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Per anni i giornali occidentali hanno definito il gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) come senza senso, se non addirittura una minaccia. Infatti, dopo la recessione avvenuta in Brasile e Russia, e dopo il rallentamento della crescita della Cina negli ultimi anni, da Washington hanno profetizzato la fine imminente del gruppo dei cinque.
Ma a torto. Pochi giorni fa Goa ha ospitato i leader nazionali per l’ottavo summit dei BRICS, mostrando che questi paesi non solo continuano a formare il blocco associativo, ma che stanno addirittura rafforzando la propria cooperazione.
VERSO UNA COOPERAZIONE più solida
Il gruppo ha iniziato ad istituzionalizzarsi, tenendo incontri ministeriali su base regolare in materia quali l’istruzione, la sanità e la sicurezza nazionale. Sono inoltre sempre più frequenti gli incontri tra presidenti e ministri degli Esteri dei paesi in area BRICS.
Uno degli eventi maggiormente degni di nota è probabilmente l’istituzione della New Development Bank guidata dai BRICS, con sede a Shanghai, e il contingente reserve agreement, che predispone una rete di sicurezza in previsione di successive crisi finanziarie. Fornirà automaticamente della liquidità per qualsiasi paese membro che si troverà a fronteggiare difficoltà finanziarie.
Alcuni hanno ipotizzato che il cambio politico in Brasile – dal centro-sinistra del Partito Laburista all’amministrazione di centro-sinistra di Michel Temer, in seguito all’impeachment di Dilma Rousseff – avrebbe ridotto l’impegno del Paese all’interno dei BRICS. Ma Temer ha parlato della coalizione internazionale in termini positivi, e si è recata per due volte in Asia nei primi mesi del suo mandato.
Differenze politiche a parte, il blocco BRICS sta collaborando per mettere in alto politiche comuni. Durante il recente incontro a Goa, i responsabili delle nazioni hanno deciso di proseguire con la creazione di un’agenzia di rating a guida BRICS basata sul fatto che le istituzioni attualmente esistenti – Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch – tendono a favorire ingiustamente i paesi e le aziende occidentali.
Jitendra Prakash/Reuters
foto:perché i BRICS continueranno a vivere
Ci sono quattro aspetti fondamentali da considerare sul futuro della coalizione BRICS.
Innanzitutto, mentre i titoli di giornali pongono enfasi sulla minore crescita della Cina, sarebbe un errore ritenere che lo spostamento globale verso le potenze emergenti fosse temporaneo. Come recentemente sottolineato da Jim O’Neill, che nel 2001 coniò il termine BRIC (il Sudafrica si aggiunse nel 2010):
L’idea che l’importanza dei BRICS fosse sopravvalutata è semplicemente ingenua. La dimensione delle economie degli originali BRIC, considerate insieme, è grossomodo coerente con le proiezioni che feci tanti anni fa.
In secondo luogo, l’esistenza del gruppo BRICS consiste in un effettivo beneficio per i suoi membri, creando una piattaforma importante per la realizzazione per i legislatori. Su questioni quali la pianificazione urbana, le misure anti-terrorismo, la gestione dell’acqua e l’istruzione, questi paesi si trovano davanti a sfide analoghe. Il punto è che prima della nascita dei BRIC(S) esistevano ben pochi canali comunicativi tra di essi.
Oggi gli esperti dei sopra citati settori possono consultarsi regolarmente attraverso gruppi di lavoro, e la New Development Bank aiuta a coordinare i dibattiti sulle best practices in via di realizzazione.
Il gruppo può essere visto anche come il primo passo per connettere tra loro paesi precedentemente distanti. Nei decenni precedenti i paesi appartenenti al BRICS hanno raramente coordinato le loro azioni in contesti multilaterali quali le Nazioni Unite o il Fondo Monetario Internazionale. Adesso invece discutono regolarmente le proprie posizioni, prima di votare.
Considerando quanto siano state limitate le relazioni storiche tra – ad esempio – Brasile ed India, il significato di tali azioni coordinate non dovrebbero essere sottovalutate.
In terzo luogo, la leadership internazionale occidentale è profondamente radicata, al punto che molte persone la ritengono in qualche modo naturale. Questo limita la capacità dei cittadini di valutare oggettivamente le conseguenze del suo declino. Il fatto è che, in futuro, le potenze non occidentali continueranno ad assumersi responsabilità sempre maggiori. E lo faranno senza i loro analoghi occidentali.
L’investimento cinese in Africa e in America Latina, la crescente capacità militare dell’India e i tentativi del Brasile di negoziare un trattato nucleare con l’Iran sotto l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, sono tutti esempi di questa nuova realtà multipolare.
Il blocco dei BRICS non è emerso perché la Cina, l’India ed altri agenti hanno cercato di ribaltare l’ordine esistente. Al contrario, sono profondamente leali ad istituzioni quali le Nazioni Unite. Ma Pechino, Delhi and Brasilia hanno la forte convinzione che le istituzioni esistenti abbiano fallito nell’adattarsi al nuovo contesto globale, non volendo fornire agli attori emergenti un maggior spazio e potere.
Ad esempio, nonostante anni di promesse sul rendere più meritocratico il processo di selezione delle istituzioni internazionali, a capo della Banca Mondiale c’è ancora un cittadino statunitense, e l’FMI è comunque guidato da un europeo.
Le differenze e i disaccordi tra i paesi del BRICS sono concreti. Il Brasile, l’India e il Sudafrica sono delle democrazie, mentre la Cina e la Russia hanno dei leader autoritari. Il Brasile e la Russia esportano materie prime, mentre la Cina le importa. Il Brasile e l’India vorrebbero aderire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come membri permanenti, ma la Cina e la Russia sono riluttanti a sostenerli.
Ostacoli superabili
Ma sarebbe ingenuo credere che queste differenze possano precludere una cooperazione significativa. Consideriamo il caso dell’Europa: i politici italiani si oppongono alle ambizioni della Germania di diventare un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma entrambi i paesi continuano a cooperare su diverse questioni. Per non parlare dell’importante ruolo ricoperto dalla Turchia, nonostante la sua non democraticità.
In realtà le tensioni tra i componenti del BRICS potrebbe persino aumentare il valore dei vertici annuali, che fornisce una piattaforma per la risoluzione dei problemi.
Come rimarcato privatamente da una consulente del governo russo prima della riunione di Goa:
Se tra dieci anni l’unica cosa ottenuta dai summit del gruppo dovesse essere un minore rischio di conflitti futuri tra India e Cina, si tratterà comunque di un grande successo.
Per il Brasile e il Sudafrica i summit danno un accesso unico ai politici di spicco e ai burocrati di Mosca, Delhi e Pechino, il che ha il potenziale di molteplici benefici negli anni a venire, dato che il potere continua a spostarsi sempre di più verso l’Asia.
Tutto questo per dire che la coalizione dei BRICS è qui per restare. La transizione verso una multipolarità autentica – fatta di nazioni in via di sviluppo che collaborano per avere non solo un impatto nell’economia globale, ma anche una robusta capacità militare e di agenda-setting – sarà sconcertante per le potenze occidentali.
Ma un mondo a leadership BRICS potrebbe essere, in definitiva, più democratico di qualsiasi altro ordine mondiale precedente. Consentendo un livello maggiore di autentico dialogo e una più ampia diffusione della conoscenza, contribuirebbe a trovare modi sempre più innovativi ed efficaci per fronteggiare le varie sfide globali.
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