quale sarà quindi il suo approccio alla questione?

 


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