I 15 migliori film latinoamericani del 2015

Il 2015 è stato senza ombra di dubbio un anno eccezionale per il cinema sudamericano. Da Pablo Larraín che vince il gran premio della giura di Berlino alle produzioni colombiane che si sono portate a casa ben cinque statuette. Il sito remezecla.com segnala 15 film di quest’anno che vanno assolutamentevisti, sottolineando che il 2015, nel panorama latino, è stato il grande anno dell’America centrale: da Ixcanul,  capolavoro guatemalteco, al Viaje in bianco e nero del costaricano Paz Fábrega. Una lista, si legge, “di film che probabilmente non hai visto ma dovresti”. Nel processo di selezione si è deciso di inserire film diretti da sudamericani, da latinos nati negli Stati Uniti e da registi non sudamericani ma che hanno diretto film su tematiche legate al continente.

1) El Jeremías

Regista: Anwar Safa
Paese: Messico

Un ragazzo di umili origini inizia un processo riflessivo dopo che capisce di essere un genio. La sua preoccupazione principale è capire cosa diventerà da grande: Albert Einstein, Alan Turing o Jim Morrison? Nel frattempo deve fare i conti con l’incapacità della sua “non geniale” famiglia nel capire le sue doti eccezionali.

2) Viaje

Regista: Paz Fábrega
Paese: Costa Rica

 Luciana e Pedro, due spiriti liberi, si incontrano a una festa. Non credono nelle relazioni tradizionali ma da subito capiscono che tra loro c’è una fortissima intesa; l’unica condizione è quella di non volere sapere i rispettivi nomi e storie personali. Le immagini in bianco e nero del film contrastano nettamente con le varie tonalità della loro passione. Quando i due intraprendono un viaggio spontaneo verso lo splendido parco nazionale del Rincón Vieja li vediamo passare attraverso un processo di auto-scoperta, mentre la loro relazione si sviluppa e si sfilaccia.

3) Que horas ela volta?

Paese: Brasile

Regina Casé è impressionante nel ruolo della domestica Val, che lavora per una ricca famiglia di San Paolo. L’arrivo della figlia di Val, che lei non vede da anni, porta a una rivoluzione nella casa. La ragazza chiama il boss Bárbara invece di “Dona Barbara”, mentre sia il marito che il figlio si innamorano di lei. “Sei nato sapendo cosa si può e cosa non si può fare”, rimprovera Val alla figlia mentre questa la affronta mettendo in discussione il suo ruolo di serva. Il film solleva questioni di classe e prende in esame i gap generazionali. La regista Anna Muylaert, che ha lavorato come critico cinematografico e giornalista, ha scritto una sceneggiatura attenta ed è riuscita ad ottenere ottimi risultati recitativi dagli attori. Il film ha rappresentato il Brasile agli Oscar come miglior film in lingua straniera.

4) El clan

Paesi: Spain, Argentina

Durante tutti gli anni ’80 il cosiddetto Puccio Clan, una famiglia di porteños, ha adottato le tattiche della “dirty war” argentina avviando un oliato business di famiglia nel campo dei sequestri di persona e dell’estorsione, che li portava a uccidere le loro vittime dopo il completamento della transazione per il riscatto. La mente dietro questa depravata attività era un piccolo imprenditore, nonché contabile statale, di nome Arquímedes Puccio. Con lui il figlio, un giocatore professionista di rugby di nome Alejandro. Le loro vittime? Amici di famiglia e conoscenti legati al mondo del pallone. Il film è diretto da Pablo Trapero, uno dei registi argentini più acclamati a livello internazionale, e dispone del mattatore comico Guillermo Francella nel ruolo di Arquímedes.

5) Te prometo anarquía

Paesi: Germany, Mexico

 Una storia di adolescenze difficili, amore libero e criminalità ambientata tra le strade di Città del Messico. Il film segue un adolescente medio borghese fanatico di skateboard che porta avanti una relazione illecita con il figlio della cameriera della sua famiglia, che a sua volta ha una relazione con una giovane donna di nome Adri. All’ombra di questo scomodo triangolo amoroso, i due trascorrono le loro giornate pattinando, facendo l’amore, drogandosi e vendendo il loro sangue al mercato nero. Fino a quando l’illusione del denaro facile li porta a essere coinvolti in un qualcosa che va ben oltre ciò che avrebbero mai potuto prevedere.

6) O menino e o mundo

Regia: Alê Abreu
Paese: Brazil

 Questa favola moderna racconta le avventure di un ragazzo che lascia il suo piccolo villaggio, dopo la morte del padre, per ritrovarsi immerso in un mondo moderno caotico e spesso confuso, pieno di strane creature, macchine fantastiche e giganti: anonimi monumenti del progresso umano. Pieno di giochi idiosincratici sulla prospettiva che impiegano una varietà di tecniche – tra cui collage sopra le spesse linee dei pastelli Crayola – O menino eo mundo ci fa entrare nella fantasia di un bambino. Il sottofondo è una samba gioiosa.

7) Stretch and Bobbito: Radio That Changed Lives

Negli anni Novanta Robert “Bobbito” García e Adrian “Stretch” Bartos sono emersi come due dei più influenti dj hip-hop della radio americana con il loro eccentrico e stravagante programma radiofonico notturno sulla radio della Columbia University. Dal 1990 al 1998, i due amici hanno fatto conoscere agli ascoltatori i primi assaggi di gente come Nas, Notorious BIG, Wu-Tang Clan e Big Pun. Diretto dallo stesso Bobbito, Stretch e Bobbito svela la profonda amicizia che ha guidato il programma, così come l’improbabile culto che si è sviluppato lungo la strada.

