Dodici pensieri sulla liberazione di Vanessa e Greta

Bufale, complottismo, ingiurie, offese alle famiglie, false notizie diffuse da vicepresidenti del Senato. Ma anche presidenti dell’Ordine dei giornalisti riciclatisi in conduttori di Voyager, con tanto di autorevoli canzonature da parte di chi, di rapimenti e riscatti, ne capisce davvero. La liberazione di Vanessa e Greta, come era assolutamente prevedibile, ha scatenato i commentatori sui social network e dato adito anche alle più basse e infondate insinuazioni. E se si leggiamo interventi competenti come quelli dei cooperanti internazionali che sono contrari agli aiuti fai da te o quelli di chi si chiede se è lecito finanziare il terrorismo attraverso il pagamento dei riscatti, la maggior parte dei commenti critici letti sui social network sono offese personali e denigrazioni. In mezzo a questo mare magnum, ci sono stati alcuni interventi degni di nota che, meglio di altri, hanno restituito la cifra dell’impegno di Vanessa e Greta e della gioia della liberazione. Commentatori molto diversi tra loro, probabilmente in disaccordo su politica ed economia, ma che hanno saputo dire cose importanti sul ritorno a casa delle due.


Giuliana SgrenaNon man­che­ranno le cri­ti­che di coloro che non vogliono la trat­ta­tiva per sal­vare gli ostaggi, di coloro che riten­gono che le donne dovreb­bero star­sene a casa e non occu­parsi di lavori «da uomini». Sap­piamo che le donne sono un obiet­tivo facile da col­pire anche quando hanno vis­suto espe­rienze dram­ma­ti­che. Le cri­ti­che e le calun­nie non man­che­ranno, ma Vanessa e Greta che hanno resi­stito a sei mesi di pri­gio­nia sapranno supe­rare accuse infa­manti di chi spe­cula sui riscatti pagati per gli ostaggi ma non pro­te­sta per le spese molto più ingenti soste­nute per com­prare arma­menti e per ali­men­tare le guerre che deva­stano paesi e pro­vo­cano esodi di massa di popo­la­zioni. Sono gli stessi che vor­reb­bero anche respin­gere i pro­fu­ghi quando appro­dano in con­di­zioni ter­ri­bili sulle nostre coste.

Giuliana Sgrena, giornalista del manifesto rapita a Baghdad nel 2005


 

PerinaMi chiedono perché me la sono presa così per la storia delle cooperanti. E’ che non mi spiego come persone che conosco, quelli di destra insomma, gente che a vent’anni cantava “Il mercenario di Lucera” esaltando l’avventura esistenziale dell’essere giovani e matti, e del combattere cause sconosciute e perse solo per non rassegnarsi a “le rate e la Seicento, salotto, televisione, mutua e doppio mento”, come queste persone qui, col poster di Corto Maltese nella cameretta, sono finite a sputare su due ventenni di sicuro incoscienti ma innamorate degli ideali loro, in nome del più sordido degli argomenti, i soldi, la ragion di bottega, e in ultimo i tweet di Matteo Salvini. Non me lo spiego, no.
Flavia Perina, condirettore Adn-kronos ed ex parlamentare di An e Pdl


 

Roberto SavianoCare Greta e Vanessa, sono felice per la vostra liberazione. E come me stasera sono felici in tanti. Ma vi aspetterà anche un’Italia odiosa, che vi considera ragazzine sprovvedute che invece di starsene a casa sono andate a giocare in Siria. Diranno che sono stati spesi molto soldi, più del valore delle vostre vite. All’Italia che in questi mesi vi ha offeso, motteggiato, che ha persino parteggiato per i vostri rapitori, non permettete di ferirvi. È il senso di colpa per non aver coraggio, è l’insofferenza dell’incapace che, fermo al palo, cerca di mitigare la propria mediocrità latrando contro chiunque agisca. Spero saprete sottrarvi a questo veleno. Un’altra parte di questa Italia è convinta che il vostro sia stato un atto di coraggio e di umanità e che nessuno possa essere considerato causa del proprio rapimento.
Roberto Saviano, scrittore


 

paolo gentiloni 3-2L’Italia in tema di rapimenti – ha continuato – si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti. Per noi la priorità è sempre la tutela della vita e integrità fisica dei nostri connazionali. Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari.
Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri del governo Renzi


 

tommaso_di_francescoRiba­dia­molo. Se si tratta di difen­dere la vita umana e la pace, allora biso­gna sem­pre trat­tare e sem­pre con­trat­tare. Se è vero che, secondo i dati uffi­ciali della Nato la spesa mili­tare ita­liana ammonta in media a 52milioni di euro al giorno e per il Sipri equi­vale invece a oltre 70milioni di euro al giorno, meglio impe­gnare soldi per libe­rare vite umane che negli armamenti.
Tommaso Di Francescogiornalista e scrittore


