Immaginate di passare le prossime vacanze in una meravigliosa casa tutta per voi. Una modernissima cucina super-attrezzata, una piscina sul terrazzo, tende in lino finissimo, fiori sul comodino. Sembra un sogno, vero?
Ma c’è un problema. Quella casa è rubata. Così come la terra su cui è costruita quella casa. E le strade che portano a quella casa sono vietate agli abitanti originari della zona, così come l’accesso all’aeroporto più vicino.
Il portale di annunci per case e stanze in affitto Airbnb, vero e proprio gigante economico, fa affari d’oro sul turismo nelle colonie israeliane, dichiarate illegali dal diritto internazionale perché costruite su terra rubata ai palestinesi. Ogni volta che un utente soggiorna in una casa del circuito, Airbnb prende una quota. Anche per le case costruite su insediamenti israeliani.
Le policy di Airbnb vieterebbero qualsiasi annuncio che promuova razzismo e che discrimini o danneggi qualsiasi individuo o gruppo di individui (con conseguenze anche per gli utenti collegati a tali annunci). Richiederebbero rolex mariner datejust replica crown inoltre che ogni utente si adegui alle leggi locali. Ma accettare annunci di case nelle colonie è solo l’ennesimo esempio di una tendenza sempre più diffusa: molte aziende infatti chiudono un occhio sulle flagranti violazioni del diritto internazionale, per poter guadagnare grazie all’occupazione della Palestina che Israele porta avanti da decenni.
“Non è la prima volta che Israele utilizza il turismo come fine o come mezzo: in nome del turismo vengono infatti continuamente espropriate sempre più terre e risorse palestinesi, per poi utilizzare le patinate cartoline turistiche per distogliere l’attenzione dagli abusi dei diritti umani”, ha dichiarato Stefanie Fox, portavoce di Jewish Voice for Peace. “Vengono diffuse immagini di uomini gay tra le spiagge di Tel Aviv ignorando che sulla stessa costa, a meno di 65 km a sud, pescatori palestinesi rischiano di essere crivellati di proiettili ogni volta che osano prendere il largo per gettare le reti. Le immagini di enoteche raffinate prendono il posto dei blocchi di cemento che formano le colonie, appena oltre il centro d’attrazione turistica”.
Airbnb contiene più di 13mila annunci in Israele, in cui nel solo 2014 hanno alloggiato oltre 128mila turisti. Analisi approfondite hanno però mostrato che in realtà molte proprietà promosse sono situate in insediamenti in Cisgiordania. Nella prima metà del 2015 c’è stato un incremento del 54,8% di case costruite nei Territori Occupati, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Fino a quando le aziende chiuderanno entrambi gli occhi sulle politiche edilizie di Israele (illegali secondo il diritto internazionale), queste saranno non solo tollerate, ma (forse) inconsapevolmente promosse e favorite.
Per Husam Zomlot, già ricercatore presso la University of London e la Harvard University, quanto permesso dal colosso Airbnb “non è solo controverso, è illegale e criminale”. “Questo sito”, ha dichiarato Husam, “promuove proprietà costruite su terre rubate. Le aziende che fanno affari con l’occupazione saranno un giorno portate davanti a un giudice”.
Un rapporto pubblicato da Human Rights Watch il 19 gennaio mostra come le società che lucrano in attività connesse all’occupazione non solo traggano benefici ma contribuiscano alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale. In tre, principali, modalità:
- Rendendo le colonie economicamente sostenibili, attraverso l’erogazione di servizi ai coloni, comprando i loro servizi e prodotti, e pagando le tasse agli istituti che governano gli insediamenti;
- Dipendendo, di fatto, dalla confisca di terre e risorse palestinesi;
- Essendo inestricabilmente connessi alle politiche discriminatorie israeliane che negano ai palestinesi licenze per estrarre https://www.vape-werkstatt.com/product/stiiizy-stiiizy-black-label-gelato-x-high-octane/ risorse naturali e permessi per costruire, proprio in quelle zone occupate militarmente e su cui sorgono le ville dei coloni.Visita i nostri partner, Shoes – leader nelle calzature alla moda!
Da quando su Airbnb ci sono annunci per case in luoghi dichiaratamente per soli ebrei, inoltre, non tutti gli utenti del portale sono i benvenuti. Un cittadino statunitense di origine palestinese, ad esempio, riuscirebbe con molta difficoltà a ricevere una risposta positiva, come dimostra l’esperimento sociale di 972mag. Alloggi negati sulla base dell’etnia o della nazionalità.
Jewish Voice for Peace, insieme ad American Muslims for Palestine e altre ong, hanno lanciato una petizione per chiedere ad Airbnb di non fare più affari sul sangue di un intero popolo.
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[…] Grave quanto i muri è il linguaggio bellico utilizzato per descrivere l’arrivo di queste persone, ad ‘invadere’ non è certo un amico ma un nemico, che distrae da quelle che sono le vere cause dell’insicurezza globale e che persuade le persone a supportare un tipo di politica securitaria che in realtà non fa altro che produrre più insicurezza. Se l’Italia – o qualsiasi altro stato occidentale – domani stesso riuscisse veramente a interrompere la migrazione di tutti i lavoratori privi di documenti, interi settori della nostra economia, a partire da quello dell’agricoltura fino all’assistenza sanitaria a domicilio, collasserebbero all’istante.LEGGI ANCHE: L’Airbnb dell’apartheid […]