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8) ¡Qué viva la música!

Paesi: Colombia, Mexico

 Basato sul romanzo dello scrittore cult colombiano Andrés Caicedo, la trama frammentata e farcita di droga di ¡Qué Viva la Musica! segue un’adolescente dell’alta borghesia di Cali mentre si imbarca in una discesa edonista dall’isolamento della sua torre d’avorio verso i barrios dove si balla la salsa. Proprio come nel romanzo, l’adattamento cinematografico presenta omicidi, suicidi, sesso, droga e rock’n’roll, ma, soprattutto, la salsa . Così l’eroina di Caicedo afferma la sua esistenza a fronte della noia delle classi superiori attraverso una colonna sonora che riprende un po’ tutto il catalogo classico della Fania Records.

9)Ixcanul

Paese: Guatemala

Girato quasi interamente in dialetto Kaqchikel, parlato nelle piantagioni di caffè degli altopiani del Guatemala, Ixcanul narra la storia di Maria, una giovane maya promessa al caposquadra della piantagione, nonostante lei desideri un umile coltivatore chiamato Pepe. Sognando la fuga con Pepe secondo una visione romanzata degli Stati Uniti, Maria incontra la modernità che tanto desiderava, ma non per le ragioni che aveva sperato. Oltre alle impressionanti prestazioni spontanee degli attori non professionisti, le immagini di Ixcanul sono estremamente potenti, con le tonalità della pelle color bronzo, i pregevoli interni e i paesaggi mozzafiato.
 

10) Las elegidas

Regia: David Pablos
Paesi: Francia, Messico

La storia dell’adolescente Ulises, il cui amore sincero per la sua ragazza Sofía si complica quando il padre lo costringe a entrare nell’azienda di famiglia. Così Ulises entra a malincuore nel sordido mondo del traffico di esseri umani e della prostituzione forzata accanto a suo fratello maggiore e viene costretto a sfruttare il suo profondo legame con Sofía, al fine di farne la sua prima vittima . Il regista David Pablos marca con una visione inconfondibilmente personale il suo materiale frutto di anni di ricerche approfondite, che impregnano il film di un livello di verosimiglianza agghiacciante.

11) El abrazo de la serpiente

Regia: Ciro Guerra
Paese: Colombia

Non c’è nessun motivo per pensare che le cose finiranno bene per i nativi della incontaminata Amazzonia, in questo dramma colombiano di Ciro Guerra (La Sombra del Caminante) . Il film è composto da due storie di due viaggi lungo un fiume, alla ricerca di una pianta guaritrice, ed è centrato su un antico tema: niente che ha a che fare con l’oro dura. Colonialismo riesce a penetrare anche nei luoghi più remoti del pianeta, lasciando sempre una scia di catastrofe dietro. Il film è stato girato in bianco e nero, senza lasciare spazio a sfumature di grigio, morali o di altro genere. Quest’anno il film ha vinto il premio Art Cinema a Cannes ed è stato selezionato per rappresentare la Colombia al prossimo Oscar.

12) We Like It Like That

La musica latina Boogaloo nella New York degli anni ’60 è di scena in questo documentario del regista Matteo Ramirez Warren. Attraverso musicisti come Joe Bataan, Johnny Colon e Pete Rodriguez, Warren copre tutto ciò che stava accadendo all’epoca attraverso interviste, immagini d’archivio e spettacoli live. Un viaggio attraverso una rivoluzione che ci ha fatto conoscere artisti i cui ritmi hanno definito una nuova generazione musicale della East Coast.

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13) La obra del siglo

 Mentre il disgelo tra Cuba e gli Stati Uniti procede, il film di Quintela suggerisce che, dal punto di vista di Washington, alcuni elementi di influenza sovietica saranno più difficile da sradicare rispetto ad altri. Questo retaggio è evidente nella carcassa di cemento abbandonata del reattore nucleare di Ciudad, dapprima concepita nel 1960, ma la cui costruzione è stata terminata solo a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Questa reliquia fa da sfondo alla quotidianità delle comunità locali, che vivono nella sua ombra. Quintela concentra il suo film su una di queste famiglie, che attraverso tre generazioni hanno osservato il ciclo di vita di un progetto che rappresenta le aspirazioni fluttuanti e le sfide della post- rivoluzione cubana.

14) East Side Sushi

Il mondo della cucina sushi è un calderone spietato in cui il fallimento non è un’opzione. Lottando, la mamma single Juana ha il coraggio di confrontarsi con i più bravi, ma deve affrontare la discriminazione sessista. Riuscirà a dimostrare il suo valore? Un percorso narrativo logoro ottiene una nuova vita grazie alle performance di Diana Torres e Yutaka Takeuchi nei ruoli di Daniel e del signor Miyagi.

15) Allende mi abuelo Allende

Paesi: Cile, Messico

In questo documentario Marcia Tambutti Allende utilizza il cinema per affrontare il silenzio lungo una vita intera della sua famiglia attorno all’eredità di suo nonno, sia come uomo politico che come parente. Tambutti so concentra più sul lato personale piuttosto che approfondire l’eredità politica e sociale di El Chicho. Formalmente, Allende è strutturato attorno a una serie di interventi, interviste e materiali d’archivio che Tambutti utilizza per esplorare la natura del silenzio prolungato della sua famiglia e su come si sia rapportata alla perdita traumatica del loro patriarca. La regista ricostruisce una storia personale di un uomo che per molti è più di un’icona politica, l’immagine di resistenza in un paese ancora riprendendo da decenni di dittatura brutale.

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