 

Riccardo CristianoLe scuse di Greta e Vanessa: una lezione di stile e di umanità che gran parte di noi non meritavano, ma che piace, moltissimo. Sotto però emerge una questione gigantesca: è enorme quel che è accaduto contro di loro, è il successo di questo sapiente satanismo che ha trasformato la vittima in carnefice.
Riccardo Cristiano, conduttore Radio Rai e scrittore

 


 

jaÈ vero: Greta e Vanessa hanno fatto una grossa sciocchezza ad andare in Siria così come hanno provato ad andarci loro: a) perché all’epoca – luglio 2014 – nel Nord del Paese non erano affatto garantite le condizioni di sicurezza né per i giornalisti né per gli operatori umanitari; e b) perché nel volontariato internazionale non ci si improvvisa, ci sono regole da rispettare ed il fai-da-te crea solo problemi, a se stessi e a quelli che si vuole aiutare. Detto questo, vanno riconosciute a Greta & Vanessa una nobiltà d’animo, una generosità e un coraggio fuori dal comune. Da tempo, infatti, mentre la stragrande maggioranza degli italiani che oggi le criticano se ne stavano passivi ed indifferenti di fronte a quella che è la più grave emergenza umanitaria dal Dopoguerra ad oggi – sono parole dell’ONU e si riferiscono alla tragedia siriana – Greta e Vanessa hanno sentito il dovere morale di fare qualcosa per un popolo che soffre, solo per aver osato ribellarsi a un dittatore sanguinario.
Amedeo Ricucci, giornalista del Tg1 rapito in Siria nel 2013


 

SilAv1Io sono qui, e non posso vantarmi di non rischiare niente. Vorrei rischiare almeno di capire, di conoscere e di raccontare: la storia di queste due ventenni che da Brembate e Gavirate, dalla depressa provincia italiana all’epoca della grande crisi e delle feroci disillusioni, hanno deciso di fare qualcosa anziché niente per chi muore nelle guerre che ci circondano. E si sono interessate a una trincea profonda di sangue e violenza dall’altra parte del Mediterraneo, hanno raccolto notizie, iniziative. Hanno voluto dare il proprio contributo dentro una Storia che, come ha raccontato Elsa Morante, è anche una peste irrazionale e sanguinaria che si nutre di vita innocente. Ci hanno provato.
Silvia Avallone, scrittrice seconda classificata al Premio Strega 2010


 

ferrariBene, Vanesssa e Greta: bentornate. Potrei essere vostra madre (il mio tono a tratti maternalista tradirà questo dato di fatto) e forse a 20 anni ero più fulminata di voi. Tuttavia vi prego: appena scese dall’aereo non dite (come si è sentito in passato) “siamo pronte a tornare”. Non andate a fare le eroine nei talk show. Riflettete invece con persone autorevoli, esperte di volontariato e di Paesi in guerra e fate tesoro, magari autocritica, di questa esperienza a lieto fine.
Alberta Ferrari, senologa chirurga e blogger de L’Espresso


 

resize.phpSe è lecito farsi delle domande non è lecito sputare e gettare fango su tutto e tutti. La deriva che ha definitivamente affossato il giornalismo italiano è frutto di un male interno tutto italiano che si è definitivamente espletato come cancro sulla vicenda di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Perché, cari colleghi, se è appunto giusto porsi delle domande, non è invece accettabile fare illazioni e vomitare diffamazioni su tutto e tutti per costruire pezzi fai da te o teorie sballate senza uno straccio di prova o di verifica delle fonti. Stiamo parlando dell’ABC del giornalismo, di quello che ci hanno insegnato quando abbiamo dovuto sostenere l’esame di stato.
Cristiano Tinazzi, giornalista contributor Il Messaggero


 

Giuseppe Giulietti

L’Italia dei risentiti non può accettare che esistano persone che “se ne fregano”. A costoro non capiterà mai di rischiare qualcosa per gli altri, al massimo gli potrebbe capitare di restare imprigionati nel fango delle fogne dove vivono.

Giuseppe Giulietti, giornalista e portavoce dell’associazione Articolo 21


 

Immigrazione - Luigi Manconi e Giusi Nicolini illustrano un piano di ammissione umanitaria“Dovere giuridico e morale dello stato di diritto è di non lasciare alcun cittadino nelle mani del nemico. Il resto è demagogia indecente”

Luigi Manconi,  sociologo e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani al Senato

 


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