di Ziaur Rahman – Dhaka Tribune
Il 1 luglio entrerà nella storia del Bangladesh come un giorno di tenebre e disperazione. L’Isis ha rivendicato la strage, affermando di aver messo piede in Bangladesh da diverso tempo, nonostante il governo abbia smentito categoricamente.
Piangiamo le uccisioni senza senso dei nostri concittadini, delle nostre unità di polizia e dei “nostri” cittadini stranieri, ma dobbiamo renderci conto che al momento siamo in guerra con esseri umani deliranti, che pretendono di esercitare il sacro potere di Dio e recitano il Corano come se fosse un grido di guerra. Negano il fatto che l’Islam sia una religione di pace e che in effetti tutte le grandi religioni del mondo promuovono l’amore, la pace, l’armonia, e la misericordia.
I libri celesti promuovono sollievo e conforto, predicano felicità e mettono al primo posto l’umanità attraverso un flusso di rispetto e compassione. Machete, bombe e proiettili sono di competenza esclusiva dei terroristi, e l’unica vita che meritano è dietro le sbarre, fino a quando è dimostrabile la sanità mentale. E anche questo rimane in grave dubbio.
Il danno è stato fatto, ma abbiamo bisogno di esplorare con precisione la metodologia dietro questa follia. Abbiamo notato che non sono stati chiesti riscatti, ciò che è avvenuto è stato fatto a sangue freddo per una dottrina e per la filosofia del diffondere il caos in nome di una religione. Purtroppo, questi atti non hanno mai veramente a che fare con la religione, si diffonde un messaggio sbagliato e tutto ciò che c’è di buono nella religione viene macchiato in questo processo.
Come risultato, l’equilibrio dell’armonia sociale viene ribaltato e i credenti vengono etichettati in modo sbagliato. Questa è stata la conseguenza infelice derivante dalle faglie create in campo politico a livello globale e il cui peso si è sentito a Parigi, Ankara, e ora Dhaka. Si tratta di una malattia globale e il mondo ha bisogno di affrontarla in maniera ragionevole e chirurgica.
Sebbene proviamo amarezza verso il nostro governo per la sua risposta inadeguata, in questo momento dobbiamo lavorare insieme come nazione. Molti commenti volano attraverso i social media, ma il gioco del dare la colpa non ha mai prodotto nulla di buono. Il nostro paese, i suoi politici e i suoi organi vitali devono lavorare insieme in questo momento. Dobbiamo capire che la democrazia deve avere la possibilità di emergere in momenti come questo.
Una politica responsabile è l’unica via percorribile. La religione dovrebbe essere sì praticata, ma con una forte enfasi sullo sviluppo dell’anima e all’insegna del fatto che la bellezza di tutte le religioni è quella di lottare per l’armonia universale. Le istituzioni religiose del Bangladesh dovrebbero ufficialmente denunciare questi atti di violenza e di insegnare ai loro studenti che il dialogo, non la repressione o la brutalità sono la risposta.
Nessuna filosofia proveniente dalla canna di un fucile è mai durata, nella storia del mondo. Quelle sette o otto persone squilibrate diventeranno nient’altro che una brutta statistica, credetemi.
Il Bangladesh ha bisogno di affrontare la questione della religione e dei suoi insegnamenti in un modo ben congegnato. Ogni forma deviante delle pratiche religiose dovrebbe essere isolata e contestata con la logica. La religione viene usata come strumento dei guerrafondai e cittadini dovrebbero ergersi insieme, parlare della vera essenza della religione: diffondere l’amore e l’amicizia, non l’odio e la morte.
Quando una società perde la sua bussola morale, queste forme inaspettate di esplosioni sociali prendono forma. Abbiamo bisogno di scavare in profondità nella psiche della nostra nazione e concentrarci sul perché tale comportamento inquietante e assurdo si è manifestato; abbiamo bisogno di capire se fenomeni socio-politico-economici come la repressione e l’intolleranza e l’annegamento delle voci dissenzienti hanno svolto un ruolo. A tal fine le politiche educative fissate dal governo andrebbero rivisitate.
Ora è il momento di una cittadinanza e una politica responsabili. Dobbiamo smettere di gridare al lupo quando non sappiamo quanto forte o quanto radicata il lupo è. Portando così tanta attenzione a questi atti scellerati di terrore stiamo, a nostra volta, creando ancora più paura, e quindi facendo il gioco dell’ISIS o delle altre organizzazioni.
Non possiamo permettere che questi eventi raggiungano il punto in cui l’intera nazione sia preda dalla paura. Mettiamo fine a queste calamità. Smettiamola c on questa la retorica e costruiamo ponti di amicizia e di pace.
Un paese unito può e vuole resistere alla tempesta. In nome della religione, ciò che queste anime ribelli hanno fatto è a dir poco un atto di vigliaccheria – lasciamo che la storia giudichi questi animali disgraziati.
Dobbiamo fare in modo che si senta che il Bangladesh non si piegherà verso il basso per la paura e la repressione di codardi che non sono riusciti a seguire la via della tolleranza. Lasciate che il messaggio sia chiaro: coloro che desiderano prendere le armi per soggiogare l’umanità non sono altro che insetti fastidiosi, le loro azioni delle piccole crepe nella strada al progresso, niente di più.
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