Il progetto SPRAR è il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati politici.
Non si tratta di un semplice progetto di vitto e alloggio, lo SPRAR si occupa anche di integrare, accompagnare ed orientare chi ne usufruisce fino al completo ambientamento.
Diversi sono in Italia i piccoli centri che hanno aderito al progetto; tra questi anche Regalbuto, una cittadina in provincia di Enna che si prepara nei prossimi giorni ad accogliere 25 persone richiedenti asilo politico.
A spiegarlo è direttamente il vicesindaco e assessore alle politiche sociali del paese, Angelo Plumari: “Si tratta di un progetto a più livelli che culminerà proprio con l’accoglienza e l’integrazione di questi nuclei familiari. In un primo momento, oltre a verificare l’idoneità strutturale del paese, è stato aperto un dialogo (diviso in quattro incontri) tra il sindaco e tutti i rappresentanti civili, ai quali sono stati chiariti dubbi e perplessità. Nella fattispecie il sindaco ha rassicurato i cittadini riguardo eventuali e presunti rischi sanitari di cui si era diffusa la voce“.
Si può ben comprendere, infatti, come in paese siano sorti i più svariati timori: “Per strada e sulle reti sociali ne ho sentite dire di tutti i colori, a partire dal numero dei rifugiati: si esagerava sostenendo che fossero 200, poi scesi a 120, fino a diminuire a 70” ci racconta Cateno Tempio, regalbutese, a riprova di come spesso anche progetti sicuri e intelligenti come lo SPRAR tendano a spaventare la maggioranza.
Il vicesindaco ha poi scritto e pubblicato una lettera aperta ai suoi concittadini, in cui evidenzia come questi gruppi familiari in arrivo non siano ‘una minaccia, ma un’opportunità’; una lettera in cui vengono messe in luce tutte le ottime cose che possono derivare dalla convivenza con altre etnie: “questi uomini e queste donne, insieme ai loro figli, ci spingono a costruire ponti tra un continente e l’altro. Con le loro storie, spesso di grande sofferenza, e la loro presenza, ci invitano ad andare oltre le nostre chiusure, per aprirci al dialogo e ad uscire dalle nostre sicurezze, dalle nostre paure del nuovo, dell’inedito”.
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