Inaugurata nel giorno della festa dei lavoratori l’esposizione universale, ma i diritti di questi sono stati violati lungamente negli ultimi mesi. Tra irregolarità contrattuali e turni di lavoro disumani, cerchiamo di capire come sono stati trattati gli operai di Expo 2015.
Milano – Tra dubbi e irregolarità è finalmente partita la più grande esposizione universale mai organizzata in Italia. Curioso il fatto che venga inaugurata proprio nel giorno della festa dei lavoratori, quando questi negli ultimi mesi sono stati sfruttati e violentati nei loro diritti in tutte le salse. Mentre nell’ultimo anno il premier Matteo Renzi dai palcoscenici di mezzo mondo ha continuamente palesato ottimismo per l’inaugurazione della manifestazione e grande soddisfazione per l’operato italiano – definendo l’Expo 2015 come ‘una vera e propria rivincita per l’Italia, occasione irripetibile per dimostrare al mondo chi siamo’, nei cantieri dei padiglioni a pagare le scelte sbagliate del governo e i ritardi accumulati a causa dell’ennesima inchiesta sugli appalti truccati nostrani sono stati proprio gli operai. Turni disumani di 12 ore, cantieri aperti 24 ore e lavori continui di giorno e di notte. Diverse sono state le denunce mosse dai sindacati dei lavoratori e da inchieste giornalistiche sulle situazioni interne ai padiglioni, dove non si sono mai realmente verificati gravi incidenti o morti bianche, ma dove le condizioni precarie hanno sempre posto a rischio la salute e la vita degli operai.
I lavori del padiglione Expo della Cina hanno addirittura rischiato lo stop. Solo due settimane fa la Cigl lanciava un preoccupante allarme sulle condizioni precarie in cui vertevano i lavoratori. “Nei giorni precedenti l’apertura di Expo sono state rilevate una serie di irregolarità piccole, ma diffuse. Troppo diffuse per non costituire un pericolo rilevante per la sicurezza degli operai”. Le denunce sono state mosse da Antonio Lareno, responsabile Cgil per Expo. “Poi tutto si è risolto e le attività non sono state bloccate. Ma i rischi sono sempre dietro l’angolo, soprattutto a causa della situazione di urgenza dovuta alla necessità di rimediare il più possibile ai ritardi accumulati. La nostra preoccupazione è elevatissima, gli operai sono stati sottoposti a una situazione di continua tensione e stress lavorativo, e così sarà ancora nei prossimi giorni ”. Nelle settimane precedenti l’inaugurazione del la manifestazione, nel sito a cavallo tra Milano e Rho si è andato avanti a ciclo continuo. Nei cantieri tutt’oggi ci sono più di 8mila persone di oltre 200 aziende diverse provenienti da tutto il mondo.
Le cose, va detto, sono andate meglio del previsto. I controlli eseguiti dai sindacati e dalle Asl hanno consentito di evitare incidenti sul lavoro particolarmente gravi. Nel 2011 l’Inail aveva fatto una stima in base alle statistiche degli infortuni nei cantieri: in assenza di un progetto adeguato di prevenzione, le opere legate all’esposizione avrebbero potuto portare a più di 40 incidenti mortali. Le precauzioni prese, per fortuna, sono servite.
IL CASO ELEZI – Diversa invece è stata la sorte toccata a Klodian Elezi, giovane operaio di origine albanese morto sabato 11 aprile nel cantiere della Teem, la Tangenziale est esterna di Milano, una delle grandi opere inserite nel dossier di candidatura per Expo. Dietro il suo volo di cinque metri c’è il mancato rispetto delle norme di sicurezza, per cui è stata aperta un’inchiesta dalla magistratura. Klodian, di soli 21 anni, stava lavorando su un’impalcatura alla realizzazione del casello di Pessano con Bornago quando ha perso l’equilibrio ed è caduto. Non indossava alcuna imbracatura e mancavano misure di protezione – ha denunciato lo stesso Lareno – che ha parlato di “gravi responsabilità” del vincitore dell’appalto, il consorzio Norte, e della ditta che aveva in subappalto i lavori, la Iron Master di Bergamo.
