Tra il 2004 e il 2010, grazie ai finanziamenti concessi dalla Banca Mondiale, in Bangladesh sono stati scavati circa 13.000 pozzi rurali come alternativa all’utilizzo delle acque superficiali, portatrici di malattie. Nessuno però, si è preso la briga di controllare a fondo la qualità delle acque. Questi pozzi forniscono il 90% di acqua potabile alla popolazione.
Recentemente si è scoperto che questi pozzi potrebbero essere la causa del “più grande avvelenamento di massa della storia” come lo ha definito l’Organizzazione Mondiale della Sanità. A diffondere la notizia è stata Human Rights Watch (Hrw) in un rapporto pubblicato in questi giorni che ha riferito che a venti anni da quando il problema è stato segnalato la prima volta circa venti milioni di persone continuano ad utilizzare acqua contaminata.
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Oramai sono più di vent’anni che il Bangladesh non riesce a risolvere il problema dei tassi di arsenico troppo elevati nell’acqua potabile. “I donatori internazionali del Bangladesh – si legge nel rapporto di Hrw – hanno un ruolo importante da svolgere e dovrebbero fare di più, con più cura”.
Nel rapporto intitolato Nepotismo e abbandono: la mancata risposta all’arsenico nell’acqua potabile del Bangladesh, povero e rurale l’organizzazione spiega come il problema legato all’impatto letale dell’arsenico sia completamente trascurato. “Il Bangladesh non sta prendendo le misure giuste e di base per risolvere il problema, che riguarda milioni di poveri contadini”, ha dichiarato Richard Pearshouse, ricercatore presso l’Hrw e autore del rapporto.
Sono stati esaminati 125mila punti d’acqua installati tra il 2006 e il 2012. Dalle analisi è emerso che la maggior parte dei pozzi nel paese sono stati scavati alla fine del secolo scorso. Questi pozzi si sono rivelati essere naturalmente ricchi di arsenico. Il limite tollerabile fissato dall’Oms per questa sostanza è di 10 milligrammi per litro, ma in Bangladesh, in molti pozzi la concentrazione di arsenico raggiungerebbe i 500 mg/litro.
Terrificanti le conseguenze per la salute delle persone: le sostanza contenute nell’acqua bevuta danneggiano il sistema digestivo e quello nervoso; i componenti sono cancerogeni e facilitano lo sviluppo di carcinomi. I primi sintomi dell’avvenuta contaminazione spesso sono alterazione della pigmentazione della pelle e lesioni cutanee. Successivamente si verificano neuropatie, diabete, problemi gastrointestinali, cardiovascolari, renali, paralisi e tumori. Ogni anno nel paese 43.000 persone perdono la vita per malattie legate all’acqua bevuta.
Eppure risolvere questo problema non è impossibile. Nel 2014 un’impresa canadese, PurifAid, ha immesso sul mercato un composto chiamato Dram che si ottiene con lo scarto dell’orzo utilizzato per produrre il whisky (originariamente questo prodotto venne utilizzato nel Regno Unito per pulire l’acqua vicino agli impianti industriali con un tasso eccessivo di cloro, metalli pesanti e pesticidi). I ricercatori hanno dimostrato che il loro prodotto potrebbe essere utilizzato anche in Bangladesh. Anzi, per abbattere il costo per la realizzazione del prodotto disinquinante, potrebbero essere usati prodotti locali, come gusci di cocco e riso, che abbatterebbero il costo dell’operazione.
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Intanto, in mancanza di iniziative e progetti concreti, si prevede che con la crescita della popolazione si prevede che la situazione sia destinata a peggiorare ulteriormente: la Banca mondiale ha stimato che entro la metà del secolo, se non verranno prese misure efficaci, la crisi dell’arsenico costerà al paese 88 miliardi di dollari.
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