di Şahin Keskin
Quella curda è stata una delle questioni più difficili per la Turchia, da quando è stata fondata nel 1923. Fino ai primi anni 2000, la Turchia ha portato avanti una politica estremamente restrittiva, arrivando a censurare pubblicazioni che non seguissero l’ideologia ufficiale della Repubblica. Per troppo tempo si è tentato di risolvere la questione senza conoscerne le origini; il popolo turco, fino a pochi anni fa, ignorava infatti le sofferenze del popolo curdo così come le azioni perpetrate dalla stessa Turchia nella parte orientale del Paese.
Possiamo delineare cinque momenti principali della questione curda. Il “tacito accordo” tra il 1918 e il 1925, “assimilazione” tra il 1925 e il1950, “l’attesa” tra il 1950 e il 1970, la “consapevolezza tra il 1970 e il 1980 e infine la “nuova epoca”, dopo il 1980.
TRATTATO DI LOSANNA – Il trattato è stato firmato il 24 luglio 1923 come accordo di pace tra la Turchia e gli Alleati della prima guerra mondiale. Essendo la base fondante della Turchia, ha avuto conseguenze importanti sulle politiche turche, balcaniche e mediorientali. Il Trattato di Losanna ha spartito il territorio curdo tra Iraq, Iran, Siria e Turchia; inoltre – mentre armeni, greci ed ebrei furono accettati come minoranze e trattati di conseguenza riconoscendo loro diritti particolari, tra cui la possibilità di utilizzare la propria lingua per insegnare – i curdi non furono considerati una minoranza in Turchia.
L’impero ottomano ha previsto due tipologie di cittadinanza: musulmani e non musulmani. Sulla carta, così nella vita quotidiana, questa dualità era accettata dalla maggior parte della società. Che tu fossi stato bosniaco, turco o arabo non avrebbe fatto differenza. A causa di questa impostazione, l’identità turca era poco sentita fino all’inizio del 20esimo secolo, in cui le spinte nazionaliste favorirono la nascita degli stati sulle macerie dell’impero ottomano.
Sia gli Alleati che i turchi stessi, vedevano i musulmani in Turchia come un gruppo indistinto; di conseguenza il popolo curdo non era accettato come minoranza, ma addirittura fu considerato come “elemento fondante” della società turca. Il che è stato tradotto come impossibilità di ottenere diritti extra. Quando le comunità curde hanno chiesto di essere considerate come una minoranza, la Turchia ha brandito il Trattato di Losanna come scusa.
ACCORDO TACITO TRA TURCHI E CURDI – Quando l’Anatolia stava lottando per la sopravvivenza dopo il collasso dell’impero ottomano, tra il 1918 e il 1923, Mustafa Kemal Atatürk ha unito le forze turche ottenendo supporto anche dal popolo curdo. Ma dopo la guerra di liberazione, che ha visto turchi e curdi uniti da un patto silente contro l’occupante nemico, le cose sono cambiate. I curdi iniziarono a maturare delle aspettative dal governo turco, come una maggiore autonomia (il popolo curdo già godeva di una autonomia ufficiosa durante l’epoca ottomana) o un maggior coinvolgimento nel governo. I leader curdi pensavano che almeno loro meritassero qualcosa di più di quanto avevano sotto il dominio ottomano, avendo dato un contributo non indifferente nelle loro azioni militari nell’esercito turco. Invece, i politici turchi avevano deciso di formare uno stato nazionale e secolare che escludesse il popolo curdo così come le altre minoranze dell’Anatolia. Ma le minoranze non musulmane non erano coinvolte in quest nuove politiche, perché il loro status di minoranza era già riconosciuto dal Trattato di Losanna.
Il califfato ottomano, che lottava per mantenere insieme tutti i musulmani, era motivo di unione tra turchi e curdi. Si può dire che l’unione spirituale forzata crollò insieme all’impero, il 3 marzo 1924. Inoltre furono approvate riforme sulle proprietà terriere che fecero inasprire i rapporti tra la i possidenti curdi e il governo centrale. Le prime ribellioni curde nella Turchia orientale furono represse nel sangue, molte persone furono giustiziate per presunto tradimento. Ogni critica veniva percepita dal governo turco come un nemico del secolarismo e della nazione, una volta leader dell’Islam, ora faro del laicismo. Questa situazione fece capire sia alle comunità curde che ai politici turchi che tra loro esistevano problemi consistenti. Le tensioni si rafforzarono, così come la reciproca paura. Molti curdi morirono nelle operazioni militari e le autorità turche iniziarono a percepire i curdi come un intralcio alla crescita della neonata Turchia.