“Dai nostri riscontri risulta che Klodian fosse inquadrato come operaio di primo livello. Non avrebbe quindi potuto fare lavori di quel tipo in quota”, ha chiosato il sindacalista. In ogni caso, secondo quanto hanno riferito investigatori e sindacati, non sembra che l’incidente fosse correlato alle condizioni di urgenza con cui si è lavorato in altre parti della Teem e anche in altri punti della città.
IRREGOLARITA’ CONTRATTUALI PER I LAVORATORI STRANIERI – Un altro caso curioso riguarda i contratti stipulati per i lavoratori stranieri dei padiglioni partecipanti che hanno lavorato negli ultimi mesi nei cantieri del sito espositivo. A febbraio Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una lettera al ministro del Lavoro Giuliano Poletti chiedendogli un (vano) intervento per evitare comportamenti che tendessero a reintrodurre forme concorrenziali basate su un ‘dumping contrattuale’ che, oltre a ledere la condizione dei lavoratori coinvolti, avrebbe determinato situazioni di irregolarità e di conflittualità vanificando l’obiettivo.
L’oggetto di questa richiesta di vigilanza era rivolto a tutelare i circa 5.000 lavoratori impiegati nei padiglioni dei paesi stranieri. Secondo i sindacati, infatti, si sarebbe innescata una concorrenza fra le agenzie interinali su condizioni economiche al ribasso, con lo scopo di strappare l’allocazione di risorse a Manpower, azienda vincitrice dell’appalto per i lavoratori di Expo.
Negli ultimi due anni i numeri degli occupati sono passati dagli oltre 240.000 stabili e 70.000 temporanei stimati ai tempi della candidatura di Milano, agli oltre 8.000 a termine più 20.000 volontari degli ultimi mesi. I 5.000 contratti per i padiglioni stranieri sono a parte: a differenza dei 4.000 a termine, non sono stati neanche vincolati dall’accordo firmato il 23 luglio 2013 tra sindacati confederali ed Expo per quanto riguarda il rispetto dei contratti e delle norme di sicurezza.
Va detto, senza intenti recriminatori o polemici, che questo accordo è stato tutt’altro che una tutela per i lavoratori. A fronte di 800 assunzioni fra tempi determinati, apprendistati e stage, è stato derogato il contratto nazionale sulla causale contrattuale, sulla certificazione della formazione svolta e sul massimale del 20% di assunzioni per gli apprendisti. A questo si è aggiunta una grande fetta di lavoratori non pagati, ovvero circa 18.500 volontari già incaricati.
Di fatto è da quasi due anni che Expo sta dettando nuove regole al ribasso per il mercato del lavoro e purtroppo Cgil, Cisl e Uil hanno avallato questo processo addirittura con la propria firma. L’accordo del 2013, infatti, è stato il preludio a normative nazionali come la legge Poletti che, togliendo la causale nei contratti a tempo determinato, ha reso impossibile la contestazione della tipologia contrattuale, e il Jobs Act, che su questa scia ha sdoganato ulteriormente l’apprendistato.
NO DEI GIOVANI – Infine, ha fatto discutere negli ultimi giorni il rifiuto di massa dei giovani italiani alle proposte di lavoro nei padiglioni per i sei mesi dell’esposizione. Ben 8 ragazzi su 10 hanno detto ‘no’ ad un contratto di lavoro, tra lo stupore dei più e l’indignazione dei tanti poco informati. Le cause sono state presto individuate e trattate a lungo su testate giornalistiche e nei talk show televisivi. Contratti a tempo determinato da 500€ fino ad un massimo e raro caso di 1.300€ (lordi), per turni di lavoro che vanno dalle 8 ore alle 12. I dubbi sui ‘no’ dei ragazzi sono presto fugati, senza considerare il costo degli affitti nel capoluogo lombardo, decisamente inarrivabili a queste cifre. Expo e festa dei lavoratori, un binomio che fa decisamente sorridere. Non accettare il lavoro volontario e protestare contro quello sottopagato sarebbe già un primo passo indispensabile non solo per ribellarsi al sistema marcio dell’esposizione universale, ma soprattutto per rispedire al mittente tutti i provvedimenti del governo che hanno peggiorato le condizioni di lavoro degli operai.
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