“Quando vi verrà chiesto da che parte state, scegliete sempre la parte della libertà e della dignità contro l’oppressione, dei diritti umani contro la negazione dei diritti, della pace e della convivenza contro l’occupazione e l’apartheid. Solo così si può servire la causa della pace e agire per il progresso dell’umanità”.
Barhouthi Marwan, lettera dal carcere
Nella cella del carcere di Robben Island, Nelson Mandela spese molti anni della propria vita, durante il regime razzista sudafricano. Da quella stessa cella è stata lanciata la campagna “Free Marwan Barghouthi and all palestinian prisioners” per chiedere la liberazione di Marwan Barghouthi, da 19 anni nelle prigioni israeliane, e degli altri prigionieri politici palestinesi.
Sono 5224 i cittadini palestinesi detenuti in Israele. Di questi 210 sono minorenni, 21 sono donne e 187 sono in detenzione amministrativa (cioè sono stati arrestati senza processo e senza accuse). Dal 1967, invece, ben 800mila palestinesi sono stati nelle carceri israeliane, di cui 73 sono stati uccisi sotto tortura.
“Ma non sono numeri. Sono persone con volti, con storie, relazioni, figli che non hanno mai visto crescere o che non potranno mai avere. Il volto di questa campagna è quello di Marwan Barghouthi, definito da molti il «Mandela palestinese». Marwan è stato il primo parlamentare ad essere arrestato dalle forze israeliane”, ha dichiarato sul Manifesto Luisa Morgantini (già vice-presidente del Parlamento europeo), tra le promotrici della campagna.
Alla campagna hanno aderito già cinque premi Nobel per la Pace, tra cui Desmund Tutu. In Italia hanno dato sostegno alla causa con la propria adesione personalità quali Don Ciotti, Gino Strada, Moni Ovadia, Andrea Camilleri ed Ettore Scola. E da Palermo arriva un ulteriore sostegno: il sindaco Leoluca Orlando ha conferito a Marwan la cittadinanza onoraria, seguendo l’esempio di oltre 40 comuni francesi.
CHI È BARGHUTHI MARWAN – Arrestato per la prima volta a 18 anni per aver partecipato a una sommossa, Marwan è stato uno dei principali leader della Prima Intifada. Laureato in Storia e in Scienze Politiche, è stato arrestato nuovamente per le sue attività politiche nel 1987 ed esiliato in Giordania. Dopo gli Accordi di Oslo è stato eletto nel Consiglio Legislativo Palestinese; era il 1996, e Marwan difendeva il processo di pace israelo-palestinese definendolo una “necessità”.
La provocazione di Ariel Sharon del 2000 dà inizio alla Seconda Intifada. E Barghuthi torna alla lotta armata, diventando capo del Tanẓīm-Fatḥ (la branca armata del Fatḥ) da cui nasceranno le “Brigate dei Martiri di al-Aqsa”. L’esercito israeliano tenta di eliminarlo, ma senza successo.
Caduto nelle mani israeliane nel 2002, Barghūthī viene imputato di omicidio con finalità terroristiche condotto da uomini al suo comando. Condannato nel 2004 per cinque omicidi provocati da un gruppo armato, Barghūthī dichiara di essere innocente dei capi d’imputazione elevati contro di lui. In totale saranno, successivamente, 21 i capi d’imputazione per omicidio. La condanna definitiva è di cinque ergastoli.
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[…] Successivamente, a causa del suo attivismo nella resistenza, è stato condannato a 7 ergastoli. Marwan Barghouti, che è stato condannato addirittura a 65 ergastoli, ha definito le prigioni israeliane ” […]
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