Quindici giovani gazawi raccontano l’orrore di Piombo Fuso

“Gli autori e le autrici hanno poco più di vent’anni e anche se nelle loro vite riecheggiano bombe, proiettili e i programmi di Israele di annientarli, le loro storie ci insegnano cosa voglia dire avere uno spirito indomito e una volontà integra. Sono la prossima generazione di scrittori e intellettuali palestinesi. Dovremmo tutti sostenerli, farli crescere, leggere i loro racconti e poi passar loro il testimone”. Susan Abulhawa, autrice di Ogni mattina a Jenin e Nel blu tra il cielo e il mare

Gaza writes backMercoledì 8 luglio uscirà il libro Gaza Writes Back – racconti di giovani autori e autrici da Gaza, Palestina a cura di Refaat Alareer (Lorusso editore), traduzione in italiano dell’omonimo libro in lingua inglese uscito lo scorso anno per la casa editrice Usa Just World Books.

Refaat Alareer, giovane professore di Letterature Comparate e Scrittura Creativa all’Università Islamica di Gaza, dopo l’Operazione Piombo Fuso del 2008/2009, ha invitato i suoi studenti a raccontare con lo strumento della narrativa la condizione dei giovani palestinesi di Gaza: una nuova generazione che utilizza i social media e la lingua inglese per comunicare al mondo senza filtri né censure e che vede nella scrittura uno strumento di resistenza al sistema di oppressione israeliano. Questi ventitré racconti, tanti quanti i giorni dell’Operazione Piombo Fuso, descrivono la realtà vissuta da giovani tra i venti e i trent’anni, in maggioranza donne, indipendenti, forti e che combattono per la libertà. Dice Hanan Habashi, una delle autrici: «Poiché molte persone nel mondo pensano di poter parlare al posto loro, i palestinesi soffrono di due tipiche immagini stereotipate opposte che sono ugualmente fastidiose e non ci rendono giustizia: i palestinesi come povere vittime, mero oggetto di pietà, o selvaggi assetati di sangue. I palestinesi non sono niente di tutto ciò».

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Gli autori e le autrici sono di Gaza, ma scrivono anche dei checkpoint, del Muro, della Diaspora palestinese, delle colonie in Cisgiordania, di qualcosa che non hanno mai vissuto: si concentrano su Gaza, ma rifiutano la visione che vuole Gaza come un’entità separata dal resto della Palestina. «La Palestina è la distanza di una storia» dice Refaat Alareer.


Refaat Alareer, nato a Gaza (Palestina) nel 1979, curatore di Gaza Writes Back, dal 2007 insegna Letterature comparate e Scrittura Creativa all’Università Islamica di Gaza. Attualmente sta concludendo un dottorato di ricerca in Letteratura Inglese in Malaysia.


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