Ancora una volta, una misura emergenziale, costosa e senza un piano di integrazione. Questa l’analisi dell’Associazione 21 luglio sulla costruzione di un mega campo rom a Giuliano dove trasferire 250 persone che vivono attualmente a Masseria di Pozzo. Un accordo frutto di un’intesa tra il Comune di Giugliano, la Regione Campania e il Ministero dell’Interno, che “avrebbe come conseguenza inevitabile quella di reiterare la segregazione spaziale su base etnica e le violazioni dei diritti umani di persone che già sono state oggetto di una politica discriminatoria che li ha confinati in un’area insalubre, adiacente a una discarica ad alto tasso di inquinamento ambientale per la comprovata presenza di rifiuti tossici e con condizioni abitative al di sotto degli standard”, scrive l’associazione in un comunicato.
Le stesse dinamiche si sono infatti registrate nel 2013, quando le autorità di Giugliano hanno collocato nell’insediamento formale di Masseria del Pozzo i rom sgomberati forzatamente da alcuni insediamenti informali limitrofi, escludendo peraltro dal processo decisionale i diretti interessati e spendendo una somma di circa 400 mila euro.
Il nuovo “eco villaggio” potrebbe diventare l’ennesimo “mega-campo” (visto che dalla documentazione si evince la possibilità che il nuovo insediamento potrà in futuro ospitare altri rom), segregante su base etnica, che esclude di fatto uomini, donne e bambini da ogni possibilità di inclusione sociale, come già dimostrato da numerose altre esperienze italiane.
I COSTI – Il progetto avrebbe peraltro costi economici elevatissimi: circa 1,3 milioni di euro che suddivisi per i 44 nuclei familiari coinvolti corrispondono a circa 30 mila euro a famiglia, ammontare che permetterebbe di attingere a un ampio ventaglio di soluzioni abitative rispetto a quella individuata e che permetterebbe di adottare una progettualità di medio-lungo termine, evitando così di mantenere la questione abitativa dei rom entro un binario parallelo rispetto a quello della popolazione generale.
Tra i punti oscuri del progetto, figura anche il carattere di temporaneità con il quale le autorità hanno definito l’intervento di collocamento dei rom nel nuovo “eco villaggio” . Trent’anni di “politica dei campi” in Italia, infatti – sottolinea l’Associazione 21 luglio – hanno ampiamente dimostrato come tali interventi, nati come temporanei, si siano poi tramutati in soluzioni abitative di fatto permanenti, con un contestuale deterioramento delle condizioni abitative.
È il caso, solo per citare un esempio, del “villaggio attrezzato” La Barbuta a Roma, nato come temporaneo nel 2012 e giudicato discriminatorio su base etnica dal Tribunale Civile di Roma nel maggio 2015, in seguito a un’azione legale promossa da Associazione 21 luglio e Asgi.
Forti dubbi sul progetto sono stati del resto espressi dal Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato Luigi Manconi secondo il quale «così come concepito, l’eco-villaggio rischia fortemente di non rappresentare una soluzione ma di porsi nuovamente come un intervento temporaneo destinato a fallire».
BOCCIATURA EUROPEA – Intanto, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks si è detto seriamente preoccupato per la continuazione degli sgomberi forzati ai danni delle comunità rom in Italia.
“Voglio ricordare che ogni sgombero effettuato senza le dovute garanzie procedurali e senza l’offerta di soluzioni abitative alternative adeguate rappresenta una seria violazione degli obblighi internazionali da parte dell’Italia. Con dispiacere osservo la continuazione delle politiche del passato”.
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