Cervelli in fuga? No, immigrati che rubano il lavoro

Questa volta parliamo seriamente. Ho già scherzato riguardo Farage e il suo UKIP, ma la verità è che alita sul tocco del partito di Cameron. E proprio il Primo Ministro sta avendo problemi per colpa “nostra”. Quando fu eletto, il popolo era già saturo dell’immigrazione massiccia di est-europei e se Cameron da una parte fermò quel flusso migratorio, dall’altra diede spazio alla migrazione europea, specialmente di sud-europei in crisi come lo siamo noi. Ed ora il popolo è stanco anche di noi.
Vi sembra familiare questa situazione? Noi rubiamo loro il lavoro, chiediamo benefit (se non possiamo pagarci le bollette perché non guadagniamo abbastanza) e se – nel caso di professionisti – abbiamo successo e creiamo un’impresa redditizia, ci arricchiamo sulle spalle di un altro Paese.

Il flusso di italiani in Inghilterra è aumentano in maniera vertiginosa negli ultimi anni, ed è in costante aumento. Ed io li vedo, quanto riparto da Roma pieni di speranze, alcuni con le lacrime, altri con la voglia di spaccare il mondo verso questa “terra promessa”. La cosiddetta fuga di cervelli ormai ha perso di valore, perché non se ne vanno solo quelli, se ne vanno tutti; è una vera e propria fuga.

Cameron ha parlato di espulsione di europei nel caso in cui restino disoccupati per più di sei mesi, di rifiuto alla concessione di benefit al di sotto dei quattro anni di lavoro e conseguenti tasse e tutto questo per andare incontro ai suoi elettori, stanchi di questi europei che li fanno vivere tanto bene ma li infastidiscono con loro inglese zoppicante, o il loro accento marcato. Addirittura è arrivato alle minacce, ormai vecchie come la crisi, di abbandono dell’Europa, riprendendosi ogni tanto con delle aperture al dialogo ma sempre col punto fermo dell’immigrazione come principale problema.

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I casi di italiani che raggiungono posizioni prestigiose, stipendi importanti, e carriere irraggiungibili nel Bel Paese sono molti, perché lo straniero valido ma di cui non conosciamo titoli viene apprezzato più del cittadino valido di cui sappiamo tutto, perché come vedete la “meritocrazia” dipende dal punto di vista. In Inghilterra c’è meritocrazia per lo straniero, non per l’inglese; vi ricorda qualcosa anche questo?

Tuttavia, la maggioranza dei casi è data da ragazzi come me, in cerca di lavori temporanei. E qui una vita non te la fai, se non hai una professione in mano. In settore della ristorazione è ancora molto valido, come quello delle grandi catene di caffetterie, ma sono lavori pagati il minimo sindacale, in orari flessibili. Lavori e ti permetti una stanza, magari ti ci scappa anche qualcosa per te, ti diverti con gli altri immigrati che trovi nella casa in cui abiti, ci fai amicizia e sembrate una grande e bella famiglia ma quanto hai intenzione di vivere così? In una stanza tutta la vita, dove ti crei una famiglia vera? Gli stipendi nostri sono ben lontani dal living wage, la tariffa oraria salariale per una vita dignitosa a Londra. E trovare lavoro è sempre più difficile, più aumenta il numero di europei in cerca di lavoro.

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La paura dell’inglese verso l’immigrazione europea è data dal fatto che non abbia controlli, a differenza degli est-europei o extracomunitari, e Cameron vuole esercitare questo controllo. Trovo strano che in quasi nessun discorso sull’immigrazione in Inghilterra sia uscito il nome degli italiani; si parla soprattutto di spagnoli, nonostante poi tutte le ricerche del caso dicano che noi ci attestiamo sugli stessi numeri con alle spalle subito Francia, Portogallo e Grecia. Nonostante tutte queste parole, comunque, in media il cittadino inglese è aperto verso l’immigrazione a patti che ci siano controlli più presenti ed una limitazione.

Ma proprio qui il populismo di Farage è il grado di assorbire voti, grazie ai suoi aneddoti e le sua presa sulla popolazione stanca di sentire altre lingue. C’è da dire che al di fuori di Londra e delle altre grandi città il numero di stranieri cala vertiginosamente fino ad annullarsi e le grandi città hanno bisogno dell’immigrazione per sostenersi. Vi invito a venire in vacanza a Londra ed entrare nei ristoranti, ad entrare nei supermercati (specialmente lo chic Whole Foods, italiani a pioggia), ad entrare nelle catene di caffetterie e dirmi quanti londinesi incontrate. Magari troverete qualche inglese, qualche fuori sede che studia a Londra e si sostenta con un lavoretto. Esatto, quello che per noi stranieri è un lavoro vero che ci consente di vivere, per loro è il lavoretto che fai mentre studi per non pesare troppo sui tuoi che già ti pagano l’affitto, come tutti quei ragazzi da tutta Italia che abita al Pigneto o a San Lorenzo e la sera li vedi servire in qualche pub. Siamo immigrati e siamo la manovalanza di questo Regno, ma ne siamo anche il problema.

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Quando parlate di “fuga di cervelli” rendetevi conto che state dicendo “immigrato di merda ci rubi il lavoro”, perché non ci vuole cervello a servire dei tavoli.

Gianluca Casciotti


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