Mi chiamo Hagar Haddouch, e sono iscritta al corso di studio di “Lingue, culture e civiltà dell’Asia e dell’Africa mediterranea” all’Università Ca’ Foscari. Sono una cittadina italiana di origine marocchina, musulmana, e non porto il velo.
Qualche giorno fa mentre sorseggiavo il mio caffè, comodamente seduta al bar, l’occhio mi è caduto su un articolo: “Piscina riservata alle musulmane, l’ira di Zaia : – E’ inaccettabile”. Si parla di una bella iniziativa proposta dal comune di Mestre, ovvero per un’ora e mezza, la domenica, una delle piscine comunali permetterà l’ingresso a sole donne e bambini. Dunque la piscina non è riservata a sole musulmane e proprio in questo risiede, a mio avviso, l’importanza dell’iniziativa.
Con il tempo gli immigrati diventano cittadini italiani, ma a loro, spesso di origine sociale modesta e talvolta privi di formazione scolastica, manca la base culturale per comprendere usi e costumi di questo paese. D’altronde anche noi italiani non conosciamo le culture di provenienza di questi nostri “nuovi” compatrioti e non, che ci circondano ovunque. Manca la reciproca comprensione e non si incentiva spesso l’incontro fra confessioni e comunità diverse, perché si ha paura di ciò che non si conosce.
Molti troveranno ridicolo il fatto che le donne di fede musulmana non frequentino determinati luoghi. Nell’Islam e nelle società musulmane è consigliato un certo pudore, non solo alle donne ma anche agli uomini. Per una musulmana il corpo è sacro. Noi siamo abituati a vedere qualsiasi fenomeno sotto un’ottica occidentale, ma questo non vuol dire che sia l’unica prospettiva possibile.
Così il comune ha proposto questa iniziativa: attraverso i bambini, che giocano senza essere limitati da stereotipi o pregiudizi, le mamme, di qualsiasi origine e confessione, possono iniziare a stringere amicizia.
Riguardo all’obiezione che la piscina comunale è pubblica, a maggior ragione vale la pena dedicare un’ora e mezza a questa iniziativa. E questo sulla base del principio di laicità adottato dall’Italia.
L’articolo 19 della costituzione sancisce che: “ Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o pubblico culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”, ma, soprattutto, la seconda parte dell’articolo 3 afferma che: “E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando difatti la libertà e l’uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.”
Con questa iniziativa il comune di Mestre non ha vietato l’ingresso ai non musulmani, ma solo agli uomini per un’ora e mezza. Del resto tutto l’orario della piscina è scandito da momenti diversi per categorie diverse: bambini, ragazzi, adulti, anziani, hanno precisi orari dedicati. Per quale motivo non aggiungere questa possibilità riservata a donne e bambini? Svolgerebbe oltremodo un’importante funzione sociale, evitando quelle chiusure comunitarie e radicalizzazioni che non fanno il bene di nessuno.
Dispiace vedere come un progetto tanto importante venga strumentalizzato dalla politica, dal nostro Presidente della regione e, non a caso, dall’estremismo di destra. Soprattutto ferisce e dispiace riconoscere l’assoluto disprezzo e rifiuto di un mondo che non si conosce.
Zaia avrebbe affermato: «Una situazione inaccettabile, anche perché priva di un requisito fondamentale come la reciprocità del rispetto degli usi, costumi, tradizioni, storia. Il che vorrebbe dire ad esempio che dovrebbe esserci anche per noi la possibilità di professare la nostra religione e di seguire le nostre abitudini culturali e storiche liberamente nel mondo dell’Islam».
Faccio tuttavia presente al nostro Governatore, che escludendo l’Arabia Saudita, lei è liberissimo di professare la sua fede ovunque. In Egitto, oltre il 10% della popolazione è cristiana. I cristiani egiziani sono quasi tutti appartenenti alla Chiesa Cristiana Copta, che secondo la tradizione è stata fondata da San Marco Evangelista durante l’impero di Nerone. Il Natale di Gesù Cristo, festeggiato dai copti il 7 gennaio, è una festività statale nazionale. In Marocco vivono circa 400.000 cristiani, che hanno diritto a professare il loro culto e hanno diverse chiese nel paese come la bellissima Cattedrale di Casablanca, mentre gli ebrei marocchini ricevono finanziamenti statali, diretti in particolare alla conservazione delle sinagoghe, considerate patrimonio storico e culturale del paese. In Algeria, a causa del fondamentalismo islamico, sono entrate in vigore norme in tutela dei cittadini cristiani. In Siria, nella sola città di Aleppo, vivono almeno 300.000 cristiani, e anche nel corso della tragica guerra che sta lacerando il paese, gli schieramenti politici non sono stati settari o confessionali, ma trasversali all’appartenenza religiosa. Nella capitale siriana, Damasco, risiedono ben quattro importanti figure del mondo cristiano: il Patriarca siro-ortodosso di Antiochia, il Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, e il Vescovo cattolico di rito melkita di Antiochia. In Libano, oltre un terzo della popolazione è cristiana e lo è, per legge, il Presidente della Repubblica. In Giordania, i cristiani costituiscono circa il 6% della popolazione e hanno una quota riservata di seggi in Parlamento. In tutti questi paesi, i cristiani possono praticare la loro fede ei loro usi costumi, anche quanto vietati dalla legge islamica (come la carne di maiale o gli alcolici). E tutte le donne, musulmane e non, possono vestirsi come meglio preferiscono, indossando o no il velo liberamente secondo le personali convinzioni.
