Guida al giornalismo che fa paura a Putin

Media, analisti e giornalisti coraggiosi che ci informano su quello che succede in Russia. In questo momento di attacco totale alla libertà d’espressione, leggerli, diffonderli e soprattutto sostenerli può determinare la tenuta democratica di tutta l’Europa.

Subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il governo di Mosca ha avviato un attacco durissimo ai media indipendenti in lingua russa.

Il 26 febbraio il regolatore dei media Roskomnadzor (letteralmente “Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa”) richiede a dieci siti indipendenti di eliminare “informazioni non veritiere sui bombardamenti delle città ucraine e sulle morti dei civili causate dall’esercito”. La pena è l’oscuramento e multe che possono arrivare a cinque milioni di rubli (oltre cinquantamila euro). A questi media viene inoltre imputato l’uso delle parole “attacco, invasione o dichiarazione di guerra” (secondo il Roskomnadzor la definizione corretta è “operazione militare speciale”).

Nei giorni a seguire vengono oscurati sempre più numerosi siti web di notizie. Viene disposta la liquidazione della storica radio Eco di Mosca. Chiude Dozhd, il più famoso canale televisivo indipendente. Ma le autorità non si limitano a bloccare gli accessi, le redazioni di alcuni giornali vengono perquisite. Così diversi giornalisti decidono di lasciare il paese dopo aver ricevuto delle minacce.

Uno degli ultimi casi è quello del celebre critico cinematografico Anton Dolin, che ha appena lasciato Mosca e che su Telegram ha raccontato così gli ultimi momenti a casa: “Prima di partire, uscendo di casa per prendere il treno, abbiamo visto che la porta del nostro appartamento era contrassegnata da una grande lettera Z. Il significato è chiaro: ‘Sappiamo dove abita la tua famiglia, attenzione'”.

Sempre su decisione di Roskomnadzor sono stati bloccati Facebook e Twitter. Il blocco è stato ironicamente disposto in nome della libertà di stampa, come risposta alla chiusura degli account sui social media di alcune agenzie governative come Sputnik e Russia Today. Sebbene molti follower riescano a superare questi blocchi grazie all’utilizzo dei vpn, va detto che in questi giorni di tumulti la polizia blocca le persone alle uscite delle stazioni della metropolitana chiedendo ai fermati di poter verificare cosa hanno postato (qui un esempio).

Il quattro marzo la Duma ha firmato una legge che modifica il codice penale introducendo pene fino a quindici anni di carcere per la diffusione di “fake news” sulle operazioni dell’esercito russo. Alcuni media per sopravvivere cancellano i reportage sulla guerra e decidono che non ne pubblicheranno di nuovi, limitandosi al massimo a riportare notizie sulle conseguenze delle sanzioni sull’economia. Altri ancora chiudono. Molti giornali stranieri ritirano i propri corrispondenti dal paese per garantire la loro sicurezza.

Sempre meno possibilità per i russi di informarsi su quello che sta accadendo in Ucraina non è l’unica conseguenza della censura di stato. Ci saranno sempre meno fonti di qualità per documentare quello che sta accadendo in Russia: proteste, repressione, lunghe file di persone in fuga ai confini europei del paese, negozi che chiudono, iper-inflazione e corsa all’acquisto beni di prima necessità come zucchero, farina e olio da cucina che molti supermercati stanno cominciando a razionare.

Oggi, più che mai, è importante leggere, sostenere e diffondere il lavoro dei media russi, così come i profili Twitter e Telegram di giornalisti e analisti indipendenti. È una corsa contro il tempo!

Abbiamo preparato una lista con alcune delle fonti che usiamo noi per rimanere aggiornati. Come tutte le liste, anche questa è migliorabile e assolutamente non esaustiva.

N.b. 1: Alcuni pubblicano articoli anche in inglese altri no. Noi abbiamo la possibilità di tradurli ma non tutti possono. Usate i servizi di traduzione automatica, fanno sicuramente meglio di molti giornali italiani!

N.b.2: Con questa lista non vogliamo invitare a boicottare i media internazionali che parlano di Russia, né tantomeno dire che in Italia non ci siano buoni giornalisti esperti di questioni moscovite (riguardatevi la puntata sulla Russia della serie “Viaggia da casa” di Frontiere insieme ad Anna Zafesova).

