Armate di mestoli e padelle, due moderne Don Chisciotte hanno deciso di sfidare i confini e gli sprechi alimentari. Grazie alla cucina ambulante Guerilla Kitchen Amsterdam, nata per dare il benvenuto ai rifugiati in maniera creativa ed eco-responsabile.
Chili di carote ricurve e deformi, filoncini del giorno prima e altri alimenti non vendibili – seppur commestibili – vengono raccolti, ogni giorno, dai ragazzi di Guerilla Kitchen Amsterdam. Da un paio di mesi – grazie anche alla collaborazione di molti fruttivendoli, mercanti ed empori – centinaia di persone hanno condiviso tavole imbandite, storie personali, umanità.
“Il progetto è stato concepito quando sono andata a Calais. Arrivavano notizie disumane, ho quindi deciso di vedere la situazione con i miei occhi”, racconta una delle due ideatrici, Gerda. “Ho alzato il pollice e ho lasciato Amsterdam, in autostop. A Calais ho notato che nei pressi dei principali accampamenti di rifugiati c’erano grandi organizzazioni di volontariato che fornivano assistenza primaria. Ma i rifugiati che non si trovavano in quegli accampamenti erano lasciati a loro stessi. C’erano quasi duemila persone, ignorate da tutti. Ultimi tra gli ultimi, esclusi tra gli esclusi.”
Da quel blitz a Calais fino ad oggi, Guerilla Kitchen Amsterdam è cresciuto molto, grazie al passaparola. Molti hanno creduto in questa iniziativa, qualcuno ha messo a disposizione le proprie competenze culinarie, qualcun altro ha dato una mano con la raccolta nei vari negozi alimentari. Dopo pochissimo tempo, Gerda e Ana (olandese la prima, madrilena la seconda) sono state letteralmente sommerse da volontari da tutta Europa residenti ad Amsterdam. Turchi, romeni, britannici, italiani, spagnoli. “Ogni settimana ci sono nuove persone che vogliono aiutarci”, spiega Ana, sfoggiando un sorriso luminoso.
I commercianti sono contenti di aiutare, il cibo non manca e c’è sempre un continuo ricambio di volontari. Ma ciò che sorprende positivamente è il cambio di mentalità nelle persone. “C’è molto in comune tra gli sprechi alimentari e la tragedia umanitaria di questi esseri umani. È proprio così!”, aggiunge Ana. “Entrambe le questioni sono il frutto dell’anarchia del potere, che fa – e fa fare – ciò che vuole. E su entrambe c’è un velo di indifferenza e ignoranza. L’obiettivo di Guerilla Kitchen Amsterdam è questo: cambiare la conoscenza e la percezione delle persone nei confronti di questa umanità in transito. Con un metodo innovativo e green. Non vogliamo solo sfamare persone, vogliamo cambiare il loro modo di guardare l’altro. Non puntiamo a grandi numeri, ma ad avere un impatto con le persone con cui entriamo in contatto”.
I volontari, che mangiano le stesse portate offerte, cucinano “insieme” ai commensali, non solo “per” loro. Ed è così che nascono continuamente inaspettate contaminazioni gastronomiche. Guerilla Kitchen Amsterdam è inoltre aperta verso chiunque voglia sedersi e mangiare insieme a loro. “Salve, c’è un pollo che va consumato entro oggi, ma noi non possiamo cucinarlo. Passate più tardi?” Questa è una chiamata standard che ricevono da ristoranti, servizi catering o anche da privati.
“All’inizio era difficile comunicare al meglio le nostre richieste e i nostri obiettivi”, continua Gerda. “Ora sempre più persone nei nostri quartieri cercano di non sprecare cibo e di consumare in maniera ragionata. Sempre più persone, inoltre, frequentano le nostre attività – che non si limitano all’offerta di cibo, ma che comprendono anche concerti e altri momenti ricreativi – per ascoltare la voce di chi ha lasciato casa e affetti per sopravvivere a guerre e dittature. È meraviglioso notare il risveglio nelle coscienze delle persone; se prima c’era poco interesse nel conoscere i vari percorsi umani e i motivi che hanno spinto così tante persone a venire qui, ora vediamo che ogni sera – attorno alle tavole imbandite – ci sono dibattiti. Se prima molte persone sprecavano senza riflettere, ora l’attenzione verso un consumo etico è tangibile. E le persone si pongono domande. Perché esistono i confini? Perché nel 2015 vengono eretti muri di divisione? Perché si consuma più di quanto è necessario? Perché si produce più di quanto si consuma?”
I confini che Guerilla Kitchen mette in discussione non sono soltanto quelli attraversati dai migranti per raggiungere Amsterdam. Sono anche quelli che loro stessi vogliono varcare, in Europa. Ad Amsterdam il progetto ha avuto un riscontro talmente positivo che Ana e Gerda hanno pensato a un’esportazione di questo modello di accoglienza attraverso un tour che raggiungerà Atene toccando Calais, Vienna, Budapest e Belgrado. L’itinerario sarà probabilmente modificato nei mesi a venire, considerando le esigenze del momento specifico.
L’idea – che prende il nome di Bellies Beyond Borders – è quella di partire a fine ottobre con un furgoncino. Durante ogni tappa, le due “Guerilla Girls” gireranno dei brevi video. Al termine dell’itinerario verrà realizzato un documentario sul viaggio, raccontando le storie incontrate per strada. La videocamera e le stoviglie sono pronte, ora Ana e Gerda hanno bisogno di un furgoncino!
Guerilla Kitchen non riceve alcun tipo di finanziamento da parte di enti pubblici o di aziende, per mantenere libera e non vincolata la gestione del progetto stesso. Per questo motivo, nel proporre Bellies Beyond Borders, è stata lanciata una campagna di crowdfunding su Indiegogo.
Profilo dell'autore
- Dal suo Abruzzo ha ereditato la giusta unione tra indole marinara e spirito montanaro. Su Frontiere, di cui è co-fondatore, scrive di diritti umani e religioni.
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