Il ‘Respiro’ che salva la vita

Quando una rifugiata siriana tenta di superare la frontiere italiana scopre che solo una cosa può salvarle la vita: il suo respiro. L’intervista al Collettivo Nieminen


Nel tentativo di attraversare il confine italiano, la giovane rifugiata siriana Sara Kamal (interpretata da Zena Abram) scopre che una sola cosa può salvarla: il suo respiro. Il cortometraggio “Respiro” – scritto e diretto da Andrea Brusa e Marco Scotuzzi e prodotto da Andrea Italia – parla ancora una volta della sofferenza umana causata dagli attuali, consistenti flussi migratori in Europa.

Dopo il loro primo film “Nur” – che ha vinto il prestigioso premio del pubblico al Souq Film Festival – questa volta arriva la menzione speciale della guria del Milano International Film Festival e dell’Ischia Film Festival.

Questo è il vostro secondo cortometraggio che continua a parlare della problematica dei rifugiati siriani in Europa. Cosa vi ha motivato di continuare e approfondire questo argomento?

Due anni fa, quando il dramma dei rifugiati e degli sbarchi di massa in Italia è diventato una triste realtà quotidiana, siamo andati alla stazione Centrale di Milano, punto di passaggio dei migranti in rotta verso il nord Europa. Lì abbiamo conosciuto molte delle loro storie e soprattutto siamo entrati in contatto con diversi operatori. Abbiamo scoperto un mondo inesplorato, un’umanità che purtroppo è spesso ignorata dal circuito dei media. Abbiamo deciso di raccontare questo punta di vista poco conosciuto al pubblico. Con “Nur”, il nostro primo film, lo abbiamo esplorato partendo dalla relazione tra un’operatrice e una migrante in difficoltà, in “Respiro” invece ci siamo voluti focalizzare sul confronto tra una rifugiata e un trafficante di persone senza scrupoli.

LEGGI ANCHE:   Anas e quei siriani rimpatriati illegalmente dalla Turchia

Dopo Nur, Zena Abram, la giovane operatrice che lavora in un centro di accoglienza di Milano è anche questa volta la protagonista del vostro film. Perché?

Zena è stata una delle persone che abbiamo conosciuto alla stazione di Milano. È stato il nostro punto di accesso al mondo dei migranti. Ci ha raccontato le sue esperienze di lavoro nei centri di accoglienza con una tale passione che quando abbiamo dovuto trovare un’attrice per “Nur” che recitasse il ruolo dell’operatrice, abbiamo immediatamente chiesto a lei di farlo. Nessuno sarebbe stato in grado di riportare sullo schermo quel dramma con la stessa verità e profondità. L’esperienza sul set con Zena è stata così coinvolgente, anche per gli attori che hanno lavorato con lei, che quando abbiamo iniziato a pensare al cast di “Respiro” le abbiamo chiesto se aveva voglia di riprovarci, questa volta nei panni di una migrante.

13416940_1086780231359811_7428264491814794883_o-2La storia di questo film è solo una delle tante storie sofferenti di rifugiati che vogliono arrivare in Europa. Qual è il vostro messaggio?

Il nostro primo obiettivo è quello di raccontare storie, possibilmente presentando sempre un punto di vista diverso, inaccessibile al pubblico. Il modo dei rifugiati ci ha interessato fin da subito proprio perché i media spesso proponevano delle letture molto superficiali di quel dramma, come i messaggi di alcuni politicanti che li dipingevano come villeggianti ospitati in hotel cinque stelle. Siamo andati a vedere se era così e di hotel cinque stelle non ne abbiamo visti. Da lì è nata l’esigenza di raccontare queste storie.

LEGGI ANCHE:   Il vero significato di Bambi (e perché Hitler ne era ossessionato)

Pensate che gli occidentali siano abbastanza attenti a queste “sofferenze umane”?

È difficile parlare dell’occidente in generale, esistono tante realtà occidentali attente a questo tipo di “sofferenze umane”. Anche il mondo del cinema ha più volte proposto film, non solo negli ultimi anni, che mettessero in luce percorsi di vita provenienti dai mondi più sommersi. Pensiamo che questo sia un bene perché è più che mai necessario, di questi tempi, avvicinare sempre più persone a questo fenomeno troppo spesso banalizzato da discorsi politici poco attenti alla complessità della situazione.

Qual è il vostro prossimo lavoro?

Abbiamo finito le riprese del nostro ultimo cortometraggio circa due mesi fa e in queste settimane stiamo concludendo la post produzione. È un lavoro legato ancora al mondo dei migranti. Abbiamo deciso di affrontare per la terza volta questo argomento perché è in continua evoluzione e pensiamo ci sia ancora molto da dire. Si chiamerà “Anche le nuvole tifano Germania”.


Il trailer di Nur:


Profilo dell'autore

Tatjana Đorđević Simic

Tatjana Đorđević Simic
Corrispondente dall'Italia per vari media della Serbia degli altri paesi dell'ex Jugoslavia, vive in Italia dal 2006 e da allora ha collaborato con molte riviste di geopolitica italiane e internazionali. Attualmente scrive per Al Jazeera Balkans e per la versione in serbo della BBC. È membro dell'International Federation of Journalist e dal marzo 2020 è il Consigliere Delegato dell'Associazione Stampa Estera Milano
LEGGI ANCHE:   "Tolo Tolo non è un film in difesa dei migranti"
Dello stesso autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti apprezzare anche

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.