PIANO DI RISTRUTTURAZIONE ORIENTALE E ASSIMILAZIONE – Dopo varie azioni militari, il governo turco ha tentato di comprendere i disagi della Turchia orientale, inviando funzionari incaricati di fare rapporto sulla situazione locale. Molti di questi, però, erano accecati dal proprio nazionalismo. Nel 1925 il Şark Islahat Planı (Piano di ristrutturazione orientale) iniziò a prendere corpo. I suoi effetti sono ancora vivi nella memoria del popolo curdo. Questi alcuni degli aspetti principali del Şark Islahat Planı per la ristrutturazione della Turchia orientale:
- Parlare la lingua curda in pubblico o in occasioni ufficiali è considerato reato
- Bisogno di un permesso del governo turco per gli stranieri intenzionati a fare visite
- Presenza di soli funzionari e ufficiali turchi
- Costruzione di imponenti uffici governativi
- I turchi provenienti da Yugoslavia, Bulgaria, Caucaso e Azerbaijan sono trapiantati nella Turchia orientale, mentre le popolazioni curde sono deportate nelle regioni occidentali del Paese
Le conseguenze del piano non hanno tardato a manifestarsi. La comunità curda, sotto continua pressione, si è ribellata molte volte, con un numero altissimo di vittime. Nella sola Dersim la repressione governativa ha ucciso oltre 13mila curdi; nell’operazione militare, conosciuta oggi come “Massacro di Dersim”, hanno perso la vita anche 200 soldati dell’esercito turco. Attraverso artiglieria e altre armi pesanti, le forze governative hanno preso il controllo totale dell’area. Nonostante il piano di assimilazione sia stato portato avanti con brutalità e repressione, ancora oggi i curdi rappresentano circa il 20% della popolazione totale della Turchia.
ATTESA E CONSAPEVOLEZZA – Possiamo definire l’era tra il 1950 and 1970 come quella “dell’attesa”. In questa fase la comunità curda è caduta nel silenzio, ed è solo alla sua fine che il PKK è emerso. Alcuni sviluppi politici hanno influenzato radicalmente gli equilibri, come ad esempio il rimpasto di governo del 1950 e il colpo di stato militare nel 1960. Il Partito Democratico, che aveva un approccio liberale verso la questione curda, ottenne la maggioranza in parlamento dopo le elezioni del 1950; successivamente, questo governo tentò di alleviare le restrizioni sulla comunità curda tentando di riconquistare la loro fiducia. Vennero anche nominati parlamentari e ministri curdi. Dopo questi sviluppi, la questione curda entrò in un periodo di distensione, mostrando che maggiore democrazia e libertà non avrebbero compromesso la laicità e l’unità dello stato. Ma, quando la questione sembrò essere vicina alla soluzione, la Turchia visse il colpo di stato del maggio 1960. Il primo ministro, insieme ad altri ministri, furono condannati all’impiccagione sulla base di colpe fasulle. Il nuovo governo militare diffuse la propaganda che non solo non vi fosse una “questione curda”, ma negò persino l’esistenza dello stesso popolo curdo. Il Partito Popolare Repubblicano inaugurò un’epoca ancora più restrittiva della precedente, che non ebbe effetti solo sulla popolazione curda ma su tutte le comunità in Turchia. Ad esempio, il Partito Laburista della Turchia – composto da turchi e curdi – dichiararono nel 1968 che “esistono persone curde in Turchia, e queste meritano considerazione”. Una mossa coraggiosa quella di parlare apertamente di “popolo curdo” nella Turchia post-golpe, che costo al partito lo scioglimento coatto e ai suoi affiliati il carcere. E fu in questo clima che gli intellettuali curdi, che fino a quel momento avevano pensato possibile portare avanti la causa curda in parlamento e tramite azioni politiche, capirono l’impossibilità di continuare su quella strada. Nacque così il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che ha causato circa 50mile vittime.
UNA NUOVA ERA – La Turchia conobbe un nuovo golpe militare nel settembre 1980. Le loro motivazioni erano le stesse del precedente governo militare. Vennero poste nuove regolamentazioni contro i cittadini curdi e queste azioni portarono alle prime azioni del Pkk nel 1984. Persero la vita molti cittadini turchi e curdi e l’esercito turco risultò non preparato per rispondere alla guerriglia. La lotta armata è proseguita fino al 1993, quando ci furono i primi tentativi di dialogo tra governo e Pkk. Sebbene alcune migliorie promesse aiutarono a sospendere gli attacchi del Pkk, un vero accordo non fu mai raggiunto, anche a causa dell’approccio nazionalistico di parte della società turca, che definiva i sostenitori del Partito curdo dei lavoratori “assassini di bambini”. Questo condizionò le azioni del governo e processi di negoziazione, mentre la parte più intransigente del Pkk interruppe il cessate il fuoco e attaccò soldati turchi disarmati. Questi sviluppi fecero accrescere sospetti e timori da entrambe le parti, così che il conflitto permanesse fino a oggi. Del resto l’esercito turco risposero agli attacchi del Pkk come se fosse un’armata terroristica: molti curdi sospettati di collaborazionismo sono stati assassinati illegalmente, molti villaggi curdi rasi al suolo. Così la questione curda è diventata sempre più intricata e il radicalismo nelle comunità ha continuato a crescere.
CONCLUSIONE – Il processo impiegato dalla Turchia per diventare nazione è stato molto tortuoso. Il secolarismo ha rotto il senso di appartenenza della società curda alla Turchia. Secondo, le forzature per far nascere lo stato-nazione hanno portato all’assimilazionismo. È certo che se il popolo curdo avesse ricevuto i diritti che hanno ottenuto le altre minoranze non musulmane il corso degli eventi sarebbe stato diverso. Ad ogni modo oggi sappiamo che uno stato nazione non pià andare contro le differenze etniche. Anzi, tentare la via dell’assimilazione va proprio a minarne l’esistenza.
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