Quattro anni di rivoluzione siriana. Cosa chiedere al mondo, 200mila morti dopo

Quattro anni fa una grande manifestazione per le vie di Damasco segnava l’avvio “ufficiale” della rivoluzione siriana. Una partenza non violenta e trasversale, che toccava ogni strato e comunità che compone la società siriana, priva di qualunque connotazione religiosa ed in cui le donne giocavano un ruolo determinante al pari degli uomini.

Mentre entriamo nel quinto anno di rivoluzione, guardiamo con tristezza e nostalgia a quei primi 7 mesi che la repressione brutale del regime di Assad e gli interventi interessati di potenze regionali ed internazionali, hanno spinto verso la militarizzazione ed il settarismo, favorendo la nascita di mostri come Daesh, il sedicente “Stato Islamico”.

Tuttavia pur sotto assedio, tra le macerie, nei campi profughi, sui barconi, nascosti sulle montagne o nelle tenebre per sfuggire ai tanti poteri repressivi, ci sono ancora i e le giovani rivoluzionari, c’è ancora quel desiderio di dignità, libertà, giustizia sociale ed autodeterminazione che aveva spinto il popolo siriano nelle piazze.

C’è ancora quello spirito che aveva dato vita a tanti esperimenti di autogoverno tra cui quello del Rojava che, pur fra mille contraddizioni, sembra sia quasi l’unico superstite. Ma nonostante Assad, Daesh e l’indifferenza di governi e società civili internazionali, i siriani continuano a volere la libertà.

Per questo oggi celebriamo il 4° anniversario della rivoluzione, facendo nostre le rivendicazioni del popolo siriano e, da italiani ed europei, richiamando i nostri governi e l’opinione pubblica alle loro responsabilità.

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– A sostegno dei principi di libertà, dignità ed autodeterminazione di tutte e tutti i siriani, indipendentemente dalle religione, dall’etnia o dalla comunità d’appartenzenza, come rivendicato dal popolo siriano fin dal 15 marzo 2011.
– Contro il regime Assad, colpevole dell’assoluta maggioranza dei crimini e delle violazioni dei diritti umani e principale fonte di ogni terrorismo nel paese.
– Contro Daesh (ISIS) e le altre forze oscurantiste controrivoluzionarie, inclusi i pasdaran iraniani, hizbullah e le milizie iraqene schierata al fianco del regime.
– In sostegno della popolazione e della società civile siriana, chiediamo supporto per coloro che sono impegnati in attività umanitarie, in tentativi di autogestione democratica, in attività volte a preservare la coesione sociale o il patrimonio culturale. Chiediamo ascolto per i media indipendenti nati in questi 4 anni e per gli attivisti impegnati nella documentazione dei crimini di guerra.
– Per la protezione dei civili, perchè sia garantito il diritto alla vita, l’accesso al cibo ed alle cure mediche, l’integrità fisica ed il diritto all’istruzione a tutti i siriani e le siriane. Chiediamo quindi a tutte le parti la fine degli attacchi su obbiettivi civili o in zone densamente abitate, l’immediata liberazione di tutti i prigionieri di coscienza, la fine dell’uso dello stupro come arma di guerra, degli assedi, degli arresti arbitrari, dei rapimenti e del ricorso alla tortura nei luoghi di prigionia
– Per la persecuzione dei crimini contro l’umanità da chiunque siano stati perpetrati.
– Alle forze dell’opposizione politica, civile o armata, in sintonia con quanto richiesto dalla popolazione siriana, chiediamo unità e coesione. In tal senso proponiamo il modello del Comitato di Liberazione Nazionale italiano che adottò il principio di “precedenza alla lotta contro il nemico esterno, spostando a dopo la vittoria il problema dell’assetto Istituzionale dello Stato”
– Basta con gli interventi guidati da coalizioni nate intorno agli interessi convergenti di un gruppo di stati: qualunque intervento militare o di interposizione sia ispirato ai principi delle Nazioni Unite e finalizzato a porre fine alle ostilità, per consentire l’avvio di una fase transitoria costituente.
– Chiediamo corridoi umanitari verso tutte le aree della Siria dove siano necessari, indipendentemente dalle direttive di Damasco.
– Chiediamo corridoi umanitari e semplificazione delle procedure d’asilo per tutti i profughi in fuga dalla guerra. (fine di Dublino III, possibilità di richiedere asilo nei consolati…)
– Come cittadini italiani, esigiamo una corretta e puntuale informazione su quanto avviene in Siria sopratutto da parte del servizio pubblico. Abbiamo infatti constatato una evidente tendenza a dare notizia solo di fatti particolarmente eclatanti o sanguinosi, senza mai dar voce alla società siriana, avvalorando la rappresentazione di uno scontro tra barbarie ed umiliando il desiderio di libertà che fin dal 2011 ha animato le piazze siriane.

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Ritenendo la democratizzazione della Siria parte integrante del processo di liberazione di tutto il vicino oriente ed il nord Africa, ci schieriamo al fianco di tutti i popoli della regione in lotta per la libertà ed invitiamo le loro comunità ed i movimenti solidali a raggiungerci nella piazza. Perchè non può esistere una solidarietà “selettiva”.

Si invitano tutti i partecipanti a venire con cartelli, striscioni o bandiere nazionali (siriana, palestinese, curda, egiziana, ucraina…) evitando bandiere di partito.


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