“La libertà di un individuo finisce dove comincia quella di un’altro.” Parole di Zaia. Ma proprio nella sua politica di discriminazione mi sento attaccata nella mia libertà. E per chi malvagiamente insinua che le donne musulmane “si conciano come uova di pasqua”, si ricordi, che sotto la confezione, si nasconde una dolce sorpresa.
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L’intolleranza è certo figlia dell’ignoranza.
Trovo che questa lettera dovrebbe far scendere tutti noi dalle proprie posizioni preconcette e almeno farci pensare con la nostra testa.
Non voglio esprimere opinioni, sarebbe troppo facile, ma dico solo che apprezzo più chi cerca di unire di chi vuole dividere.
“Dividi ed impera “ viene troppo spesso usato dai poteri forti per usarci meglio. Cerchiamo almeno di non stare sempre al gioco, usando la nostra testa.
Grazie H.
Ciò che avrebbero da notare i lettori, a parte le questioni che l’articolo pone, è: la totale mancanza di coerenza intrinseca al testo; un uso infantile della parafrasi e scorretto della grammatica; una serie di strafalcioni che fanno intendere che il testo non sia nemmeno stato riletto per una correzione; un linguaggio e dei toni inappropriati (nonché riferimenti che ammiccano vergognosamente alla sfera sessuale); una sfilza di dati di cui non è nemmeno riportata la fonte che sembrano gettati sulla pagina del testo un po’ a caso come si fa con le decorazioni su una torta malfatta; una totale mancanza di obiettività nell’analisi della situazione delle libertà civili nei paesi islamici; argomentazioni poco approfondite che vengono cambiate ad ogni capoverso; scopo dell’iniziativa non ben chiarito e oscillante da una motivazione ad un’altra; ideologie sotterraneamente razziste che fanno di tutti i migranti persone di poca cultura e di condizione sociale bassa che non hanno i requisiti culturali per capire la cultura della società in cui vivono (praticamente talmente ignoranti e stupidi da non essere quasi in grado di stare al mondo); ecc… C’è bisogno che continui?
Si comincia così, sembra normale, giudiziosa, una buona iniziativa, ma non la condivido! Io sono cresciuta in una famiglia e in una società in cui non ho mai sentito differenze, sono cresciuta in piena autonomia, al pari dei maschi, ho sempre preso decisioni e fatto scelte indipendentemente dal fatto di essere femmina. In Italia è così, spero proprio che non cambi!
Purtroppo fra 2 organizzazioni A e B, dove A ha pochissimi divieti e B ne ha moltissimi, comporre le differenze vuol dire dare ad A tutti i divieti di B. Food for thoughts.
Carissimi tutti.Ho sposato un senegalese in seconde nozze di fede musulmana.Non vi sto a raccontare tutto quello che ho fatto per il suo paese e quante volte ho aperto la mia casa agli Imam di passaggio.Non vi sto a raccontare quanto ho lottato per portare il figlio in Italia e quanto ho dato per dimostrare che sia possibile una totale armonia tra i popoli.Il mio secondo marito e’ diventato violento,aveva mille donne,stava tutto il giorno al computer a chattare o al telefono con la famiglia in Senegal.Quando ho chiesto aiuto sono rimasta da sola e tutta la comunita’ mi ha girato le spalle.Perche’?
Articolo da condividere nei contenuti e nei toni
Non si tratta di cambiare i costumi, ma di dare più spazio alle donne, italiane e non. Non è un’iniziativa musulmana, ma tutta in rosa. A Trieste ci sono spiagge separate e nessuno si lamenta. Eppure non si tratta di un’ora e mezza…e l’Islam non centra nulla. Comunque rispetto le opinioni di chiunque le esprima civilmente ma non parliamo di islamizzazione.
Sono d’accordo con Zaia. Rispetto l’opinione della simpatica connazionale islamica, ma ritengo che in Italia ci si debba anzitutto adeguare ai costumi italiani, senza pretendere di modificarli in base agli usi dei paesi di provenienza.