Ecco la lista di alcuni media indipendenti che consultiamo per essere aggiornati. Ciascuno di essi per ora sopravvive e continua a documentare la Russia, tra intimidazioni e blocchi:

Pluripremiato quotidiano online fondato dai giornalisti russi con sede in Lettonia. Ha anche una versione in inglese aggiornata quotidianamente (stanno facendo un ottimo live blogging sulla guerra ucraina). Da aprile 2021 è classificato dal governo russo come “agente straniero”. Questo vuol dire tagliare totalmente le entrate pubblicitarie, che costituivano una grossa fetta degli introiti. Ora vivono di donazioni. Ad aprile la direttrice Galina Timchenko sarà ospite al Festival del giornalismo di Perugia.  

Progetto indipendente che si occupa diritti umani. Sostiene tutte le persone che vengono perseguitate in Russia per motivi politici tramite assistenza legale. Pubblica le storie dei perseguitati in prima persona, oltre ad accurati report sulle violazioni di diritti civili. Donare a Ovd vuol dire sostenere legalmente i russi che scendono in piazza.     

Del più iconico giornale di opposizione consigliamo la newsletter in inglese Russia, Explained. Sia cartaceo che online, famoso per le inchieste di Anna Politkovskaya, ha come direttore Dmitri Muratov, premio Nobel per la pace nel 2021. Con la nuova legge sulle fake news, Novaya Gazeta ha cancellato le notizie sulla guerra in Ucraina ma continua a pubblicare aggiornamenti sulla cronaca nazionale: proteste, situazione economica, etc.

Portale di notizie online fondato nel 2014 da Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, due membri del collettivo Pussy Riot. Ha come focus il sistema giudiziario russo, le condizioni dei detenuti e le persecuzioni politiche. Viene pubblicato in lingua russa, ma può essere letto in inglese tramite impostazioni del browser.

Giornale fondato da studenti di economia a Mosca nel 2017 e pensato inizialmente solo per un pubblico universitario. Si è occupato di argomenti scomodi come le molestie sessuali e la censura nell’accademia, oltre che dei movimenti giovanili contro Putin. Nel 2019 ha lanciato un progetto chiamato Here we stand, per fornire strumenti digitali contro la brutalità della polizia. Lo scorso aprile la polizia russa ha fatto irruzione nelle case di diversi redattori e alcuni di loro sono stati più volte arrestati. Molto attivi su Telegram e su TikTok, hanno fatto una guida su come parlare della guerra che è diventata molto virale. “Dov’eravate negli ultimi otto anni?” è una delle domande che si pongono nella guida.

Chi seguire sui social e su Telegram:

Russia e altre sciocchezze. È l’unico canale italiano di questa lista. È gestito da Giovanni Savino, uno storico e specialista di Russia e Europa orientale che fino a pochi giorni fa viveva a Mosca. Ha lasciato la Russia giovedì, in seguito alla suddetta legge, dopo 17 anni.

Московская «Весна». Il nome di questo canale Telegram è assai evocativo. “Primavera di Mosca”. I rimandi sono inevitabili. Video e foto di manifestazioni e repressioni. Attenzione: i contenuti sono molto forti.

Ekaterina Schulmann (@eschulmann). Politologa molto apprezzata in tutto il mondo, scrive anche sul New York Times.

Anton Dolin. Lo abbiamo citato sopra. Critico cinematografico, anche lui ha da poco lasciato la Russia. Estremamente duro verso il regime.

Russian Forces. Pagina Twitter di Pavel Podvig, spiega il potenziale nucleare russo, analizza gli armamenti, le reti per il disarmo, fa fact-checking.

A sip for freedom. Newsletter di Ilya Lozovsky, scrittore e giornalista che lavora per l’Organized Crime and Corruption Reporting Project, una rete di giornalisti investigativi che denuncia la criminalità e la corruzione in tutto il mondo.

Andrei Pivovarov. Prigioniero politico, ex candidato alla Duma. Mentre Andrei è in prigione, il suo account Twitter è mantenuto dal suo team.

Sam Greene. Direttore degli studi di politica russa al Kings College, sociologo, co-autore di Putin V. the People.

James Longman. Corrispondente per ABC News dalla Russia. Segue coraggiosamente le proteste di piazza.

Altre fonti da seguire sono qui: https://t.me/podosokorsky/17552


Profilo dell'autore

Joshua Evangelista
Joshua Evangelista
Responsabile e co-fondatore di Frontiere News. Scrive di minoranze e diritti umani su Middle East Eye, Espresso, Repubblica, Internazionale e altre testate nazionali e internazionali

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